"Gli Stati Uniti sembrano destinati a tormentare l'America con miserie in nome della libertà",
il liberatore Simón Bolívar
Gli Stati Uniti vogliono fare accettare un intervento contro il Venezuela con la complicità del cosiddetto “Gruppo di Lima”, composto da 12 Paesi, ossia meno della metà dei membri dell’OSA (Organizzazione degli Stati Americani). Tra i dodici figura, vergognosamente, Panama. È un’iniziativa illegittima e impossibile che vìola scandalosamente la Carta dell’OSA, la Carta dell’ONU e il Diritto Internazionale.La violazione collettiva del Diritto Internazionale è una sommatoria di azioni illecite, che dura da decenni, da quando in Venezuela è arrivato al potere Hugo Chávez e gli Stati Uniti hanno cominciato a perdere privilegi, prebende e vantaggi petroliferi.
Illegalità di un intervento in Venezuela in virtù della carta dell’OSA
A dispetto dell’indiscutibile discredito dell’OSA, la sua Carta è una consacrazione di quei principi del Diritto Internazionale che rendono impossibile un’interferenza individuale o collettiva dei suoi membri negli affari interni ed esterni di altri Stati, e che sono, mutatis mutandi, gli stessi principi dettati dalla Carta dell’ONU. Ne enumero alcuni:
La “Carta democratica” dell’OSA non è applicabile contro il Venezuela perché la “democrazia rappresentativa” che essa pretende sacralizzare confligge con l’articolo 103 della Carta dell’ONU, prevalente su quella dell’OSA:
«In caso di contrasto tra gli obblighi contratti, con il presente Statuto, dai Membri delle Nazioni Unite e gli obblighi da essi assunti in base a qualsiasi altro accordo internazionale, prevarranno gli obblighi derivanti dal presente Statuto».
La Carta dell’ONU non menziona la “democrazia rappresentativa” (obiettivo primario della Carta democratica interamericana dell’OSA) quale modello o sistema politico obbligatorio per i propri membri, perché riconosce che nel mondo esistono forme diverse di organizzazione politica e di governo, come le repubbliche e le monarchie (democratiche o no, presidenziali o parlamentari), i principati, eccetera.
In ogni caso la Repubblica Bolivariana del Venezuela è ben più avanzata delle cosiddette “democrazie rappresentative” della regione (il Venezuela è una democrazia partecipativa) ed è uno dei Paesi più democratici del mondo, come dimostrano la sua storia e l’esperienza politica attuale e come riconoscono l’ONU, organizzazioni internazionali per i diritti umani, personalità e associazioni di prestigio, tra cui la Fondazione Carter.
Chi sono i membri del “Gruppo di Lima”?
Con che diritto questo Stato canaglia nega al popolo venezuelano il diritto all’esistenza?
Il caso particolare di Panama
A quale moralità fa appello Panama per distruggere il diritto del Venezuela all’autodeterminazione, quando Guillermo Endara, primo presidente fantoccio dopo l’invasione e presidente del Partito Panameñista (il partito dell’attuale presidente Juan Carlos Varela), sottoscrisse l’Accordo Arias Calderón-Hinton (1991), base dei trattati Salas-Becker del 2002, trattati che hanno consegnato Panama a sedici agenzie federali degli Stati Uniti, tra cui il Pentagono, l’US Army, l’US Air Force, l’US Navy e il Servizio Guardacoste USA? Queste istanze statunitensi possono fare nuovamente di Panama una piattaforma per le aggressioni del SouthCom.
Che diritto ha Panama d’interferire negli affari del Venezuela, quando i governi panamensi hanno tollerato senza fiatare le annuali manovre Panamax (2003-2018), svolte dai Paesi della regione e dalle potenze della NATO in base a un trattato tra Cile e Stati Uniti? Questo trattato, firmato nel 2003, vìola il Trattato di Neutralità e la Costituzione panamense. Panama lo disconosce e non l’ha sottoscritto.
Che diritto ha il presidente del Panama, Juan Carlos Varela, di sottoscrivere l’Accordo Nuovi Orizzonti 2018, che può servire a coprire un intervento contro il Venezuela, quando questo trattato vìola il Trattato di Neutralità, la Costituzione di Panama e il Diritto Internazionale?
Che diritto ha il presidente di Panama d’intraprendere azioni contro il Venezuela, quando i Trattati Salas-Becker, di cui fa parte l’Accordo Nuovi Orizzonti, non furono mai sottoposti all’approvazione dell’Assemblea Legislativa o Nazionale panamense e non sussiste quindi l’obbligo costituzionale di adempierli?
L’ex presidente di Panama, Mireya Moscovo, membro del Partito Panameñista, si è coperta di disonore per aver sottoscritto l’insieme dei Trattati Salas-Becker, dal 2001 al 2004 (a eccezione dell’Accordo Arias Calderón-Hinton del 1991), e per aver amnistiato illegalmente, su richiesta del generale Colin Powell (chiamato “il macellaio di Panama” [4]), Luis Posada Carriles, il terrorista confesso che nel 2002 tentò di assassinare il presidente cubano Fidel Castro. L’amnistia è stata annullata dalla Corte Suprema di Giustizia, ma Posada Carriles già era uccel di bosco.
L’ex presidente Moscovo autorizzò anche il trattato Alemán Zubieta-Becker (del 1° aprile 2002), sottoscritto dall’amministratore dell’Autorità del Canale, Alberto Alemán Zubieta, che non ne aveva assolutamente la facoltà e che, questo è il colmo, li ha firmati in inglese, sebbene la Costituzione consacri lo spagnolo lingua ufficiale di Panama: l’ex presidente e l’ex amministratore del canale sono entrambi andati oltre le loro prerogative (cfr. la Costituzione Nazionale della Repubblica di Panama, art. 191).
Sebbene il Gruppo di Lima non abbia alcuna autorità morale o legale per attaccarlo, gli Stati Uniti insistono a voler invadere il Venezuela con la complicità di governi non rappresentativi, anacronistici, illegali e nemici del Diritto Internazionale, che approfittano del periodo di carnevale (martedì 20 febbraio) per dimenarsi nella scia del loro dio Momo [divinità minore della mitologia greca, personificazione della maldicenza e della beffa, ndt], gli Stati Uniti, schierati dietro la bandiera infame di un nuovo “intervento umanitario”.
Il tralignamento della “responsabilità di proteggere” sotto pretesto umanitario
Gli interventi umanitari, che dovrebbero proteggere le vittime delle guerre quando il potere sovrano di una nazione non vuole o non è in grado di assumersene in proprio la responsabilità, sono stati snaturati dai poteri egemoni per mascherare i loro misfatti di predatori [5].
Nella riunione dell’ONU in America Centrale (San Jo
sé, 2005), convocata dalla Fondazione ARIAS, personalmente mi opposi, come presidente di SERPAJ-Panama, all’adozione in blocco del progetto. Talvolta, si conferisce il “diritto di proteggere”, inerente a un intervento umanitario del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, a un’intesa regionale, come la NATO, o a un gruppo di Stati.
In Jugoslava un “intervento umanitario” avrebbe dovuto impedire la pulizia etnica di Slobodan Milosevic in Bosnia. Invece la NATO (si legga Stati Uniti) invase la Jugoslavia, unico Paese europeo a non far parte di quest’organizzazione, smembrò il Paese in funzione degli interessi geopolitici dell’Impero americano e lo fece sprofondare nella rovina.
La verità si seppe troppo tardi:
«Dieci anni dopo che Slobodan Milosevic, presidente della scomparsa Jugoslavia, fu trovato morto in strane circostanze, mentre era in prigione, la Corte Penale Internazionale l’ha assolto dalla responsabilità dei supposti crimini di guerra commessi in Bosnia…
Slobodan Milosevic fu vilipeso in modo sistematico da tutta la stampa occidentale e dai politici di tutti i Paesi della NATO. I mezzi di comunicazione dell’epoca lo qualificarono come il “macellaio dei Balcani” e lo compararono a Hitler. Milosevic fu accusato di “genocidio” e di essere “un mostro assetato di sangue”, così titolavano i principali giornali europei e statunitensi del tempo.
E fu grazie a questo cliché fasullo che si giustificarono, non solo le sanzioni economiche contro la Serbia, ma anche la spietata guerra del Kosovo» [6].
Nel 2011, in Libia, un “intervento umanitario” avrebbe dovuto mettere fine alla violazione dei diritti umani del “dittatore” Muammar Gheddafi. Se ne incaricò la NATO (Stati Uniti), in nome del “diritto di proteggere” una popolazione “indifesa”. In sette mesi 40.000 bombe e missili furono sganciati sulla popolazione e, grazie all’aiuto di spie, terroristi e mercenari stranieri, 120.000 libici furono uccisi. Gheddafi fu assassinato in maniera atroce e particolarmente perversa, le industrie e il petrolio furono accaparrati, il Paese fu condannato a un inferno perpetuo. I libici di “pelle scura” furono eliminati dal governo, sebbene quello stesso anno (2011) il Consiglio per i Diritti Umani dell’ONU si fosse congratulato con Gheddafi per i progressi della Libia nel campo dell’uguaglianza razziale. Solo più tardi si seppe che il tentativo di Gheddafi di sostituire il dollaro con una moneta comune africana costituì una delle vere ragioni dell’intervento “umanitario”.
Nel caso di Panama, gli Stati Uniti non si presero la briga di informare né l’OSA né l’ONU, e nemmeno il loro Senato, cui sarebbe spettata l’approvazione dell’invasione del 1989, ma mentirono e demonizzarono il generale Manuel Antonio Noriega, come emerge dai documenti “segreti e sensibili” del Consiglio di Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti. Da questi stessi documenti viene alla luce che l’obiettivo reale era ottenere l’abrogazione dei Trattati del Canale di Panama e mettere fine ai negoziati tra Giappone e Panama per l’apertura di un nuovo canale [7].
Il 14 febbraio 2018 i dodici ministri degli Esteri del Gruppo di Lima si sono opposti alle elezioni presidenziali anticipate in Venezuela. Secondo loro, e benché le reclamassero sin dalla vigilia della loro convocazione, non ci sono sufficienti garanzie. Anche nel 2014 accadde che i ministri degli Esteri della Lega Araba denunciassero l’elezione presidenziale in Siria, bollandola anticipatamente come “farsa”. Ma gli osservatori internazionali ne attestarono la democraticità.
In Venezuela non ci sono né crisi umanitaria né guerra civile, come non ce n’erano a Panama. C’è un’intromissione negli affari interni ed esterni del popolo venezuelano, intromissione che si manifesta sotto forma di guerre ultramoderne e multiformi, con l’appoggio transazionale di Stati, organizzazioni non governative e personalità che tentano di distruggere la nazione venezuelana, annientare la sua rivoluzione e sottrarle le sue prodigiose ricchezze naturali.
Un intervento contro il Venezuela sarebbe un’aggressione all’America Latina e al bacino dei Caraibi, un passo indietro nella costruzione dell’unità latino-americana, un affronto alla memoria dei libertadores della Nostra America. Per tutte queste ragioni questo intervento è impossibile e non potrà riuscire. Note:
[1] «Mossack-Fonseca, el escándalo Irán-Contras y Noriega», por Julio Yao Villalaz, La Estrella de Panamá , Red Voltaire , 27 de abril de 2016.
[2] L’autore si riferisce al SouthCom, il comando regionale delle forze armate statunitensi cui fanno capo le truppe dispiegate in numerose basi militari USA in America del Sud, in America Centrale e nei Caraibi (nota di Rete Voltaire).
[3] L’autore si riferisce all’intervento militare degli Stati Uniti, giustificato ufficialmente da Washington con la supposta implicazione del generale panamense Manuel Antonio Noriega nel narcotraffico internazionale e con la “minaccia” alla libera circolazione che il progetto di canale interoceanico di Noriega avrebbe rappresentato. Finora non si è potuto accertare il numero dei civili morti per i bombardamenti “chirurgici” dell’US Air Force sui quartieri popolari della capitale, scatenati, come l’invasione, senza previa dichiarazione di guerra da parte di Washington (nota di Rete Voltaire).
[4] Il generale Colin Powell, internazionalmente celebre per aver mostrato, in quanto segretario di Stato dell’amministrazione Bush Jr., al Consiglio di Sicurezza dell’ONU “armi di distruzione di massa” (una fiala di cinque centimetri) che rendevano necessaria l’invasione dell’Iraq, era, all’epoca dell’invasione di Panama, capo di stato-maggiore congiunto degli Stati Uniti (nota di Rete Voltaire).
[5] Dal 2005 l’ONU ha attribuito a ciascuno Stato la responsabilità di proteggere la propria popolazione e, in caso di fallimento, agli altri Stati il diritto d’intervenire in sua vece (nota di Rete Voltaire).
[6] «El Tribunal Internacional de La Haya reconoce tardíamente la inocencia de Slobodan Milosevic», Canarias-Semanal.org (España), 27 de juillet 2016.
[7] Si veda il prossimo libro di Julio Yao El Monopolio del Canal y la Invasíon a Panamá, EUPAN, 2018.
Tradotto in Français Deutsch Português/Galego
Per concessione di Voltairenet
Fonte: https://www.alainet.org/es/articulo/191003
Data dell'articolo originale: 14/02/2018
URL dell'articolo: http://www.tlaxcala-int.org/article.asp?reference=22900
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