5 ottobre 2010

Gli USA Ritardano l'Uscita dell'Esercito Cyberspaziale...ma non vi entusiasmate troppo!

Una notizia di eccezionale importanza è passata inosservata: il nuovo Comando Ciberspaziale del Pentagono, disegnato in teoria per proteggere le 15.000 reti delle forze armate nordamericane e i suoi oltre 7 milioni di pc in tutto il mondo, non sarà inaugurato ufficialmente questa settimana come era stato annunciato.
Proprio quando un aggressivo virus informatico è in giro per le reti iraniane, con capacità di distruggere i cervelli elettronici delle principali industrie del paese, il generale Keith Alezander, comandante del Cyber Comando, ha avvertito, secondo la Fox News, che non dispone ancora di tutto il personale, più di 1000 impiegati altamente qualificati.
Per un esercito il cui motto è “non per dilettanti”, questa è una questione di primaria importanza.Richiederà tempo creare la forza di cui abbiamo bisogno”, ha detto Alexander. “Se mi chiede qual è la maggiore sfida che dobbiamo affrontare oggi, è la capacità che hanno le persone di compiere questa missione” ha aggiunto.
Il Pentagono da mesi cerca di articolare il nuovo Comando, che combina varie organizzazioni di sicurezza cibernetica dissociate da altre forze, uno sforzo di ingegneria amministrativa che il sottosegretario della Difesa William Lynn chiama “Confederazione”(1). “Stiamo discutendo come farlo per essere sicuri del cambiamento”, ha detto alla stampa il portavoce del Pentagono, il tenente colonnello Renè Blanco. “Non ci sono nuovi corpi, non ci sono soldi, non ci sono nuovi uffici. Integreremo cose che già esistono in diversi luoghi”.

Ma, gli obiettivi di questa forza militare sono molto bene definiti, basati sul principio che le operazioni cibernetiche sono come una guerra in atto, dove la velocità e l’agilità sono determinanti. Secondo i documenti del Pentagono, questi principi sono cinque:
  • - Il Cyber Spazio è territorio di dominio come la guerra via mare, terra e aria.
  • - Qualsiasi azione difensiva deve includere operazioni offensive veloci.
  • - Le reti commerciali devono anch’esse essere subordinare al concetto di Sicurezza Nazionale.
  • - Gli alleati si devono unirsi alla politica “di avvertimento condiviso”(Gli USA sono di fatto lo sceriffo cibernetico globale), e
  • - gli USA approfitteranno del dominio tecnologico di internet e dello sviluppo delle tecnologie dell’informazione in tutti gli ambiti per applicarli alle sue reti militari.
Vale la pena chiarire che anche se è stato presentato come un esercito ultramoderno, questa formazione militare non è così nuova come la dipingono. Il Comando del Cyber Spazio ha le sue origini nella Forza di Compiti Congiunti per Operazioni nella Rete, creata nel 1998 e composta originariamente da 24 esperti in informatica militare.

Il bisogno di creare un gruppo di lavoro specializzato nella difesa delle reti informatiche militari è stato discusso alla fine del decennio degli anni  '90, proprio in pieno dibattito per un attacco al quale furono sottomessi. Queste aggressioni furono battezzate come Solaris Sunrise (il nome del sistema operativo) e, all’inizio, sembrava arrivasse dai paesi arabi, quando la presidenza di William Clinton si preparava per un nuovo attacco degli USA contro l’Iraq. I nemici risultarono essere in realtà due adolescenti di 16 anni della California guidati da un “maestro” israeliano di 18 anni, Ehud Tenebaum. I tre approfittarono di una lacuna nel sistema Unix per intromettersi nei pc del Pentagono.

Era chiaro che la debolezza della rete militare era tale da arrendersi ad adolescenti annoiati, il gruppo di lavoro per affrontare i guerrieri ciber-spaziali si creò a tutta velocità. Da allora molte cose sono cambiate, meno una. I veterani di guerra cibernetica non vogliono essere scambiati per uno squadrone di Geeks, ma si considerano soldati professionisti a tutti gli effetti. “Solo un soldato potrebbe capire se qualcuno si è insinuato nella rete per coordinare azioni di guerra”, ha affermato Dusty Rhoads, un ex colonnello delle Forze Aeree ed ex pilota dell' F.117 che ha avuto in carico il reclutamento dei primi membri di questa forza speciale del Pentagono.

Da allora fino ad oggi, i tamburi della guerra cibernetica hanno suonato a tutto ritmo, con la Casa Bianca dando segnali di amplificare fino a livelli impensabili la competizione di questo esercito che avrà la capacità non soltanto di intervenire in altre reti, dentro e fuori gli USA, ma anche di provocare un blackout dell’Internet globale. “Quindi, questo comando della sicurezza cibernetica si subordina al Comando Strategico, che guida il Presidente degli Stati Uniti” ha affermato questo giovedì durante una riunione del Consiglio di Relazioni Estere del Congresso Nordamericano, William J.Lynn. “Ci da una sola catena di comando”, ha assicurato.

Lynn ha spiegato che il Comando dovrà disporre agilmente di tutte le capacità dell’Agenzia della Sicurezza Nazionale e del Dipartimento della Difesa, per garantire alle autorità l’informazione che permetta di prendere decisioni così tremende come chiudere la chiave dell’internet mondiale con il pretesto della protezione dell’infrastruttura civile e del governo nordamericano”.

"Credo che l'analogia è probabilmente il supporto per la protezione civile, come nelle operazioni di soccorso”, ha detto. “Quando un uragano colpisce la costa est, il Dipartimento della Difesa attiva immediatamente elicotteri, trasporto, logistica per aiutare in caso di disastro. MA è la FEMA (l’agenzia federale per il controllo delle emergenze) che è incaricata. La FEMA chiede i mezzi al Dipartimento della Difesa, ma la FEMA è l’organizzazione che ne è responsabile. E questo, credo, è lo stesso tipo di situazione” ha aggiunto Lynn.

Il compito del Comando Cibernetico  sarà anche quello di controllare le altre reti che potrebbero essere essenziali per la sicurezza nazionale e che in caso di guerra, sarebbero strategiche, come quelle dell’ambito finanziario ed il trasporto. Il generale a quattro stelle, Keith Alexander, direttore anche della NSA, è stato uno degli agitatori principali della sicurezza informatica, pretesto per imporre la guerra cibernetica: “Se una forza sconosciuta fosse capace di penetrare nel sistema elettrico o di alcuni dei sistemi critici, sarebbe anche capace di spegnere quei sistemi…In quel momento- ha aggiunto- il mio compito sarà quello di difendere la nazione intera". (2)

Ma, per gli Stati Uniti risulta abbastanza complicato determinare le competenze in caso di un attacco cibernetico. L’idea della Casa Bianca, ha detto questa settimana  il generale Alexander al Washington Post, è di creare una sola squadra che integri l' FBI , il Comando Cibernetico, il Dipartimento della Sicurezza Interna e altre agenzie per “garantire che un unico comando abbia l’autorità e la capacità necessarie per proteggere il paese”.

Il progetto potrebbe richiedere una votazione al Congresso degli Stati Uniti, e quindi, per il momento il Comando Cibernetico ha la competenza esclusiva in materia di rete militari e può effettuare un ordine del Presidente per attaccare gli oppositori. Un potere che, ovviamente, non lascia che allarmare le autorità civili ed il pubblico in generale, preoccupati, con tutti i validi motivi, che una simile capacità possa essere usata per violare la loro privacy e controllare le loro vite.

Il Generale Alexander dovrà convincere i legislatori della buona fede del Comando Cibernetico e della possibilità di isolare le reti critiche dal resto di internet, come hanno fatto con la rete militare, in caso di reale attacco. Un piano che alcuni esperti considerano troppo costoso e nei limiti dell’impossibile, perché gli USA hanno vincolato la loro economia a internet più di qualsiasi altra nazione.

Anche così, numerose pubblicazioni degli USA considerano che la riforma delle forze cibernetiche per la difesa nazionale è sul punto di completarsi. Gli analisti assicurano che il Pentagono ha già la capacità di applicare la dottrina della guerra preventiva su internet, e che “le capacità che si cercano permettono già ai cyber- guerrieri degli USA di ingannare, negare, interrompere, degradare e distruggere l’informazione ed i pc in tutto il mondo”(3).

Keith Alexander, che ha comparato gli attacchi cibernetici con le armi di distruzione di massa, ha assicurato che gli USA hanno previsto l’applicazione offensiva di questo nuovo concetto di guerra senza tener conto dell’opinione dei loro alleati nel mondo. Potrebbero anche attaccare le reti alleate senza avvisare prima, se considerano che qualcuna di esse potrebbe creare o abbia creato un attacco.

Esca sulla scena pubblica o no, questo ritardo nel debutto del Cyberspazio dell'Esercito in nessun modo interferisce con la capacità offensiva degli USA su Internet. Lo spionaggio è pane quotidiano attraverso backdoor, blackout, virus informatici che appaiono sospettamente in territorio nemico quando salgono i decibel della retorica bellicosa. E questo succede, secondo Bob Gorley, capo della tecnologia dell’Agenzia dell’Intelligence per la Difesa per un motivo molto semplice: “Abbiamo già l'esercito statunitense nel cyberspazio che usa la sua tecnologia e mezzi all’estero….Vivono nelle reti del nemico” (4)

NOTE:
(1) William J. Lynn. “La difesa di un nuovo dominio: Cyber strategia del Pentagono” Foreign Affairs. Settembre / ottobre  2010. http://www.foreignaffairs.com/articles/66552/william-j-lynn-iii/defending-a-new-domain (29/08/2010)

(2) S.Webster : “il Pentagono potrebbe applicare la politica della guerra preventiva in Internet” 29  agosto 2010. http://www.rawstory.com/rs/2010/0829/pentagon-weighs-applying-preemptive-warfare-tactics-internet/ (30/08/2010).

(3) E. Nakashima: “ Il Pentagono considera attacchi preventivi nel quadro della strategia della cyber-difesa” The Washington Post. 28  agosto 2010. http://www.washingtonpost.com/wp-dyn/content/article/2010/08/28/AR2010082803849_pf.html

(4) Daniel Lynn L. “Bozze delle minacce informatiche e le misure difensive" Servizio Stampa dell’ Esercito degli USA http://www.defense.gov/news/newsarticle.aspx?id=60600

Fonte: Cubadebate

Tradotto e segnalato per Voci Dalla Strada da VANESA

Articoli correlati: 

4 commenti:

  1. "gli USA hanno vincolato la loro economia a internet più di qualsiasi altra nazione" quindi "permettono già ai cyber- guerrieri degli USA di ingannare, negare, interrompere, degradare e distruggere l’informazione ed i pc in tutto il mondo”.
    I PC che danno fastidio alla loro economia, s'intende....
    Resta solo da capire come questi cyber-eroi si muoveranno: come i marines in Afghanistan? Chissà se il Pentagono ha già ordinato una cospicua quantità di cyber-sacchi neri con cerniera....

    RispondiElimina
  2. @Tonguessy

    Io credo che non sia solo un problema di economia e di guerra al nemico.
    I veri nemici sono la gente comune e internet stesso che la lascia comunicare.
    Il vero scopo di questo è secondo me, rompere legami, interronpere il flusso di "coontro-informazione" ecc.
    Non mi sorprenderei se con il solito pretesto di attacchi terroristici cibernetici ordinassero un grande blackout alla rete, in fondo Obama e Rockefeller hanno già lavorato ad una legge in questo senso.

    RispondiElimina
  3. E per quale motivo gli USA azzopperebbero la loro economia? Per fare un dispetto ai bloggher? Ma se ne finanziano a centinaia (vedi Sanchez), se organizzano le rivoluzioni colorate tramite Twitter o Facebook, che senso avrebbe spuntare un'efficace arma di penetrazione culturale?
    La rete (me ne sto rendendo sempre più conto) è un'arma potentissima per infiltrarsi nei "pensieri comuni" delle "persone comuni", lasciando uno spazio minimo di autentica comunicazione. Quasi tutto debunking, disinformazione. Che senso avrebbe per LORO spegnere tutto questo?

    RispondiElimina
  4. Certo la parola "blackout" è esagerata, ma oscurare centinaia di migliaia di siti e blog fastidiosi, è una cosa che possono fare.
    qualche mese fa avevo pubblicato il "caso" di 70.000 blog chiusi non ricordo con quale pretesto.
    In questo modo la disinformazione avrebbe strada libera...

    RispondiElimina

Avvertenze da leggere prima di intervenire sul blog Voci Dalla Strada

Non sono consentiti:
- messaggi pubblicitari
- messaggi con linguaggio offensivo
- messaggi che contengono turpiloquio
- messaggi con contenuto razzista o sessista
- messaggi il cui contenuto costituisce una violazione delle leggi italiane (istigazione a delinquere o alla violenza, diffamazione, ecc.)