4 novembre 2009

"IL PEGGIO DELLA CRISI STA PER ARRIVARE"


di Raùl Dellatorre

“Credete che arriva il crollo del sistema capitalista? Non vi dimenticate che ci sono esperti in demolizioni”. La frase è lapidaria. La sua intenzione? Mettere in guardia circa i rischi di illudersi su quello che la crisi del capitalismo soffre, quando è questo il centro del potere, gli Stati Uniti, che continuano a gestire i tempi e le risposte globali alla crisi. Una crisi autogestita? Non tanto, ma neanche così lontano. Il suo autore? Pedro Paez Perez, l’economista che il presidente ecuadoriano, Rafael Correa, ha messo al fronte della costruzione della proposta di una Nuova Architettura per l’ America Latina, il cui primo pilastro sarà la Banca del Sud.

Paez Perez è passato da Buenos Aires per partecipare ad un colloquio organizzato dal Cefid.Ar (il centro di studi formato dalla banca pubblica e cooperativa). Questo giornalista ha avuto l' opportunità di partecipare ad un profondo scambio di idee con economisti locali nella sede di Clacso di questa capitale, un giorno dopo in un’intervista per Visiòn Siete (la televisione pubblica) e, nel mezzo, parla “mano a mano” con questo specialista. Dalla sua personalità si sottolinea l’audacia delle sue proposte e la ferma convinzione “militante” con la quale si assume la ristrutturazione del sistema finanziario e il reinserimento strategico dell'America Latina nel mondo. Quello che segue è una parte dei suoi questionamenti.

Perché crede che la crisi internazionale non ha ancora attraversato il suo momento peggiore?

La storia che “il peggio della crisi è passata” sembra essere prodotto di un ipnotismo sincronizzato dei politici, mass media e alcuni governi. E’ molto pericoloso illudersi che sia già superata, perché quello che è stato fatto fin qui, come misure correttive, non ha fatto altro che aggravare le condizioni che hanno prodotto la crisi. I miliardi di miliardi di dollari che i governi centrali hanno trasferito al settore privato non sono stati la creazione di nuovi posti di lavoro, ma di speculazione. Vediamo salire la Borsa senza nessun senso, il petrolio soffre salti spettacolari per poi crollare. I fondi d’investimento si sono rafforzati. Non c’è relazione tra quello che succede in quei mercati e l’economia reale. Nè i cambiamenti dei costi, nè la scarsità o l’eccesso della domanda o dell’offerta, nè le prospettive di crescita giustificano tali movimenti. Si stanno formando nuove bolle e adesso possono colpire principalmente l’ America Latina.

Perché l’avvertimento in modo particolare per questa regione?

Per la sua dipendenza dalle risorse primarie e del prezzo internazionale. Per la sua vulnerabilità ai movimenti speculativi di capitali. Seguite con attenzione quello che sta succedendo in alcune borse della regione. Inoltre, per la sua dipendenza monetaria. Di fronte all’indebolimento del dollaro, chi esce a sostenerlo? Le banche centrali dei paesi della regione. Gli Stati Uniti raccolgono i benefici di emissione illimitata e non hanno nemmeno bisogno di fare lo sforzo di difendere il valore della loro moneta. Ci sono pochi studi fatti sull’utilizzo della moneta come strumento di dominio. E, nonostante questo, lo svolgimento di questa crisi potrebbe essere il fattore fondamentale. Chi ha maggiore capacità di emissione è in vantaggio.

Tuttavia, spesso s' interpreta l’egemonia del dollaro mettendola in discussione perchè potrebbe essere il tallone d’ Achille degli USA come economia dominante.

C’è anche chi dice che “la crisi dell’impero è terminale” ( ride). Quando mi chiedono se arriva il cataclisma, la caduta del sistema, dico di non dimenticare che ci sono anche esperti in demolizione, capaci di controllare i detonanti, dove e quando causare il danno e, la cosa più importante, sanno cosa fare sulle macerie. Gli Stati Uniti stanno transitando la crisi amministrandola. Decidono di salvare alcuni invece di altri. Perché sono crollate le banche di investimento Lehman Brothers e Bear Stearns prima che apparissero i piani di salvataggio? Erano i nomi più emblematici del sistema finanziario statunitense, e nonostante questo li lasciano cadere perché sono quelli che avrebbero colpito la Germania e la Francia, per coinvolgerli nei costi della crisi. Quale reazione hanno avuto questi due paesi? Si sono indignati con gli USA e li hanno incolpati di tutti i loro mali. Però, a dicembre (2008), alla riunione dei 20 negli Stati Uniti sono arrivati “mansueti”. Cosa è sorto da quella riunione? Più regolazioni al sistema finanziario, ma nelle mani degli Stati Uniti e gli organismi che controlla, la Banca Mondiale e l’ FMI. Cioè hanno concentrato ancora di più la capacità di regolamentare l'economia globale. Fanno la politica e trasferiscono i costi al resto del mondo. E questo è quello che sta per arrivare. Il peggio deve ancora accadere. E’ una storiella che la crisi l’hanno loro, per il Terzo Mondo i rischi sono molto superiori.

Lei dice che il tema monetario è la chiave. Cosa significa questo per l’America Latina?

Che ora è più urgente che mai avere una struttura finanziaria completa, che costruisce le basi per un nuovo tipo di sovranità. Un' organizzazione sovranazionale che pensi alla Grande Patria latino-americana, inserendo temi che non c’erano, fino ad adesso, nè nell’agenda dell’accademia nè dei movimenti sociali, nè dei politici, come la sovranità monetaria e finanziaria. Continuare ad essere legati al FMI e agli organismi tradizionali vuol dire continuare ad essere contaminati dal Consenso di Washington, il “dogma” del neoliberismo. La prossima tappa della crisi sarà molto aggressiva con America Latina. Le condizioni che si stanno generando ci conducono alla barbarie. Dobbiamo creare le condizioni per blindare le nostre economie, e difendere la produzione ed il lavoro. Non sto neanche parlando del socialismo del XXI secolo. Dico che è imprescindibile trovare gli strumenti per affrontare le condizioni di questo capitalismo del XXI secolo.

La Banca del Sud è questo strumento?

Non solo la Banca del Sud, che sarà una Banca di sviluppo con altri tipi di priorità: la sovranità alimentare ed energetica, il finanziamento dell’economia popolare, dell’ infrastruttura che integri i popoli. Che promuove una base critica di ricerca in scienze e tecnologia, da cui partire per rinegoziare il ruolo della regione nella divisione internazionale del lavoro. Siamo ottimisti sul fatto che alla fine del 2010 possa funzionare. Ma è anche necessario avere un fondo di stabilizzazione sovrana, un Fondo del Sud, ed una moneta regionale. Sono i tre pilastri della nuova architettura finanziaria. Una proposta modulare, ma con la sovranità monetaria come elemento chiave.

Fonte: http://www.pagina12.com.ar/diario/economia/2-134488-2009-11-01.html

Tradotto pr Voci Dalla Strada da Vanesa

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