20 novembre 2009

FAO: IL SUMMIT DEI CONDANNATI

Pagare o fare la dieta: La FAO riconosce che la fame non è una “priorità”.

In base alla definizione di Wikipedia (in Spagnolo, ndt): “La fame è la sensazione che indica il bisogno di alimento. In condizioni di una normale alimentazione, è solita apparire dopo 4 ore dall’ultimo pasto, anche se questo tempo può essere molto variabile. La sensazione della fame è qualcosa di naturale, ma privarsi dell’alimento per molto tempo pregiudica la salute mentale e fisica. La privazione dell’alimento induce alla sonnolenza, attenua le emozioni ed impedisce di pensare con normalità. Il desiderio di mangiare diventa prioritario e si diluiscono i valori morali. La fame estrema può comportare un effetto disumanizzante che può portare al furto, all’assassinio e anche al cannibalismo. Spesso la fame è accompagnata da malattie e epidemie, che hanno origine nello stato di debolezza dei colpiti”.

Per il direttore generale dell’ Organizzazione per l’ Agricoltura e l’Alimentazione (FAO) delle Nazioni Unite, Jacques Diouf, l’assenza dei leader politici dei paesi ricchi al Summit Mondiale sulla Sicurezza Alimentare che sta avendo luogo a Roma, rivela che “il problema della fame non è una priorità per i paesi più ricchi”. Allo stesso modo, assicura che, “con 44.000 milioni di dollari si risolverebbe la fame nel mondo”. Questa cifra equivale al 66% della fortuna di Bill Gates, il primo milionario del pianeta. Cioè, se il buon Bill Gates rimanesse con 16.000 milioni di dollari e donasse il resto alla FAO, gli affamati del mondo mangerebbero.

Ma durante il summit, aldilà dei discorsi, nessuno, nessun paese ha messo una moneta per alleviare la carestia che devasta più di un miliardo di abitanti della Terra. Pazzia? Assurdità? Cannibalismo della propria specie? Niente di tutto questo: Pianeta retto dal sistema capitalista e mancanza di motivazione per investire nel “prodotto fame”. Investire nel mercato della povertà non produce guadagno aziendale e risulta un passivo sempre più intollerabile per i governi. La prova è evidente: Al Summit Mondiale sulla Sicurezza Alimentare i poveri e affamati del mondo (per una stretta valutazione dell’equazione “costo-beneficio” capitalista) sono stati già abbandonati al loro destino e condannati a morte senza processo. E l’Apocalisse sociale non è più una teoria cospiratrice: La ribellione degli affamati si cucina a fuoco lento ma sicuro. Il capitalismo si suicida, e non lo sa, la sua demenza criminale è più forte che la stessa realtà che produce.

In base alle informazioni delle agenzie di notizie internazionali, in una delle peggiori assemblee mondiali dedicate al “più drammatico problema dell’umanità”, sessanta capi di Stato e di Governo, più delegati di tutti i paesi, lunedì hanno fatto solo una dichiarazione politica e non hanno dato neanche un centesimo per alleviare la fame che devasta mille milioni di abitanti della Terra.
Per il direttore generale della FAO, Jacques Diouf, l’assenza dei leader politici dei paesi ricchi al Summit Mondiale sulla Sicurezza Alimentare che sta avendo luogo a Roma, rivela che “ il problema della fame non è una priorità per i paesi più ricchi”.

Ad eccezione del primo ministro italiano, Silvio Berlusconi, la riunione si è caratterizzata per l’assenza degli altri membri del G-8, cioè, delle economie imperiali più potenti del mondo, fatto che è stato sottolineato dal direttore generale della FAO, Jacques Diouf, così come dai principali responsabili della società civile e delle organizzazioni non governative che hanno partecipato all’evento.

“Dà la sensazione che il problema della fame nel mondo non è una priorità” , ha affermato Diouf durante dichiarazione a Radio Nazionale di Spagna, raccolte da Europa Press, in relazione all’assenza di capi di Governo dei paesi del G- 8. “Ci sono dichiarazioni, compromessi, indicazioni ma a queste non segue l’azione”, si è lamentato.
Secondo la FAO, ogni sei secondi nel mondo muore di fame un bambino e ogni giorno 17.000 bambini perdono la vita per non avere nulla da mangiare.
Il direttore della FAO, Jacques Diouf, ha contato sei secondi in una pubblicità e aggiunse; “ Un bambino nel mondo è morto per la fame”. Nel giorno dell’assemblea mondiale contro il flagello, 17 mila persone sono morte di fame, ha aggiunto.

Il documento firmato dai 193 paesi, membri della FAO dice: “Ci allarma che persone che soffrono la fame e la povertà adesso siano più di 1.000 milioni. Questa situazione costituisce una cicatrice inaccettabile”.
E anche se i partecipanti al Summit hanno manifestato il bisogno di raggiungere entro il 2015 gli scopi del primo Obiettivo dello Sviluppo del Millenio di ridurre il numero di persone affamate della metà, la dichiarazione non parla dei fondi con i quali si riuscirebbe ad ottenere questo.
Il direttore della FAO si è lamentato del fatto che non si è parlato di una quantità concreta di denaro neanche di una data per questi obiettivi. “Se si fissa uno scopo è necessario quantificarlo e dire quando si deve realizzare”, ha spiegato Diouf durante le dichiarazioni stampa.

Durante il summit, il funzionario ha affermato che si necessita di 44 milioni di dollari per sradicare la fame nel mondo.
In realtà, “si tratta di una quantità piccola se si compara con i 365.000 milioni di dollari di sovvenzioni ai produttori agricoli nei paesi dell’ OCDE nel 2007”, ha chiarito e insistendo sul bisogno di produrre alimenti nei posti dove risiedono i poveri e gli affamati, ha spiegato.

Pagare o fare la dieta.

Per l' ONU, nel mondo ci sono più di un miliardo di persone che soffrono la fame, la cifra più alta della storia ed in tutto il pianeta ci sono 3 miliardi di denutriti, che rappresentano quasi la metà della popolazione mondiale, di 6.500 milioni. Ma nella realtà, la produzione di alimenti è fuori dall’orbita di controllo statale dei governi.
Le risorse essenziali per la sopravvivenza sono sottoposte alla logica del guadagno capitalista di un pugno di corporazioni transnazionali (con capacità informatica, finanziaria e tecnologica) che le controllano a livello globale e con la protezione militare-nucleare degli USA e delle superpotenze.
In questo scenario, la produzione e la commercializzazione degli alimenti non è sotto la logica del “bene sociale”, bensì la più cruda logica del guadagno capitalista.

Secondo la stessa FAO, dieci corporazioni transnazionali controllano annualmente l’ 80% del commercio mondiale degli alimenti basici, e un numero simile di mega aziende controllano il mercato internazionale del petrolio, del cui impulso speculativo si nutre il processo dell’aumento dei prezzi degli alimenti, causa della fame, che si estende in tutto il pianeta.
Tra i primi squali transnazionali dell’alimentazione, si trovano l’azienda svizzera della Nestlè SA, la francese Groupe Danone SA, e la Monsanto Co, leader mondiali della commercializzazione degli alimenti e che, oltre a controllare la commercializzazione e le fonti di produzione, possiedono tutti i diritti su scala globale su semi e prodotti agricoli.

Spogliati dalla loro condizione di “bene sociale” per la sopravvivenza, quelle risorse si convertono in merce capitalista con un valore fissato dalla speculazione del mercato, ed i prezzi non solo vengono stabiliti dalla richiesta del consumo massivo ma basicamente dalla richiesta speculativa dei mercati finanziari e agro-energetici.
Ed i governi, nel non avere un potere di negoziare sulle loro risorse agro energetiche diventano burattini delle corporazioni che li controllano e che si appropriano del guadagno prodotto dal lavoro sociale di questi paesi.
Quindi, non c’è una “crisi alimentare” (come sostengono la FAO, la ONU, la Banca Mondiale e le organizzazioni del capitalismo come il G-8) ma un aumento della fame mondiale a causa della speculazione finanziaria e la ricerca di guadagno capitalista con il prezzo del petrolio e degli alimenti.

Il controllo delle fonti, della produzione, della commercializzazione internazionale e dell’insieme delle risorse finanziarie emergenti dalle corporazioni transnazionali, fanno diventare impotenti i governi dipendenti (senza alcun potere su quelle risorse) per risolvere i problemi della fame che colpisce la loro popolazione.
E per più appelli che le istituzioni “assistenzialistiche” del capitalismo come l' ONU e la FAO (che seguono la carità religiosa) facciano, le corporazioni transnazionali stabiliscono la loro dinamica produttiva a partire dalla relazione costo- beneficio. Questo è, e seguendo la logica essenziale che guida lo sviluppo storico del capitalismo, producono solo rispettando la legge del guadagno, la legge del beneficio privato e non la logica del beneficio sociale.

D’altra parte, i fondi che l' ONU, Banca Mondiale e altre organizzazioni del capitalismo transnazionale destinano, sono elemosine in comparazione ai guadagni multimilionari degli squali del petrolio e dell’alimentazione e la crescita delle fortune personali dei suoi manager e azionisti.
In questo quadro, il risultato del Summit dell’Alimentazione a Roma, non poteva essere diverso.
Pagare o fare dieta: la ricetta del sistema capitalista per la massa mondiale della popolazione che avanza e che resta fuori dal mercato del consumo. Incredibile, ma vero.

Fonte: http://www.iarnoticias.com/2009/secciones/contrainformacion/0082_el_hambre_no_es_prioridad_17nov09.html

Tradotto per Voci Dalla Strada da Vanesa

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