13 settembre 2021

Le ombre della sorveglianza di massa e dei regimi eterni

Il futuro (in)evitabile del mondo sembra essere quello della sorveglianza di massa. Un futuro dal quale nessuno si potrà sottrarre, perché microfoni e telecamere saranno ovunque, e che cambierà la storia dell’umanità radicalmente, forse per sempre. Perché quel futuro, che va poco a poco materializzandosi sotto i nostri occhi, incontrando poca o nulla resistenza da parte degli Uomini, potrebbe costituire il principio di una nuova era: l’era dei regimi eterni.

Dalla sorveglianza non si torna indietro

Il futuro del mondo è illiberale, che lo si accetti oppure no, e per illiberale non si intende un futuro dominato dai populismi di destra di trumpiana memoria, quanto un futuro dominato, per l’appunto, dal ridimensionamento delle libertà individuali. Un futuro dominato, in estrema sintesi, da regimi politici che commettono liberticidi con il pretesto di tutelare le libertà delle collettività.

Quei liberticidi verranno accettati dalle masse, che li accoglieranno come i troiani a loro tempo spalancarono le porte al Cavallo di Odisseo, e ciò che accadrà per tre motivi: saranno inebetite dalle precipitazioni torrenziali provenienti dalle nubi del biopotere – psyops partorite allo scopo di traviare l’opinione pubblica –, saranno stordite dagli effetti soporiferi dell’ipnopedia e del soma – ogni riferimento ad Aldous Huxley è puramente voluto – e saranno impossibilitate alla ribellione contro i soprusi delle tecno-tirannie perché controllate in maniera permanente dal Grande Fratello.

I più scettici potranno tacciare tale scenario di irrealismo e pessimismo antropologico, ritenendolo viziato dal fascino per la distopia apocalittica, ma le loro convinzioni nulla possono né potranno per alterare la realtà dei fatti. E la realtà dei fatti, cioè il corso degli eventi, suggerisce come il mondo, già da parecchio tempo, si sia incamminato verso il destino del controllo permanente. Una deriva dalla quale, nei tempi recenti, ci hanno messo in guardia Edward Snowden, Yuval Harari e Jean-Luc Mélenchon, tre personaggi tra loro molto diversi che, dopo aver osservato attentamente lo sdoganamento della sorveglianza di massa e della repressione del dissenso durante la pandemia, hanno invitato la gente comune a prendere atto del progressivo emergere di nuovi totalitarismi.

Verso l’ascesa dei regimi eterni?

I regimi del controllo permanente, che si trovino in Occidente o che abbiano sede nel resto del mondo, sono accomunati da alcune peculiarità. La più importante, senza dubbio, ha a che fare con la loro raison d’être: nascono per soddisfare degli obiettivi estemporanei – dalla lotta al terrorismo al contrasto di una pandemia – e, ad emergenza rientrata, vengono mantenuti intatti con il cavicchio della loro utilità ai fini della sicurezza pubblica e del benessere collettivo. E coloro che si oppongono ad una misura concepita per tutelare la comunità, chiaramente, non possono che essere nocivi, che essere portatori di oscuri segreti, che essere perseguibili (e perseguitabili) nel nome della presunzione di colpevolezza.

I regimi eterni sono già qui, anche se pochi lo hanno notato. Sono disseminati in maniera capillare, in quanto presenti in ognuna delle terre emerse e al governo di un numero crescente di stati-nazione. Sono i regimi politici che impiegano i controllori della rete – Google, Facebook, Twitter, YouTube et similia – per silenziare il dissenso, de-piattaformizzandolo. Che, al termine di una crisi, normalizzano l’eccezionale straordinarietà – costituita da telecamere intelligenti per il riconoscimento facciale, droni per il controllo del territorio e tracciamento dei cellulari illegale – persuadendo i cittadini tanto della bontà quanto dell’ineluttabilità della “nuova normalità”. Che riscrivono il passato abbattendo statue e riscrivendo libri e che dominano il presente con l’imposizione di strumenti orwelliani quali lo psicoreato, il bispensiero, il buonpensiero, la neolingua e i momenti dell’odio. E che, ultimo ma non meno importante, introducono stati di polizia e forme di eutanizzazione del pensiero e della creatività, come il sistema del credito sociale, con la scusa del concordia civium murus urbium.

I regimi eterni sono già qui, dunque, e sono tali perché, incredibilmente in grado di legittimare la loro esistenza agli occhi delle masse, nonché di reprimere il dissenso grazie alla sorveglianza pervasiva e alla sempreverde strategia della polarizzazione indotta – le sacche di opposizione, al di là della loro reale pericolosità, vengono isolate e su di loro viene attratto l’odio della maggioranza manipolata dalla propaganda –, possiedono le capacità rigenerative dell’Idra di Lerna – della quale condividono anche la velenosità, il genio maligno e la propensione all’inganno.

Le implicazioni dell’eternizzazione dei regimi politici

Questa è l’epoca delle guerre ibride e senza limiti, dove tutto è o può essere un’arma: dalle organizzazioni nongovernative che possono indottrinare la popolazione del rivale alle corporazioni multinazionali che possono colonizzarne interi settori produttivi, passando per gli hacker in grado di far collassare infrastrutture critiche come ospedali e centrali elettriche e per i media, nuovi e tradizionali, suscettibili di dividere le società sino a condurle alla guerra civile.

La lenta ascesa dei regimi eterni, però, è destinata ad alterare profondamente suddetto modo di fare la guerra e a mutare la stessa concezione di relazioni internazionali. Perché un regime eterno, per definizione, esercita un controllo totale e totalizzante su tutto ciò che pertiene allo Stato, ed è potenzialmente capace di rigenerarsi, e di progredire con l’età senza andare incontro alla demenza senile, grazie all’utilizzazione della sorveglianza di massa. Sorveglianza che dota la classe dirigente di una vasta gamma di poteri, tra i quali la repressione preventiva di moti popolari, la conversione degli oppositori in lillipuziani Emmanuel Goldstein e la riduzione significativa dei margini di manovra delle quinte colonne.

Poteri, quelli di cui sopra, promananti dalla dilatazione inusitata di un nuovo tipo di sorveglianza – miniaturizzata perché introdotta nelle case e colliquata perché proiettabile ovunque, dalle piazze alle stazioni –, che è stata resa possibile dal progresso tecnologico e che è emblematizzata dall’espansione della telecamerizzazione intelligente, dalla dronizzazione dei cieli a scopo di polizia e dalla crescente dipendenza delle persone dall’Internet delle cose e del corpo.

Sarà la storia a premiare o condannare questo pronostico, che, se mai divenisse realtà, potrebbe sancire l’avvio di un’era costellata di confronti egemonici temporalmente lunghi ed economicamente disagevoli, perché combattuti tra potenze dotate del potere taumaturgico dell’autorigenerazione. Potenze eterne come Eurasia, Estasia ed Oceania. Potenze la cui esistenza ci sembra una finzione irrealizzabile, ma che invece esistono, già oggi, e che, tra un’emergenza e l’altra, vanno lentamente traslando in realtà i loro sogni di vita eterna.

Emanuel Pietrobon
20 AGOSTO 2021

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