13 agosto 2009

ACCELLERA IL RITMO DI SFRUTTAMENTO...

di Zoltan Zigedy

La gente di sinistra deride The Wall Street Journal. In effetti le pagine editoriali contengono alcuni tra i più brutti e volgari commenti immaginabili. Le posizioni espresse negli editoriali potrebbero vincere il premio Benito Mussolini, se non Josef Goebbels.

Eppure i dati economici, le analisi e gli approfondimenti restano ineguagliati dagli altri principali quotidiani di informazione in lingua inglese, inclusi The Financial Times e The New York Times. Un amico una volta mi offrì questa spiegazione: "la classe dominante ha bisogno di fatti nudi e crudi per prendere decisioni informate, mentre la propaganda è lasciata a The New York Times e agli altri più importanti fogli di informazione". Forse è così, ma posso testimoniare che non ho ancora trovato migliore e puntuale fonte di informazione economica, anche sotto la proprietà di Rupert Murdoch. La motivazione risiede almeno in parte nella folta schiera di personale, costituita da 700 ricercatori, ridotta da Murdoch ma sorprendentemente libera da esigenze editoriali. Naturalmente un lettore deve scavare attraverso o dietro molti articoli per afferrare il significato delle analisi offerte, ma questo è compito del marxista diligente.

Un caso tipico è fornito da un recente articolo di Ellen E. Schultz, titolato Top Earners’ Pay Is Seen Eroding Social Security, pubblicato il 21 luglio 2009 (http://online.wsj.com/article/SB124813343694466841.html). Questo articolo pregevole si basa su un esame intelligente dei dati delle imposte per la previdenza sociale. In generale, i dati dei salari e degli stipendi non sono distinti per classi di reddito, quando presentati dagli esattori del nostro governo, amico dei capitalisti. Di conseguenza, separare il reddito per classi è controversa speculazione dei commentatori. Ma l'Istituto della Previdenza Sociale, nella sua saggezza, abbuona ai ricchi il pagamento delle imposte previdenziali per i redditi al di sopra di un certo livello (sostenendo che ciò costituirebbe un onere eccessivo per la classe agiata). I ricercatori del WSJ [The Wall Street Journal] usano tale livello come plausibile spartiacque tra "dirigenti e gli altri dipendenti con compensi elevati" e il resto di noi; illustrano quindi i dati sui redditi usando questo limite non ufficiale, ma capace di rappresentare in maniera quanto mai suggestiva la spaccatura tra classe operaia e classe proprietaria. Ecco le loro conclusioni:

* Più di un terzo di tutti i salari e stipendi va alla classe dei "dirigenti e degli altri dipendenti con compensi elevati", che costituisce il 6% dei lavoratori. Al restante 94% dei dipendenti salariati restano i due terzi.

* La quota per il 6% dei dirigenti è cresciuta dal 28% del 2002 al 33% del 2007, con una variazione di quasi il 18% in soli 5 anni!

* Gli stipendi del 6% dei dirigenti sono aumentati del 78% negli ultimi dieci anni, mentre il resto di noi ha ottenuto mediamente un aumento salariale del 61%.

- Nei 5 anni tra il 2002 e il 2007 – anni di forte "ripresa" economica – la classe dei "dirigenti e degli altri dipendenti con compensi elevati" ha goduto di un guadagno del 48%, mentre i salari della classe operaia sono cresciuti solo del 24%, la metà dell'aumento ottenuto dai ricchi.

* La crescita dell'aumento salariale del 6% dei dirigenti è di gran lunga sottostimata, essendo esclusi un insieme di interessi, partecipazioni, benefit e molte altre categorie reddituali nascoste.

* L'eliminazione del tetto al versamento dei contributi potrebbe garantire, secondo le proiezioni attuariali, la solvibilità dei Fondi della Previdenza per i prossimi 75 anni.

Dopo aver digerito lo shock dell'estrema disparità tra salari, occorre osservare in particolare la tendenza in crescita della sperequazione tra redditi, attestata dai dati dell'Istituto della Previdenza Sociale. Le disuguaglianze hanno ricevuto un'accelerazione negli ultimi dieci anni, in coincidenza con la "ripresa" dalla recessione della new economy e generando una ancor maggiore disparità tra salari. Si osservi che i dati illustrati non tengono conto della crisi economica del 2008/2009, ma la tendenza passata suggerisce chiaramente che è in serbo, per il 94% dei dipendenti salariati, una maggior disparità connessa a qualsiasi piano di recupero.

La traiettoria dei redditi monitorati nello studio di The Wall Street Journal attesta come una quota dei frutti del lavoro vada in misura decisa e crescente a favore della proprietà e dei suoi servi. In termini marxisti, questo fatto incontestabile è indice di un parallelo aumento del tasso di sfruttamento. Per i lavoratori, l'unico rimedio si trova nella risoluta e consapevole militanza di classe. Constatata la crescita del saggio di sfruttamento, non si può non concludere che la dirigenza sindacale e politica organizzata della classe lavoratrice non è riuscita a ridurre questa offensiva di classe contro il lavoro: l'approccio del passato è quindi fortemente inadeguato rispetto a quello necessario per conquistare la giustizia sociale per i lavoratori.

Occorre prestare attenzione all'ultimo punto esposto nell'articolo del giornale, che suggerisce una soluzione semplice e indolore all'inevitabile e spaventosa crisi della previdenza sociale: eliminare il limite al versamento delle imposte. Ogni giorno – guardando una spilla di un vecchio e stimato militante, Fred Gaboury – mi viene in mente la rivendicazione per la cancellazione del tetto sulle imposte per la previdenza. Sulla spilletta di Fred si legge: Taglia il Tetto. Quando la spilla è stata prodotta erano esenti dall'imposta i redditi superiori a 72.600 dollari annui. Oggi il limite è di 106.800 dollari. Sono passati anni e non siamo ancora riusciti a generare la volontà politica per intraprendere questo piccolo passo verso la giustizia e l'equità. Una vergogna per nostri politici dagli interessi corporativi...

Fonte: http://zzs-blg.blogspot.com/2009/07/pace-of-exploitation-quickens.html

Tradotto per www.resistenze.org dal Centro di Cultura e Documentazione Popolare

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