10 luglio 2009

STEFANO MONTANARI SENZA MICROSCOPIO?

Stefano Montanari (Bologna 1949) autore di diversi brevetti nel campo della cardiochirurgia, della chirurgia vascolare, della pneumologia e progettista di sistemi ed apparecchiature per l’elettrofisiologia, ha eseguito consulenze scientifiche per varie aziende, dirigendo, tra l’altro, un progetto per la realizzazione di una valvola cardiaca biologica.
Dal 1979 collabora con la moglie Antonietta Gatti in numerose ricerche sui biomateriali.
Dal 2004 ha la direzione scientifica del laboratorio Nanodiagnostics di Modena in cui si svolgono ricerche e si offrono consulenze di altissimo livello sulle nanopatologie. Tra i suoi libri, ricordiamo: Nanopathology (con A. M. Gatti), Lo stivale di Barabba, La carne addosso, Il futuro bruciato. Il suo blog è: http://www.stefanomontanari.net/

Teroni -Lei dirige il laboratorio Nanodiagnostics di Modena e le ricerche di cui vi occupate sono senza dubbio urgenti e di interesse pubblico. Rimando, per introdurre il lettore al problema delle nanopatologie, alle risposte pubblicate nel suo blog (sezione: biografia, f.a.q.).
Le vostre ricerche si basano sull’utilizzo di uno speciale microscopio – molto costoso – che siete riusciti a ottenere per mezzo dei finanziamenti della Comunità Europea. L’università di Modena vi ha poi sottratto questo microscopio. Perchè, secondo lei, l’università, volente
o nolente, ha ostacolato il vostro lavoro, invece di aiutarvi e magari finanziarvi?

Montanari – No, le cose non stanno affatto così. Come ho spiegato nel mio libro Il girone delle polveri sottili, l’Università non c’entra e non ha mai preteso diritti sullo strumento semplicemente perché non ne aveva titolo. Il microscopio fu acquistato in parte con denaro CE e in parte con denaro nostro. Poi, per motivi burocratici, finì al CNR che se lo prese. Che l’Università non abbia agevolato il nostro lavoro è un dato di fatto, che non abbia messo un soldo, pure e il perché non voglio nemmeno indagarlo.

Teroni – Avete poi avuti dei segnali positivi, un qualche aiuto o riconoscimento ufficiale da parte dell’università di Modena?

Montanari – No.

Teroni - È vero che anche il secondo microscopio (che siete riusciti a comprare con donazioni private e con l’aiuto dei meetup di Grillo) vi sarà sottratto e finirà all’università di Urbino?

MontanariSì, è vero.

Teroni - L’avvocato della onlus, a cui questo secondo microscopio è intestato, sostiene che è stato spostato perché veniva usato dal vostro laboratorio a fini di lucro. Vuole precisare qualcosa in proposito?

Montanari - Intanto non esiste nessun “secondo” microscopio. Noi ne abbiamo uno, la cosa è nota e chiunque può controllare: il mio laboratorio è aperto a tutti, dalle gite scolastiche agli scienziati ai semplici curiosi.
Se per “primo” microscopio s’intende quello del Laboratorio di Biomateriali, si sappia che con quello noi non abbiamo nulla a che fare, che è di prestazioni inferiori al nostro e che, quando non è rotto come ora, lavora sulle cellule. Si tratta di ricerche interessanti sempre inerenti le nanopatologie, ma non è roba mia. Al momento, per ovviare al fermo di quel microscopio e al fatto che nessuno ha i soldi per ripararlo, il Laboratorio di Biomateriali viene da noi e usa il nostro quando ci sono ritagli di tempo. Di fatto il nostro microscopio lavora almeno otto ore al giorno e spesso lavora in automatico anche la notte. Dunque, trovare un buco non è facile.
Venendo al resto, l’avvocato Marina Bortolani, presidentessa della Onlus, ha la non condivisibile abitudine di parlare di cose che non conosce. Il “sottoutilizzo” del microscopio è un esempio lampante della sua incompetenza nel campo specifico e della sua spericolatezza nel lanciarsi in argomenti che rendono semplicemente grottesche le sue argomentazioni. A volte, però, la verità la conosce ma la adatta alle sue necessità contingenti. Come ho spiegato innumerevoli volte e come la Bortolani stessa sa perfettamente, la ricerca che noi conduciamo costa cifre imponenti, questo almeno per i nostri ordini di grandezza. C’è chi strilla e pretende, ma nessuno sostiene economicamente le spese e, dunque, siamo costretti ad eseguire saltuariamente analisi per qualche azienda o per qualche privato che ce le richiedono. Da questa attività, pur marginale, ricaviamo qualche soldo che va in toto alla ricerca. Tuttavia quel denaro non copre che una frazione minima delle spese. Così, sempre per tenere in piedi la ricerca, io presto consulenze a comuni o ad altri enti e queste consulenze non richiedono l’uso di apparecchiature di alcun tipo. Poi faccio conferenze e scrivo libri e anche quei proventi finiscono lì. Per quello che manca, mia moglie ed io usiamo il denaro che abbiamo messo da parte dal 1972, cioè da quando abbiamo cominciato a lavorare. Tenga conto che né io né mia moglie riceviamo compensi di sorta e, dunque, lavoriamo gratis e a nostre spese. Chiunque puòvenire a controllare in qualsiasi momento, cosa che nessuno fa nonostante i
miei inviti. Si preferisce, invece, e questo per motivi che non voglio nemmeno indagare per la pietà umana che ho verso certi individui, affiancare goffamente, e, credo, senza che questo appoggio così imbarazzante sia richiesto, l’azione della signora Bortolani mettendo fango nel ventilatore.
Tipico del vile è farlo standosene bene al sicuro dietro il riparo di uno pseudonimo Internet. Insomma, la signora Bortolani mente ben cosciente di mentire perché tutte queste cose le conosce da anni. Aggiungo pure che più di una volta in passato lei stessa mi diede del fesso proprio per questo mio atteggiamento. Ciò che la signora Bortolani dovrebbe fare invece d’inventare pettegolezzi peraltro smentibili documenti alla mano è di rimboccarsi le maniche e darci un aiuto o, almeno, se sacrificare qualche Euro è troppo per lei, starsene tranquilla, già contenta dei vantaggi che le sono piovuti dal cielo quando ebbe dalla raccolta fondi una pubblicità a favore della sua associazione che mai le sarebbe capitata.
Naturalmente io non posso più tollerare che s’inventino leggende sul mio conto e su quello di mia moglie e, perciò, ho deciso di affidare il compito di tutelarmi ad un avvocato. Nella sede opportuna ognuno mostrerà la documentazione di cui dispone e chi di dovere giudicherà.
Chi vuole, comunque, può leggere la lettera che ho inviato alla Bortolani su
http://www.stefanomontanari.net/index.php?option=com_content&task=view&id=18
34&Itemid=1

Teroni – Come si deduce dal suo libro Il girone delle polveri sottili, una buona parte dei docenti universitari sembra più interessata a servire una logica interna di poteri e baronie. Di questo aspetto si parla ogni tanto (addirittura in televisione) poi tutto sfuma, come se nulla fosse. Quanto costa, in termini di sviluppo scientifico, il sistema baronale?

Montanari – I baroni di oggi sono diversi da quelli di qualche decennio fa. Una volta erano sì dei mascalzoni, ma spesso erano colti e anche capaci. Poi avevano una sorta di orgoglio di scuola, vale a dire che mai e poi mai avrebbero fatto far carriera o avrebbero mandato ad occupare posti d’insegnamento o di ricerca in altre università degli asini. Che cosa si sarebbe pensato di loro? Oggi i baroni sono con sempre maggiore frequenza dei personaggi intrisi d’ignoranza e di presunzione e corrotti fino al midollo. Per quattro soldi, per uno scalino in carriera, per un/a compagno/a di letto fanno qualsiasi cosa. Il risultato è quello che vede chiunque non tenga cocciutamente le fette di prosciutto sugli occhi. Le nostre università scivolano sempre più in basso nelle classifiche mondiali e i nostri laureati
sono oggetto di vergogna. Tempo fa parlavo con un neo-ingegnere ambientale che mi spiegava come la materia sparisca negl’inceneritori perché viene trasformata in energia. Siamo ai piedi della croce.

Teroni – Non solo l’Università e le sue logiche, ma anche le istituzioni pubbliche, come l’ARPA, sembrano asservite al sistema dello scambio di poteri. Cito dal suo libro: “chiunque attenti a quelle presunte certezze è ipso facto un nemico da eliminare” (p. 34). Insomma, a mettersi contro i poteri forti, in Italia, si perde. Forse conviene dimenticarsi etica e deontologia e adeguarsi al sistema?

Montanari - Dipende da che cosa s’intende con il verbo “convenire”. Se si pensa alla carriera e ai quattrini, non ci sono dubbi. Se, invece, decidiamo che siamo troppo preziosi per metterci in vendita, conviene eccome. Io non baratterei un briciolo di dignità per nulla al mondo, e se questo mi è valso in passato, mi vale adesso e mi varrà domani guai a non finire, è una contropartita che accetto. Ora sto perdendo lo strumento di lavoro che mi sono guadagnato con fatiche enormi e che mi viene sottratto in barba alla volontà di chi aveva versato denaro, poco o tanto che fosse, proprio perché o potessi disporre di quello strumento. Se fossi stato più “furbo”, questo non sarebbe accaduto. Ad esempio, scivolando un po’ sull’onestà, avrei intestato a me il microscopio e non ad una onlus che si è poi rivelata essere non proprio come io mi ero illuso che fosse. Essere furbi è il peggior surrogato di essere intelligenti. E poi i furbi hanno un’onestà a responsabilità limitata. Da ultimo, se fossi stato furbo, non mi sarei fidato di certi personaggi e di tutto il fumo senza arrosto di cui si circondavano e si circondano tuttora. Ma vivere così, perennemente sul chi va là, ti rovina l’esistenza. Certo, le fregature bruciano, ma è meglio essere fregati di quanto non lo sia fregare.

Teroni – La questione si fa ancora più complessa quando si vanno a intaccare interessi economici di grandi aziende. La sentenza del 31/3/2006 vi diede ragione sull’ENEL, che fu “condannata con qualche milione da pagare per i danni arrecati all’ambiente” (p. 116). Giornali e TV non ne fecero menzione. Noi viviamo in un paese dove l’informazione è teleguidata dai poteri forti e dove la maggioranza considera vero solo ciò che dice la televisione. Ha mai pensato di arrendersi, visto che, nel nostro paese, la cultura qualunquistica e mafiesca sembra indistruttibile?

Montanari - Arrendermi io? Solo quando mi arriverà un pallettone fra le scapole come qualcuno si augura. E stiano attenti a colpire giusto.

Fonte: http://www.stradepossibili.it/?p=709

2 commenti:

  1. Purtroppo sta venendo a galla la verità su Stefano Montanari. Speriamo solo che nessuno strumentalizzi la vicenda per attaccare la giusta causa della ricerca sulle nanopatologie.

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  2. Ma il signor Davide Gullo, collaboratore/consulente della Onlus Bortolani, non ha di meglio da fare se non intervenire su ogni articolo che riesce a trovare in Internet su Montanari con post praticamente identici su una fantomatica verita', scabrosa si immagina, su Montanari?
    Per chi non ha ancora fatto il callo a queste accuse risibili, cito i tre articoli su Il Corrosivo:

    http://ilcorrosivo.blogspot.com/2009/09/il-microscopio-della-discordia.html

    http://ilcorrosivo.blogspot.com/2009/09/microscopio-e-libera-ricerca-abbiamo.html

    http://ilcorrosivo.blogspot.com/2009/10/lautobus-che-mangia-le-polveri.html

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