14 agosto 2009

USA: UN ALTRO PASSO VERSO UNO STATO DI POLIZIA


Obama cerca di istituzionalizzare la detenzione a tempo indeterminato

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di Tom Eley

Alcuni servizi stampa hanno rivelato che il governo Obama sta prendendo in esame la creazione su suolo americano di una prigione e di un complesso giudiziario destinati a sottoporre a processo e incarcerare sospetti di terrorismo presenti e futuri. Esso comprenderebbe una installazione per detenervi a tempo indeterminato persone incarcerate senza un giudizio e private del diritto a un processo come la costituzione impone.

I servizi mettono in evidenza i programmi profondamente antidemocratici dell’amministrazione Obama, la quale non solo sta continuando gli indirizzi indiscriminati e le imposizioni quasi dittatoriali dell’amministrazione Bush, ma sta addirittura cercando di istituzionalizzarli.

Dei funzionari governativi hanno parlato del progetto come di "un’aula di tribunale situata entro le installazioni carcerarie" da usarsi congiuntamente dai Dipartimenti della Difesa, della Patria Sicurezza, e della Giustizia. Essa abbinerebbe tribunali civili e commissioni militari, erodendo cosi’ ulteriormente il principio di un sistema giudiziario civile costituzionalmente indipendente. Cio’ segnerebbe un ennesimo attacco al granitico diritto democratico dell’habeas corpus, ossia al diritto di un cittadino a contestare in un tribunale la propria detenzione.

Il progetto e’ in corso di esame da parte di un gruppo presidenziale speciale che sta contemporaneamente occupandosi di altre possibili misure da applicarsi alle persone tuttora incarcerate a Guantánamo, in tutto 229 detenuti, come pure ad altri prigionieri catturati durante la cosiddetta "guerra al terrorismo". Tale unita’ speciale potrebbe rendere note alcune delle sue proposte entro questo mese.

Data l’insistenza con cui l’amministrazione Obama sottolinea che il presidente ha la prerogativa, quale comandante in capo, di ordinare l’arresto e l’incarcerazione di "sospetti di terrorismo" (cittadini americani compresi) il progetto di un carcere di massima sicurezza e di un complesso giudiziario e’ di un particolare cattivo augurio.

Mentre Obama ha lasciato cadere l’uso formale del termine "combattente nemico", il suo governo ha continuato in tutti i suoi particolari essenziali la politica dell’amministrazione Bush, come ha fatto notare un giudice federale in un recente giudizio riguardante il processo di Abdul Rahim al Janko. (Vedi:"Un semplice cambio di nome: l’amministrazione Obama abbandona l’uso della denominazione 'combattente nemico’ ").

In modo analogo il governo Obama difende la pratica [illegale] della cosiddetta "extraordinary rendition", mediante la quale supposti terroristi vengono rapiti da agenti del servizio segreto americano e trasportati in altri paesi per esservi interrogati e torturati [fuori dal territorio e dalle leggi degli Stati Uniti]. Si oppone inoltre a qualsiasi investigazione o azione legale nei confronti dei funzionari dell’amministrazione Bush che hanno approvato e soprainteso all’impiego della tortura a Guantánamo, nelle carceri americane in Irak e in Afghanistan, e nei "luoghi neri" segreti che la CIA mantiene in tutto il mondo.

Le fonti informative governative affermano che entro il progettato complesso carcere-tribunale i detenuti potranno essere sottoposti a processi penali federali, a commissioni militari, o a detenzione a tempo indeterminato senza processo. Questa terza categoria riguarderebbe prigionieri dichiarati pericolosi dall’amministrazione ma per i quali le prove di colpevolezza sono insufficienti o vennero raccolte con la tortura.

Inoltre potranno essere incarcerati nelle nuove installazioni anche i prigionieri prosciolti da tutte le imputazioni relative al terrorismo, ma che non trovino una nazione che li accetti.

L’indifferenza manifestata dalla classe politica americana e dai mezzi di informazione circa i diritti democratici e’ tale che un progetto destinato a tenere in carcere a tempo indeterminato anche coloro che vengono dichiarati innocenti dal governo solleva appena un borbottio di critiche, mentre il Washington Post osserva in modo sbrigativo che "una nuova installazione potrebbe comprendere un’unita’ di piu’ bassa sicurezza… per detenuti prosciolti da rilasciare."

Le fonti informative governative segnalano inoltre che se l’amministrazione Obama vorra’ portare avanti il progetto suddetto dovra’ procurarsi in qualche modo l’approvazione del Congresso, con lo scopo trasparente di dare una vernice democratica a delle politiche profondamente antidemocratiche che getterebbero le basi della soppressione in America di ogni dissenso politico e di una repressione su scala massiccia.

Il progetto rivela la natura emblematica e cinica dell’ordine esecutivo di Obama di chiudere Guantánamo emesso nella settimana della sua entrata in carica con grande clamore dei mezzi di informazione. Tale iniziativa era dettata dal desiderio di eliminare cio’ che era divenuto un simbolo internazionale della illegalita’ e della brutalita’ americane, con conseguenze negative per le mire imperialiste degli Stati Uniti nel mondo. Ma dietro gli sforzi miranti a migliorare l’immagine di Washington, la sostanza antidemocratica rimane.
Il progetto del complesso tribunale-carcere e’ in linea con una generale affermazione da parte della amministrazione Obama di poteri esecutivi indiscriminati e virtualmente incontrollati. Il Dipartimento della Giustizia di Obama ha espresso chiaramente la sua determinazione di ampliare l’interpretazione giudiziaria del privilegio del "segreto di stato", sulla base del quale il governo e’ intervenuto per sospendere, in nome della sicurezza nazionale, procedimenti legali promossi da vittime delle politiche della amministrazione Bush riguardanti la famigerata "extraordinary rendition", la tortura, e lo spionaggio domestico.

Il mese scorso alcuni avvocati del Dipartimento della Giustizia hanno presentato una memoria – un cosiddetto "amicus curiae" - nel corso di un giudizio innanzi alla Corte Suprema riguardante il privilegio avvocato-cliente. Le ultime cinque pagine della memoria erano dedicate alla dottrina della difesa del segreto di stato, pur non avendo cio’ alcuna attinenza con il caso in esame.

Tale memoria mira a indurre la Corte Suprema ad emettere direttive in merito al segreto di stato sulla base del fatto che il privilegio trovasi radicato nella Costituzione (e’ il discutibile punto di vista che Obama continua a sostenere dopo Bush) e che percio’ va consentito che i ricorsi presso il governo da parte di tribunali di grado inferiore che rigettano richieste riguardanti il segreto di stato pervengano subito a tribunali di piu’ alto grado anziche’ attendere che il caso venga risolto in prima istanza.

La memoria degli avvocati del Dipartimento della Giustizia cita una decisione della Corte d’Appello degli Stati Uniti per il Fourth Circuit in cui si approva che venga rigettata l’azione legale promossa da un cittadino tedesco, certo Khaled el-Masri, che denunciava di essere stato rapito e torturato dalla CIA. Un rapporto del Consiglio d’Europa aveva confermato le rivendicazioni di el-Masri, ma la sua istanza venne respinta sulla base della questione del segreto di stato sostenuta dal Dipartimento della Giustizia di Bush.

L’avvocato Jon B. Eisenberg ha definito il documento della amministrazione Obama una ricapitolazione "della buona e congenita vecchia teoria Bush-Cheney circa il potere presidenziale". L’avvocato Eisenberg rappresenta un istituto di beneficenza, la Fondazione Islamica Al-Haramain dell’Oregon, che denuncia di essere stata oggetto durante il governo Bush di sorveglianza elettronica sprovvista di mandato. I legali dell’amministrazione Obama hanno invocato il privilegio del segreto di stato nel tentativo di impedire ai legali della Fondazione dei prendere visione delle prove a carico dei loro clienti in possesso del governo.

Le implicazioni del segreto di stato sono chiarissime. Come scrive Adam Liptak, corrispondente legale del New York Times, "Concedendo al ramo esecutivo vicino al potere unilaterale la facolta’ di fare rigettare le pratiche per motivi di sicurezza nazionale, il privilegio puo’ diventare un mezzo per nascondere un comportamento doloso da parte del governo".

E qui viene di nuovo alla luce la retorica di Obama sul "cambiamento". Come fa ancora notare Liptak, "durante la campagna elettorale e nel corso di dichiarazioni piu’ recenti il Presidente Obama ha affermato che vuole limitare l’uso del privilegio del segreto di stato. Tuttavia nelle aule di tribunale ben poche prove si sono avute di nuovi atteggiamenti in tal senso".
Comunque, Obama ha intensificato l’attacco del suo predecessore ai diritti democratici, e cio’ perche’, nel senso piu’ fondamentale, i principii democratici basilari sono incompatibili con le politiche centrali della classe americana al potere: all’estero l’espansione del militarismo e della guerra, e in patria una ulteriore redistribuzione di ricchezza dalla classe lavoratrice alla élite finanziaria.

Gli ultimi atti di Obama dimostrano ancora una volta l’impossibilita’ di difendere le liberta’ basilari entro il contesto dell’organizzazione politica ed economica esistente, e la necessita’ di un movimento politico della classe lavoratrice che difenda i diritti democratici.

Articolo originale: http://www.wsws.org/articles/2009/aug2009/pers-a05.shtml

Fonte: http://www.uruknet.de/?l=i&p=-6&hd=0&size=1

Tradotto da Rolando M.

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