18 febbraio 2009

BERLUSCONI HA CORROTTO L'AVVOCATO MILLS

L’avvocato inglese David Mills è stato condannato da un giudice milanese a 4 anni e 6 mesi di prigione per corruzione in atti giudiziari. I magistrati considerano confermato che Mills è stato corrotto dalla Finivest, l’azienda di Silvio Berlusconi, che ha pagato 600.000 dollari (460.000 euro) per testimoniare il falso a favore dell’attuale primo ministro durante i processi per corruzione celebrati contro Berlusconi.

L’attuale primo ministro italiano è stato imputato come presunto corruttore di Mills durante il processo, ma si è assolto dall' essere giudicato grazie al Lodo Alfano, chiamato così in onore all’attuale Ministro di Giustizia, Angelino Alfano, che aveva elaborato mesi fa una norma ad hoc che impedisce di processare le 4 cariche più alte della Repubblica Italiana, durante il loro mandato. Questa legge, approvata dal Parlamento, è esaminata in questo momento dalla Corte Costituzionale.

Il caso Mills aveva dato origini a uno scandalo nel Regno Unito, che finì con le dimissioni della moglie dell’avvocato, Ministro della Cultura del governo di Tony Blair. Paradossalmente, l’avvocato è stato condannato a indennizzare con 250.000 euro la parte civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri, cioè, Berlusconi.

La sentenza proietta un’ombra inquietante sugli usi giuridici del Cavaliere. In base al Tribunale, i 600.000 dollari pagati a Mills dalla Finivest nel 1998, erano serviti per comprare il testimone favorevole all’avvocato nei processi per commissioni alla polizia fiscale e nel caso All Iberian, con il fine di salvare Berlusconi.

“In un paese normale, ha detto ieri Antonio di Pietro, leader dell’Italia dei Valori, il presidente del consiglio già avrebbe presentato le sue dimissioni”. ”Se c’è un corrotto, c’è un corruttore. Ma si sa come sono le cose in Italia”.

Fonte: El Pais

Tradotto per Voci Dalla Strada da Vanesa

1 commento:

  1. Questa VICENDA GIUDIZIARIA, collegata alla crescente adesione a criteri privatistici nella gestione del governo nazionale, ha finito con coinvolgere lo stesso senso del precetto penale della corruzione talchè nella coscienza comune non si fa più distinzione sulla qualifica del corruttore sia esso pubblico che privato. SAREBBE IL CASO CHE IL LEGISLATORE PENALE PRENDESSE SERIAMENTE IN ESAME QUESTA CONTIGUITA'.

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