22 gennaio 2016

Tlaxcala: “Le lingue devono essere ponti e non muri”

Un’intervista con Fausto Giudice, uno dei coordinatori di Tlaxcala, la rete internazionale di traduttori per la diversità linguistica, realizzata dal sito anglofono russo Fact International.
Potrebbe esporre alle nostre lettrici e ai nostri lettori l’attività del Suo sito, il motivo della sua fondazione e il significato del suo nome?  

Tlaxcala è una rete di traduttori volontari che pubblicano il loro lavoro sul proprio sito. È stata fondata 10 anni fa da attivisti su internet per organizzare e razionalizzare il lavoro di traduzione. Molto spesso il traduttore è isolato e lavora da solo. Allo stesso tempo anche la migliore traduzione deve essere sempre riletta da un madrelingua. Ecco il motivo per cui abbiamo fondato una rete che offre la possibilità di cooperazione tra traduttori. All’inizio eravamo solo in tre, dopo in 5, 10 e ora in 120, ovviamente con livelli di coinvolgimento diversi. Pubblichiamo testi in 15 lingue. In quasi dieci anni abbiamo pubblicato circa 30.000 articoli e documenti (testi, immagini, video e audio).

Molto presto, quando abbiamo iniziato a parlare del progetto, ci siamo accordati sulla necessità di creare una base chiara del nostro lavoro. Abbiamo dunque redatto un Manifesto, in cui spieghiamo la nostra filosofia comune e i nostri principi di base. Prima di entrare a far parte della rete, chiediamo ad ogni traduttore di leggere il nostro manifesto e di comunicarci se lo condivide.
Abbiamo scelto il nome Tlaxcala per diffondere il seguente messaggio: un popolo o una comunità oppressa da un impero non deve fidarsi di un altro impero per conquistare la propria libertà. Il popolo di Tlaxcala infatti in Messico aveva sostenuto i conquistatori spagnoli per distruggere il regno degli aztechi. Ma dopo aver fatto il lavoro, i “liberatori” europei si occuparono anche del popolo di Tlaxcala che a sua volta venne parzialmente eliminato.

L’obiettivo principale che perseguiamo dalla fondazione consiste nel lottare contro il monopolio imperialista della lingua inglese su internet. Questo monopolio non è solo linguistico, ma anche culturale, ideologico e infine politico.  Infatti la Neolingua utilizzata dal Ministero della Verità nel romanzo di Orwell 1984, è l’inglese! Il dominio imperialista è percepibile ovunque. Per citare un esempio: Le Nazioni Unite hanno sei lingue ufficiali: inglese, francese, spagnolo, russo, arabo e cinese. E vige anche l’obbligo di pubblicare tutti i documenti in queste lingue. Ma molti, se non la maggior parte, dei documenti dell’ONU vengono pubblicati solo in lingua inglese o forse anche in francese e spagnolo, ma non in russo, arabo o cinese. Alcuni rapporti molto importanti sulla Palestina e la Siria non esistono neppure in lingua araba. Lo stesso vale per le organizzazioni gestite dall’Occidente, dal Fondo Monetario Internazionale fino all’UE. Si comincia a parlare la loro lingua, e alla fine si pensa come loro. Inoltre la maggior parte dei madrelingua inglese, partendo dai 323 milioni di US-americani, sono monolingui. Cioè non sono in grado di parlare un’altra lingua che l’inglese. Questo fatto contribuisce all’indottrinazione nel pensiero unico, la pensée unique come dicono i francesiLa traduzione di testi da altre lingue in inglese va dunque considerata come un tipo di lavoro umanitario e/o una terapia per persone che hanno subito un lavaggio del cervello per aiutarle a correggere la loro visione distorta ad esempio su Palestina/Israele, sul Venezuela, sui paesi dell’ex unione sovietica, in altre parole il Resto del mondo.

Naturalmente non possiamo concorrere con i media dominanti, visto che questi hanno un millione più mezzi di noi: paragonati con quella grande industria, siamo solo artigiani. Loro raggiungono milioni di persone, noi solo decine di migliaia. Ma in ogni caso facciamo parte dei media alternativi globali che influenzano in modo non trascurabile i media dominanti dunque anche la formazione dell’opinione pubblica. I documenti che pubblichiamo spesso vengono ripubblicati e trovano il loro percorso attraverso la giungla dell’internet. Il fatto che siamo tutti volontari e il nostro lavoro è completamente senza scopo di lucro, ha sia vantaggi che svantaggi. Il vantaggio consiste nella piena libertà da ogni pressione e da ogni potere. Gli svantaggi consistono nella nostra estrema povertà che non ci permette di poter vivere di questo lavoro. Per questo dobbiamo guadagnare il nostro pane da un’altra parte. Questo ovviamente limita il potenziale dei nostri associati di poter esercitare un lavoro regolare con scadenze rigorose.  


Alcune regioni in cui viene suddiviso il materiale sul Suo sito si sovrappongono. Questo non crea confusione quando si pubblicano i materiali?  

Tutti i tipi di categorizzazione sono imperfetti. Noi abbiamo combinato la suddivisione geografica con quella tematica. Questo fatto spesso ci costringe a scegliere dove pubblicare un articolo. Se ad es. abbiamo del materiale sul conflitto russo-turco sulla Siria, ci chiediamo dove inserirlo. Va inserito nel settore Umma (sui paesi arabo-islamici di cui fa parte anche la Siria) o nel settore Europa (di cui fa parte la Russia) o nei temi universali (siccome sono coinvolti diversi paesi)? Decidiamo caso per caso. Non è poi così importante visto che la gente si orienta sulla base dei tag che inseriamo alla fine di ogni articolo, più che secondo le rubriche. Visto che da noi le analisi sono prioritarie rispetto alle “notizie a caldo”, il nostro sito va visto come una biblioteca di riferimento più che come un giornale online. Gli articoli che dopo alcune ore non sono più attuali non ci interessano.
http://tlaxcala-int.org/upload/gal_12719.jpg
Jaume Plensa, Spillover II

L’autore radicale di sinistra russo Alexander Tarasov insiste sul fatto che la sinistra deve apprendere ed utilizzare le lingue rare. In questo approccio egli vede un mezzo di opposizione all’imperialismo. Che legame vede tra la lotta all’imperialismo e il sostegno delle lingue rare? 

In tutto il mondo ci sono 6.000 lingue. Ogni due settimane ne scompare una.  Se questa tendenza persiste, alla fine di questo secolo il 90% delle lingue umane sarà estinto. In realtà accade esattamente lo stesso con la diversità linguistica che con la biodiversità, con le specie che si estinguono a causa del riscaldamento globale. Per questo ci si deve impegnare nella difesa e protezione della diversità linguistica allo stesso modo in cui ci si lotta per la biodiversità.
Per poter combattere l’imperialismo in modo efficiente si devono conoscere almeno due lingue, ovvero quella dell’impero e la propria, e se possibile almeno una o due lingue in più per poter costruire delle alleanze. Nel sito di Tlaxcala abbiamo cercato di creare degli spazi per le cosiddette lingue rare: esperanto (con 100.000-10 milioni di parlanti) e tamazight (con 45 milioni di parlanti, senza uno statuto chiaro nei paesi in cui la lingua viene parlata, ovvero dal Marocco all’Egitto). Ma questi settori non sono molto attivi visto che ci mancano le risorse umane sufficienti. Avere la possibilità di poter pubblicare in tante lingue rimane un sogno. Si deve guardare in faccia alla realtà: è difficile mobilizzare le persone affinché partecipino ad un progetto se non si hanno altri mezzi che la buona volontà e un paio di computer!


I movimenti nazionalisti sono a favore dell’imposizione obbligatoria di una lingua nazionale all’interno dei confini dei loro stati. Questo principio viene praticato fino all’estremo dalla Turchia. Lo difendono anche i nazionalisti ucraini. C’è stato il tentativo di vietare la lingua russa che fu un catalizzatore della ribellione anti-maidan in Ucraina. Che alternativa vede al principio di una lingua ufficiale obbligatoria?

La risposta alternativa ad un’ideologia non può consistere in un’altra ideologia, ma solo nella realtà. Nelle questioni linguistiche che suscitano numerose passioni l’unico metodo consiste nell' esaminare la realtà, traendone poi le conclusioni. I bambini dovrebbero sempre imparare a leggere e a scrivere nella loro lingua madre vera e propria e non nella lingua “ufficiale”, se desiderano diventare degli adulti con una buona padronanza degli strumenti di base. Appena quando padroneggiano bene questi strumenti di base, possono poi esser introdotti in una seconda o terza lingua. La maggior parte dei paesi dell’ex blocco socialista sono bilingui o plurilingui. Dunque dovrebbero introdurre più di una lingua come lingua ufficiale e/o nazionale. L’errore che commette la maggior parte dei nazionalisti in tutto il mondo consiste nel fare delle lingue dei muri, mentre invece dovrebbero essere dei ponti. L’autore algerino Kateb Yacine una volta disse “Il francese è il nostro bottino di guerra”, impegnandosi a favore del mantenimento della lingua francese come una delle lingue dell' Algeria, accanto all’arabo (e al tamazight, il cosiddetto berbero).


Il traduttore automatico di Google si espande di continuo. Alla sua lista si aggiungono sempre più lingue asiatiche ed africane. Non rappresenta una minaccia potenziale per i vostri progetti?

Un mezzo efficiente ed affidabile di traduzione automatica per me sarebbe un vero e proprio sogno. In questo modo potremmo dedicare il nostro tempo e la nostra energia a dei compiti molto più importanti. Ma il percorso è ancora lungo. Come spiega Umberto Eco: i traduttori automatici vengono alimentati con dizionari invece che con enciclopedie. Possono tradurre frasi più o meno semplici e brevi, ma non testi più lunghi e complessi. Infatti in questo secondo caso il risultato è un casino totale. E per correggere una traduzione fatta da un traduttore automatico ci vuole quasi lo stesso tempo che per tradurre il testo da zero. Visto che siamo tutti volontari e il nostro lavoro non viene retribuito, non abbiamo nulla da perdere. Dunque diamo il caloroso benvenuto a qualsiasi robot intelligente! Добро пожаловать в любой действительно умного робота! Ma nel frattempo abbiamo urgente bisogno di nuovi collaboratori che traducono dal russo e verso il russo (ed altre lingue). Ogni volontari@ è benvenut@! Ci scriva! http://www.tlaxcala-int.org/contact.asp

Per concessione di Tlaxcala
Fonte: http://fact.international/2016/01/languages-should-be-bridges-not-walls-/
Data dell'articolo originale: 08/01/2016
URL dell'articolo: 
http://www.tlaxcala-int.org/article.asp?reference=17084 

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