27 agosto 2021

Covid, “i vaccini sono sicuri”. Le ombre dei dati ufficiali

I vaccini “funzionano alla grande e presto mi auguro di poterli dare anche ai bambini sotto i 12 anni
” – Fabrizio Pregliasco, 20 luglio 2021 [1]

I vaccini funzionano e proteggono” – Matteo Bassetti, 30 luglio 2021 [2]

Il vaccino anti-Covid «è sicuro, protegge dalle forme gravi e ostacola il contagio» – Roberto Burioni, 7 agosto 2021 [3]

Queste sono solo alcune delle dichiarazioni rilasciate recentemente da coloro che sono considerati i punti di riferimento della comunità scientifica italiana in materia di emergenza sanitaria. Dichiarazioni chiare, nette, che non lasciano trasparire alcun dubbio in merito alla sicurezza e all’efficacia dei vaccini anti Covid-19. Dichiarazioni peraltro sostenute anche dalle istituzioni preposte al monitoraggio di tali farmaci.

Nel documento “Epidemia Covid-19, Aggiornamento nazionale” del 6 agosto 2021 l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) dichiara:
Si stima un forte effetto di riduzione del rischio di infezione di SARS-Cov-2 nelle persone completamente vaccinate rispetto ai non vaccinati (85% per la diagnosi, 95% per l’ospedalizzazione, 97% per i ricoveri in terapia intensiva e 97% per i decessi)
Quindi i vaccini anti Covid-19 sono efficaci. Sono anche sicuri? La risposta ci viene fornita direttamente dal Ministero della Salute :
Sì. I vaccini vengono autorizzati solo dopo un’attenta valutazione del profilo di sicurezza in base agli studi effettuati nella fase di sperimentazione.
In ogni caso il profilo di sicurezza viene continuamente monitorato anche dopo l’autorizzazione. L’Agenzia italiana del farmaco pubblica report periodici sulla farmacovigilanza dei vaccini Covid-19.
Ma i dati forniti dalle istituzioni preposte sono davvero così solidi come ci viene detto?
Proprio per approfondire questo aspetto ad inizio giugno abbiamo chiesto ai responsabili del portale ARS della Regione Toscana come mai, tra le molteplici (e utili) informazioni presenti nel sito, non fosse disponibile niente in merito allo stato di vaccinazione dei deceduti “da” Covid-19.
Questa la loro risposta: 
Comunicazione Segreteria della Direzione ARS Toscana

Abbiamo quindi deciso di procedere chiedendo agli “uffici competenti della Regione Toscana“: nessuna risposta.
Tuttavia potevamo ancora giocarci la carta USL locali. Delle tre presenti in Toscana, soltanto USL Toscana Centro ha fornito una risposta, riportata di seguito:
Comunicazione Dipartimento Prevenzione – Azienda USL Toscana Centro

Si, avete letto bene. La USL Toscana Centro rimanda alla sezione ARS del sito della Regione Toscana, in un continuo e kafkiano circolo vizioso.

Per nostra fortuna nell’ultimo periodo l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) ha deciso di fugare ogni dubbio inserendo nei suoi bollettini anche questa informazione. In particolare in quello pubblicato il 6 agosto, a pagina 16, viene mostrata una tabella che riporta i soggetti ospedalizzati, in terapia intensiva e deceduti facendo distinzione tra non vaccinati, vaccinati con ciclo incompleto e vaccinati con ciclo completo:
Tabella 3 Bollettino Sorveglianza Integrata ISS, 4 agosto 2021

Due stranezze saltano subito all’occhio: la prima è come ogni gruppo (decessi, ricoveri in t.i., ospedalizzazioni etc.) sia analizzato con riferimento a periodi di tempo differenti. La seconda è come tali periodi siano tutti molto recenti, mentre niente è detto sulla situazione di questa primavera, ben più impattante sul sistema sanitario nazionale sia in termini di ospedalizzazioni che in termini di mortalità.
Ad ogni modo tralasciamo queste piccole anomalie e concentriamoci sui decessi.

I dati, anche se limitati, sono chiari. Su un totale di 180 ben 128 sono riferiti a persone non vaccinate (il 71%).
I vaccini sono effettivamente efficaci nel ridurre il rischio di morte? Da questa tabella sembrerebbe di si, ma andiamo a leggere la nota sotto la stessa:
Il numero di eventi riportati in questa tabella potrebbe non essere allineato con il numero di eventi riportati nel bollettino quotidiano COVID-19 prodotto dal Ministero della Salute/Protezione Civile. Le differenze si devono, principalmente, a due fattori: a) gli eventi riportati da MdS/PC sono per data di notifica, mentre questa tabella usa la data di prelievo/diagnosi e b) ritardi di notifica nel flusso ISS più complesso ed articolato.
Direte voi, staranno parlando di piccole differenze, ininfluenti ai fini della valutazione.
Se però facciamo riferimento ai dati disponibili nella sezione lab24 de Ilsole24ore possiamo facilmente ricavare i decessi “Covid” nell’intervallo in esame (11 giugno-11 luglio 2021): il totale ammonta a 920 decessi classificati Covid-19.
In altre parole dal bollettino dell’ISS mancano all’appello 740 deceduti, di cui niente è dato sapere: età, patologie, stato di vaccinazione.

Tali decessi sono stati scartati perchè relativi ad individui sottoposti ad almeno una dose di vaccino? Sono stati scartati perché, come suggerito nella nota, non ancora analizzati? Sono individui deceduti nei mesi precedenti e comunicati in ritardo? Oppure non sono stati inseriti perché chiaramente non dovuti alla Covid, ma in ogni caso comunicati negli eterni bollettini quotidiani della Protezione Civile/Ministero della Salute? Sono molte le domande che possono essere poste, ma dalle fonti istituzionali è difficile ottenere una risposta conclusiva.

Naturalmente questa considerazione può essere estesa anche ai dati dei positivi (90.020 da tabella ISS a fronte di 94.613 comunicati nei bollettini giornalieri) e a quelli delle terapie intensive (203 da tabella ISS a fronte di 262 nuovi ingressi nel periodo considerato). [4]

Ultima considerazione, doverosa, è quella relativa alla definizione di caso non vaccinato. Ricordiamo che per l’ISS si definiscono Casi non vaccinati (pag. 23 del documento):
tutti i soggetti notificati con una diagnosi confermata di infezione da virus SARS-CoV-2 che non hanno mai ricevuto una dose di vaccino SARS-CoV-2 o che sono stati vaccinati con prima o mono dose entro 14 giorni dalla diagnosi stessa, ovvero prima del tempo necessario a sviluppare una risposta immunitaria almeno parziale al vaccino.
Quanti sono gli individui per i quali è stata riscontrata la positività al tampone entro i 14 giorni dalla prima dose? Quanti di questi hanno sviluppato forme gravi della malattia? Quanti casi del genere si sono verificati durante la “terza ondata” di questa primavera? Tale dato è di fondamentale importanza, eppure viene completamente omesso. In questo modo non solo si gonfiano le statistiche dei presunti non vaccinati positivi, ricoverati o deceduti per Covid-19, ma si sgonfiano quelle relative agli effetti avversi. Come si suol dire, “un colpo al cerchio e uno alla botte”.

Approfondiamo adesso la questione relativa alla sicurezza dei vaccini grazie ai documenti pubblicati dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA). Nel quinto rapporto sulla sorveglianza dei vaccini Covid-19, a pagina 25, viene riportata una interessante tabella in cui si calcolano i Rapporti Standardizzati di Mortalità (RSM). Cosa rappresentano tali valori?
Si definisce RSM come il rapporto nella popolazione in studio tra il numero di morti osservato e quello atteso, assumendo che i tassi di mortalità nella medesima siano gli stessi di quelli della popolazione generale [5].
In parole più semplici viene presa la popolazione vaccinata (per fasce d’età) e calcolato il rapporto tra decessi osservati e decessi attesi in una e due settimane rispettivamente dalla prima e dalla seconda dose di vaccino anti Covid-19.
Al termine di questa analisi, si possono verificare 3 possibilità:
  • l’intervallo di confidenza al 95% (IC95%) contiene il valore numerico 1: le frequenze dei decessi osservati e attesi non sono significativamente diverse;
  • l’estremo inferiore dell’intervallo di confidenza al 95% (IC95%) è maggiore di 1: i decessi osservati sono significativamente maggiori dei decessi attesi;
  • l’estremo superiore dell’intervallo di confidenza al 95% (IC95%) è minore di 1: i decessi osservati sono significativamente minori dei decessi attesi.
In cosa si traduce l’appartenenza ad una delle tre categorie sopra descritte? Come riporta la stessa AIFA a pagina 24 del documento in questione
quando si osserva un numero di casi dopo la somministrazione di un medicinale inferiore al numero di casi che si sarebbe verificato indipendentemente da essa, l’associazione fra il medicinale e l’evento è improbabile e verosimilmente coincidente. Al contrario, quando la somministrazione di un medicinale determina un numero di casi superiore a quelli che ci si aspetterebbe indipendentemente da esso, l’associazione è potenzialmente causale.
Andiamo quindi a vedere i risultati, considerando per semplicità soltanto una delle tabelle proposte ed escludendo i valori riferiti a due settimane e alla seconda dose che non cambiano le considerazioni da fare:
Tabella 5 – Rapporto sulla Sorveglianza dei vaccini COVID-19 Num.5, fonte AIFA

Essendo per entrambe le fasce d’età considerate il SMR prossimo allo zero viene individuata una quarta categoria:
l’estremo superiore dell’intervallo (IC95%) non è significativamente diverso da 0: i decessi osservati sono statisticamente inesistenti.

Traducendo quanto sopra esposto in un linguaggio non matematico: o con i vaccini hanno scoperto l’elisir di lunga vita, oppure sono del tutto sbagliate le premesse statistiche.
Cerchiamo di scoprirlo analizzando più nel dettaglio i dati forniti.

Per il calcolo dei decessi attesi (colonna 3, tabella 5) “è stata applicata la probabilità di decesso della popolazione maggiore di 30 anni, riportata nelle tavole di mortalità ISTAT del 2019 specifiche per sesso e classi di età quinquennali, alla popolazione vaccinata al 26 maggio 2021. Poiché le tavole ISTAT sono relative alle probabilità di decesso a 5 anni, questi valori sono stati riproporzionati per ottenere la probabilità di decesso a 1 e a 2 settimane, nell’ipotesi di una probabilità costante nei 5 anni.”

Non entriamo nel merito del metodo utilizzato, ma è importante evidenziare come esso conduca di fatto ad una sovrastima dei decessi settimanali attesi. Consideriamo per semplicità soltanto la fascia 70+ e osserviamo quanto riportato in tabella 6:

Tabella 6 – Elaborazione CDC su dati Istat [6]

Come possiamo osservare l’incremento nel documento AIFA è di oltre il 40% rispetto ai decessi medi settimanali del 2019 calibrati con riferimento alla popolazione vaccinata, ed è inoltre superiore ai decessi medi settimanali (11.033) che si sono verificati sempre nel 2019 in Italia (ricavati tramite i database dell’ISTAT).

Non ripetiamo lo stesso calcolo anche per la fascia d’età 30-69 anni. Essendo tuttavia la percentuale di popolazione vaccinata con prima dose, al 26 maggio 2021, pari al 37% (quindi ben inferiore alla percentuale relativa ai più anziani, pari all’86,54%), l’incremento operato da AIFA per questa fascia d’età è ancora più marcato. [7]

I veri problemi sorgono però con il dato relativo ai decessi osservati (colonna 4 tabella 5). Esso non può essere considerato un valore medio settimanale dei decessi legati alle vaccinazioni perché questo condurrebbe ad un totale mensile di circa 700 morti, chiaramente non in linea con il totale fornito da AIFA stessa di 328 morti dall’inizio della campagna di vaccinazione (dato aggiornato al 26 maggio 2021).

Lo possiamo quindi considerare come un valore complessivo riferito ad uno specifico intervallo temporale? Teoricamente si, ma andrebbe in questo caso specificato quale sia questo intervallo, visto che la campagna di vaccinazione non ha avuto un andamento costante nel tempo.
La spiegazione più semplice, e più coerente con i dati a nostra disposizione, è che i valori della colonna 4 siano frutto della farmacovigilanza passiva, il che renderebbe l’intera analisi semplicemente inaccettabile dal punto di vista statistico, dimostrando al tempo stesso la completa fallacia di tale sistema di sorveglianza farmacologica.

Tale ipotesi trova conferma proprio a pagina 24 del documento AIFA:

L’analisi fra i decessi osservati e quelli attesi è stata condotta a partire dalle segnalazioni spontanee con esito fatale

In definitiva, sebbene si rilevino problemi anche nella valutazione dei decessi attesi che portano ad una riduzione dei Rapporti Standardizzati di Mortalità (sovrastimando come visto i valori settimanali previsti), è proprio sulla valutazione dei decessi osservati che l’analisi perde di ogni significato statistico.

Un corretto modo di procedere sarebbe stato quello di registrare nel tempo ogni decesso verificatosi ad una settimana dalla prima dose, per una data fascia d’età e a prescindere dalla causa di morte, e confrontare tale valore con i decessi attesi. Va da sè come questo avrebbe però richiesto l’istituzione di un sistema di sorveglianza attivo, quantomeno su un consistente gruppo di controllo.

Operando come fatto da AIFA, invece, si possono trarre soltanto due possibili esiti: o i vaccini rendono sostanzialmente immortali, oppure l’intera analisi si poggia su premesse statistiche del tutto errate.

Con le considerazioni sopra svolte non abbiamo la pretesa di dimostrare l’inefficacia (e la non sicurezza) di tali farmaci, è oggettivamente molto complesso isolare tale dato in questo periodo. E’ vero: deceduti, ricoverati e positivi al tampone sono in aumento in tutto il mondo rispetto all’estate scorsa. Questo indurrebbe a far pensare ad una efficacia estremamente ridotta, o ad un contributo nella diffusione di varianti potenzialmente vaccino resistenti, ma crediamo sia corretto aspettare il prossimo inverno per trarre conclusioni più solide.
A quel punto se, a prescindere dalla percentuale di popolazione vaccinata, non diminuiranno decessi e ricoveri rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, potremo ragionevolmente concludere come questi vaccini non abbiano apportato alcun beneficio nella popolazione, qualunque sia la fascia d’età considerata e lo stato di salute pregresso.

Naturalmente questa ipotesi, come la sua opposta, è frutto di una enorme semplificazione che non tiene conto di altre variabili quali ad esempio l’immunità naturale progressivamente sviluppata dalla popolazione e l’eventuale indebolimento nel tempo del virus Sars-Cov-2.

Certo è che la continua narrazione a senso unico operata dai grandi media, le pressioni sociali e lavorative alle quali sono sottoposti coloro che hanno scelto di non vaccinarsi, le notizie che giungono da Israele e questi “aggiustamenti” da parte di organi ufficiali come l’Istituto Superiore di Sanità e l’Agenzia Italiana del Farmaco lasciano intuire come la situazione non sia così rosea come vorrebbero farci credere.

Ai lettori le conclusioni.

Un ringraziamento ad Antonio e Francesco per i consigli e la disponibilità.

Di Filippo Della Santa, ComeDonChisciotte.org
NOTE

[4] I dati aggregati delle diagnosi di positività al Sars-Cov-2, dei ricoveri in Terapia Intensiva e dei deceduti, comunicati giornalmente, sono stati ricavati tramite il portale de Ilsole24ore lab24.

[7] Il calcolo relativo alla fascia d’età 70+ è stato condotto con riferimento ai dati della sezione “Grafici interattivi sui decessi” disponibile sul sito dell’ISTAT. Non essendo disponibile la ripartizione precisa abbiamo preso in considerazione la fascia d’età 65+, il che conduce ad una sottostima dell’incremento operato da AIFA nel report (verosimilmente più vicino al 50%).

2 commenti:

  1. https://www.bitchute.com/video/DgY722GgdkjB/ NEW DEATH CAMP WITH INCINERATOR IDENTIFIED ON GOOGLE MAPS

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  2. https://www.eutimes.net/2021/07/horror-video-from-russia-shows-covid-19-death-camp-bodies-everywhere-just-like-in-gulags/

    https://www.bitchute.com/video/at5EjNFLNFCx/
    RUSSIAN COVID-19 DEATH CAMP, THE RETURN OF THE GULAGS

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