12 luglio 2009

MERCATO DEL LAVORO E DELL'IMMIGRAZIONE

di Vicenc Navarro
La pubblicazione del mio articolo “Perché votano l' estrema destra” (18-06-09. Pubblico) due settimane fa, ha creato un grande polverone dentro e fuori queste pagine, e continuano ancora in rete. In quell’articolo sottolineavo che una delle cause perché i settori dei lavoratori votassero a destra e all' estrema destra era la grande insicurezza lavorativa e sociale che hanno tali settori, e che si percepiscono come minacciati dagli immigranti, con i quali competono per il posto di lavoro e per le risorse sociali.
La risposta all’articolo è stata intensa. Ma prima di rispondere, vorrei chiarire una nota biografica. Nella mia gioventù, negli anni sessanta, scelsi di lavorare come medico nel quartiere più povero e con il numero più alto di immigranti che esistevano nella Barcellona di allora: il Somorrostro. Dopo, quando lavorai negli Stati Uniti ( dopo un periodo di esilio in Svezia e in Gran Bretagna), riunii le mie responsabilità accademiche con il mio assessorato a Jesse Jackson Sr (dirigente della Rainbow Coalition, la coalizione dei diritti civili negli Usa), discepolo prediletto e successore di Martin Luther King. Spero che questi antecedenti chiariscono la mia attitudine naturale in difesa dei diritti degli immigranti, di qualsiasi razza siano.

Detto questo, credo che alcune delle risposte all’articolo non sembrano rendersi conto che l’imprenditoria ha utilizzato l’immigrazione ( e il razzismo che questo può dissimulare) per dividere la classe operaia, obiettivo che è stato facilitato dall' enorme insicurezza che esiste tra le classi operaie nella maggior parte dei paesi dell’ UE e particolarmente nel sud dell’Europa, dove la sinistra è stata molto debole. Sono stati i paesi nordici, dove la sinistra è stata più forte, quelli che hanno sperimentato meno tensioni razziali. La causa di questo è precisamente che questi paesi sono quelli che garantiscono una maggiore sicurezza sociale e protezione sociale per tutti i suoi cittadini, conseguente alla forza dei sindacati e dei partiti di centro sinistra e sinistra, che hanno governato quei paesi per periodi di tempo più lunghi dalla Seconda Guerra Mondiale.

Ho avuto l’enorme privilegio durante la mia vita in esilio, di conoscere in Svezia due economisti- Gunnar e Alva Myrdal- che hanno avuto una grande influenza su di me quando ho cambiato facoltà ed ho iniziato a studiare economia. Tutti e due erano economisti (Gunnar Myrdal ricevettero il Premio Nobel in Economia nel 1974) e che hanno molto influenzato le politiche economiche e sociali della Svezia e di altri paesi scandinavi. Quando, negli anni 50, lo Stato della Svezia si rese conto della possibile scarsità di risorse umane, i Myrdal consigliarono al governo social democratico svedese di stimolare l’entrata in massa della donna al mondo del lavoro, attraverso lo sviluppo di una estesa infrastruttura di servizi per la famiglia che permettesse ai suoi componenti di unire le responsabilità familiari ai progetti di lavoro.

Il governo svedese ha seguito il consiglio e creò la rete più ampia che sia esistita in Europa, da scuole dell' infanzia e servizi a domicilio che aiutarono le famiglie e i suoi membri di integrarsi nel mercato del lavoro. La percentuale di donne nel mercato del lavoro raggiunse le cifre di partecipazione lavorativa simile a quella degli uomini (82%), in solo 10 anni. Quando questo accade, vennero aperte le frontiere svedesi in modo molto selettivo, permettendo l’entrata di immigranti di paesi con affinità culturali simili a quella esistente in Svezia.

Fino al 1995, la metà degli immigranti in Svezia erano finlandesi. Questa entrata di immigrati fu seguita da una campagna di produzione di case (un milione di case, in un paese che aveva in quel momento 7 milioni di abitanti) che erano disponibili per tutti i cittadini e non solo per i cittadini che avevano uno stipendio basso o erano immigrati. Il governo social democratico promosse allo stesso tempo, politiche di lavoro a full time, vietando stipendi bassi. Si evitò, con questo, la creazione di ghetti di immigranti e ostacolando che si usassero gli immigranti per ribassare gli stipendi. Certamente, questo divieto degli stipendi bassi fu una delle cause maggiori dell'aumento di produttività.  

Quando all’ imprenditore si impedisce di pagare degli stipendi bassi, investe nei suoi posti di lavoro per aumentare la produttività e poter produrre di più con meno lavoratori. Quando, al contrario, l’imprenditore ha a sua disposizione un gran numero di persone disposte a lavorare per stipendi bassi e condizioni di lavoro povere, non ha nessun senso che aumenti la sua produzione. Questo è quello che è successo in Spagna durante il periodo di rapido sviluppo basato nella mano d’opera a basso costo, con una gran percentuale di immigrati.

Questa non è stata la via scelta dalla Svezia, dove i sindacati e le sinistre erano forti. Il governo social democratico non ha permesso che gli stipendi fossero bassi. In realtà, ogni lavoratore doveva ricevere lo stesso tipo di stipendio per lo stesso tipo di lavoro, indipendentemente dal luogo del lavoro e dell’azienda. Questa misura, conosciuta come la Norma Meidner, stimolò la capacità produttiva del paese. Ed ha aiutato tutti i lavoratori, beneficiando anche gli immigrati.

Queste politiche dimostrano che c’è stata un' integrazione degli immigranti avvenuta con successo senza che siano apparse grandi tensioni razziali in quel paese. Tuttavia, la deregolamentazione dei mercati del lavoro, sviluppato dalla coalizione liberal-conservatore che ha governato la Svezia negli ultimi anni ha creato delle tensioni razziali, a conferma di tale principio, che ho annunciato nel mio precedente articolo, più precarietà e meno benessere sociale, più terreno fertile per il razzismo.


Tradotto per Voci Dalla Strada da VANESA

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