12 ottobre 2010

Spagna sull'orlo del "Corralito"

"Madrid potrebbe entrare nel tipo di spirale di morte che ha colpito l'Argentina solo un decennio fa", ha avvertito tempo fa Paul Krugman e adesso lo ripete Joseph Stiglitz.
di Roberto Montoya

L’ha detto pochi mesi fa il grande guru delle finanze a livello mondiale, il neokeynesiano Premio Nobel per l’Economia 2008, Paul Krugman, e adesso lo ripete un altro influente guru, anch’egli keynesiano, statunitense ed anche premio Nobel per l’Economia (2001), Joseph Stiglitz: “La Spagna potrebbe entrare nel tipo di spirale della morte che ha colpito l’Argentina appena un decennio fa”.
In questo modo sono due i grandi analisti delle finanze mondiali che pongono la questione sull’ombra del corralito (1) in Spagna.
“Solo quando l’Argentina ha concluso con il suo tasso di cambio fisso rispetto al dollaro e cominciò a crescere e si ridusse il deficit. La Spagna non è stata attaccata dagli speculatori, ma potrebbe essere una questione di tempo”, ha aggiunto Stiglitz.
Ma quell’uscita, a cui ha ricorso l’Argentina in quel momento non è valida per la Spagna, in quanto appartiene all’eurozona, senza possibilità di svalutare la sua moneta, perché la vecchia peseta è crollata nel 1998 con le monete di altri 16 paesi dell’UE per creare l’euro come moneta unica comune.
Sia Stiglitz che Krugman e altri rinomati analisti, vedono la Spagna come uno degli anelli più deboli dell’UE e rifiutano quell' immagine che vuole dare l’Europa di essersi lasciata alle spalle la recessione. Si teme che si produca il cosiddetto Effetto W, o recessione di secondo turno.

Su un articolo del Sunday Telegraph, Stiglitz giorni fa sosteneva, analizzando la situazione dell’Europa di fronte alla crisi, che la “Spagna è il caso più pericoloso, ma sono in severe condizioni anche l’Irlanda e la Grecia”. E aggiunge Stiglitz: “l’euro affronta la sua propria crisi e può sparire, vittima della sua stessa convertibilità verso l'interno. Risulta chiaro che i paesi oggi  non hanno in problemi, come l’Argentina anni fa, di monete individuali e, quindi, di strumenti di cambio flessibili”.

L’economista assicura che “come in Grecia e in Irlanda, la debolezza finanziaria della Spagna diventa una preda facile per fondi avvoltoi e altri speculatori. Le reazioni ingenue della Banca Centrale Europea o del FMI, come tagliare spese o pensioni ed aumentare le tasse, peggioreranno solo la situazione”.
E lì si colloca la critica principale dei due economisti, che coincide con la posizione che hanno mantenuto in Spagna compresi partiti di sinistra e sindacati: che i piani di austerità lanciati ovunque in Europa per affrontare la crisi, con una contrazione drastica nella spesa pubblica, congelamento quando non di diminuzione diretta di stipendi e pensioni, e la precarizzazione del lavoro, può portare solo a più e più disoccupazione. Lo riconosceva solo poche settimane fa lo stesso FMI attraverso il suo direttore Dominique Strauss-Kah. Ha ammesso che gli adeguamenti potrebbero portare ad una moderatissima crescita, ma senza creare posti di lavoro. Le imposizioni del FMI, della BM e della BCE, appaiono come ricette disperate, inefficaci e controproducenti, di un sistema ultraliberale il cui modello di arricchimento speculativo e piramidale ha finito per pungere la bolla generata per anni.

Stiglitz sottolinea il parallelismo tra la Spagna e l'Argentina. L’economista statunitense, sempre critico con il FMI e la BM, le loro ricette ed i “mercati”, dice che a Rodriguez Zapatero “ vengono imposte regole di gioco anacronistiche. Ad esempio, diminuire le spese, che produrranno disoccupazione molto superiore all’attuale 20,3%, contrazione della domanda reale e forte resistenza sociale.

L’Argentina ha vissuto la stessa cosa nel 2000-2001 e solo le politiche anticicliche l' hanno tolta dai carboni ardenti negli anni seguenti”. Strauss-Kahn si congratulava recentemente con Zapatero per aver applicato rigorosamente le misure suggerite dal FMI, assicurandogli che non si sarebbe pentito di averle adottate, nonostante il duro costo sociale che implicavano. 

E quando si vedranno questi frutti secondo il FMI?
Nel fine settimana, il Fmi ha annunciato che il prodotto interno lordo (PIL) del Canada, Russia e India supera per la prima volta quest’anno quello della Spagna. In questo modo la Spagna, che si vantava di essere l’ottava potenza economica mondiale, è stata spostata velocemente al 12° posto. Al presidente spagnolo non piacerà che qualcuno gli ricordi adesso che nel 2007 ha pubblicamente previsto che “nel 2010 supereremo leggermente la Germania in profitto pro capite”. La Germania oggi è al 4° posto, otto posti prima della Spagna. Il FMI prevede che la Spagna avrà una crescita del – 0,3% per il 2010 (1.7% di media per l’Europa); 0,7 nel 2011 e che raggiungerà un 2% (percentuale a partire dalla quale si ritiene che effettivamente crea posti di lavoro) solo nel 2013.
Secondo lo stesso dossier del FMI, l’Argentina crescerà nel 2010 di un 7,5% come il Brasile (5,7% di media per l’America Latina ed i Caraibi) e un 4% nel 2011.
Rodriguez Zapatero avrà quindi un futuro meno promettente da vendere a lavoratori e sindacati, che lo scorso 29 settembre sono scesi per strada per dire di “no” alla sua riforma del lavoro appena adottata e per avvertire che non accetteranno neanche la sua riforma sulle pensioni, che in breve entrerà a far parte del dibattito in Parlamento.
Giorni fa, Zapateroha anche subito una battuta d'arresto politico dopo essere stato sconfitto nelle elezioni interne del governo spagnolo dal Partito Socialista Operaio Spagnolo (PSOE) , con un margine sottile, la sua candidata a presiedere la potente Comunità di Madrid (governo di Madrid), l’attuale ministro della Sanità e Politica Sociale, Trinidad Jimenez, di fronte al segretario generale dei socialisti madrileni, Tomas Gomez.
Questo smacco, secondo le inchieste fatte da diversi media, ha indebolito ancora di più il PSOE, che appare collocato dieci punti indietro rispetto al suo partito oppositore, il Partito Popolare, nelle proiezioni di voto.

N.d.E.
(1) Il decreto corralito, cioè il decreto n. 1570 del 2 dicembre 2001, ratificato in legge, stabiliva la limitazione per il ritiro dai conti correnti bancari di somme superiori a 250 dollari la settimana o 1000 pesos al mese, nell’intento di arginare la fuga dei depositi valutari, da qui il nome "corralito", che è una "recinzione" per i bovini...e per i soldi, in questo caso.


Traduzione per Voci Dalla Strada da VANESA 

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