Scoppia il caso in Germania sulla pericolosità del Covid-19. Il ministro dell'Interno, il bavarese Horst Seehofer, ha tra le mani una questione molto delicata che va ben oltre i confini della Repubblica Federale. Un consulente del ministero dell'Interno ha scritto un documento, su carta intestata, che contraddice totalmente la versione del governo di Berlino.
Secondo quanto risulta allo SPIEGEL, questo consulente (il cui nome non è stato rivelato) avrebbe inviato il dossier di 80 pagine ai colleghi del ministero e anche all'esterno.
Il contenuto di questo documento è letteralmente esplosivo e clamoroso. In sostanza il Covid-19 secondo il funzionario del dicastero dell'Interno sarebbe un "falso allarme globale" e il pericolo non sarebbe "maggiore di quello di molti altri virus". Poi la conclusione choc: lo Stato è "uno dei maggiori produttori di notizie false" dall'inizio della crisi del coronavirus.
Il funzionario 'ribelle' ha una spiegazione per il numero elevato di morti: “A marzo e aprile il 90% di tutti gli interventi chirurgici necessari è stato rinviato o non eseguito. Ciò significa che 2,5 milioni di persone non sono state curate a causa delle misure del governo, anche se sarebbe stato necessario. Gli esperti ritengono che ci siano numeri tra 5.000 e fino a 125.000 pazienti che moriranno / sono già morti a causa di un intervento posticipato”.
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Fra i danni collaterali della sopravvalutazione della pandemia, secondo la tesi di questo funzionario anonimo del ministero dell'Interno tedesco, ci sarebbe l’”aumento dei suicidi (in precedenza una media di 9.000 all’anno), che trovano la loro ragione nella compromissione significativa di lunga durata di tutte le condizioni di vita, che può diventare critica per le personalità mentalmente instabili; ma ci si possono aspettare anche numerosi suicidi come reazione alla distruzione economica dei mezzi di sussistenza. Vari gruppi professionali che non si sentono in grado di far fronte all’onere dei cambiamenti sociali e personali e alla loro responsabilità (comune) personale".
Il funzionario critica poi l'ingerenza dello stato sulle libertà civili: "La proporzionalità degli interventi nei diritti dei cittadini”. Giunge al punto di evocare la sentenza della Corte Suprema di Karlsruhe del 5 maggio scorso, contro il quantitative easing della BCE, di cui la Corte ha chiesto alla banca centrale “ un’adeguata ponderazione delle misure con conseguenze negative (sentenza PSPP del 5 maggio 2020)”. Altrettanto bisogna esigere “proporzionalità” nelle misure di restrizione delle libertà dalla “squadra di crisi”.
Il documento quindi contraddice tutto ciò che il governo federale e il Robert Koch Institute affermano sul Covid-19. Il ministro Seehofer ha sostenuto un approccio rigoroso fin dall'inizio per frenare la diffusione del contagio. Il suo dicastero aveva redatto uno studio a marzo che, nel peggiore dei casi, avrebbe potuto causare centinaia di migliaia di morti se il governo avesse fatto troppo poco. "Molti paesi nel mondo e la maggior parte dei paesi in Europa hanno adottato misure simili", ha dichiarato domenica il ministro. "Le misure finora adottate stanno funzionando".
Affari Italiani
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