3 ottobre 2010

Draghi: Avanti verso il Governo Mondiale

di Andrea Angelini
http://www.rinascita.eu/index.php

Come avevamo ampiamente previsto, oggi a voler imporre nuove e più rigide regole finanziarie sui mercati sono le stesse persone e gli stessi organismi che non avevano vigilato sufficientemente nel 2007 sull’enorme indebitamento del settore bancario e finanziario internazionale. Tutto un mondo di gangster legalizzati, lasciato agire impunemente, che aveva investito massicciamente su titoli spazzatura come i derivati e che quando il tavolo delle puntate è saltato ha finito per esserne travolto.

In particolare, l’organismo che avrebbe dovuto monitorare la dinamica dei mercati e di conseguenza dare l’allarme ai governi è il Financial Stability Board, presieduto dal governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, nel cui direttivo siedono, tra gli altri, anche i rappresentanti delle principali banche centrali del mondo. Tutti insieme hanno brillato per la loro disattenzione e i risultati sono sotto gli occhi di tutti, con una crisi finanziaria che si è presto trasformata nella peggiore recessione dopo la fine della seconda guerra mondiale. “Chi controlla i controllori?”, domandava un vecchio adagio che bene si adatta alla congenita distrazione del Fsb. 

Ieri, alla riunione dell’Ecofin, prendendo spunto dalle nuove regole emanate in aprile dal G20 su proposta dello stesso Fsb per prevenire le crisi finanziarie future, come il rafforzamento del patrimonio delle banche che dovrà osservare certi rapporti prudenziali rispetto agli investimenti realizzati, Draghi ha affermato che si deve andare avanti nella loro applicazione obbligatoria con la stessa determinazione con la quale vennero emanate. Per l’ex Britannia boy (la crociera del 2 giugno 1992 che in Italia avviò le privatizzazioni) la regolamentazione finanziaria è oggi più uniforme rispetto a prima della crisi. Di conseguenza l’Fsb andrà avanti nel compito assegnatoli e in novembre al G20 di Seul verranno presentate proposte di nuove regole, tutte da verificare, sulle agenzie di rating e sugli intermediari finanziari   considerati troppo grandi per fallire, in quanto il loro crollo avrebbe una “rilevanza sistemica”. 

Saremmo pure un po’ maligni ma questi riferimenti alle società troppo grandi per essere lasciate fallire, ci fanno pensare a quella Goldman Sachs che Barack Obama, il maggiordomo di Wall Street, ha salvato per ringraziarla dei finanziamenti alla sua campagna elettorale. Banca nella quale lo stesso Draghi ha ricoperto incarichi di rilievo a livello europeo. Siamo davvero curiosi di leggere le proposte che Draghi presenterà per conto del Fsb in merito. 

Allo stesso modo sarà interessante leggere le proposte per limitare (questa è almeno la nostra speranza) l’attività e per cancellare la credibilità delle agenzie di rating. Le stesse che il direttore del Fondo monetario internazionale, il francese Dominique Strauss Kahn (ed è tutto dire!) ha definito “inaffidabili” ma che sono ascoltate da banche e da investitori per i giudizi emessi sull’affidabilità dei titoli di Stato di quello o questo Stato e dei titoli di banche e società. Le società di rating costituiscono quindi uno strumento di pressione e di ricatto sui governi per spingerli ad adottare politiche ultraliberiste e per privatizzare le imprese pubbliche. Resta la scarsa credibilità suggerita da Strauss Kahn. Tanto per la cronaca, Moody’s prima della crisi del 2007, considerava più che affidabile la situazione di Lehman Brothers. Per cui siamo anche in questo caso al discorso dei controllori.

Di conseguenza il Fsb si pone, unitamente al FMI e alla Banca mondiale, come uno degli strumenti scelti dall’Alta Finanza per svuotare la sovranità degli Stati nazionali ed imporre nuove regole capestro decise negli stessi Palazzi di Wall Street e della City che hanno innescato la crisi scoppiata alla fine del 2007.

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