Come
informa nella sua edizione di oggi, domenica
11, una cataratta di minacce si è riversata su Facebook contro i
disegnatori del prestigioso quotidiano israeliano Haaretz per
un’immagina pubblicata questo fine settimana.
In essa, su un fondo completamente nero, si legge
quanto segue:
“10 giornalisti assassinati nell’attacco a Charlie Hebdo a Parigi e 13 giornalisti assassinati nell’attacco della scorsa estate a
Gaza”. E, in mezzo, una legenda che dice “Io sono Charlie”, “Io sono Gaza”.
La
furia dei razzisti israeliani si è scatenata
quando il politico di ultra-destra, Ronen Shoval, ha preteso
un’inchiesta per determinare se, con la pubblicazione di questo disegno,
il quotidiano fosse incorso nel reato di “propaganda
disfattista” contemplato e punito dal codice penale israeliano.
I
commenti seguiti al post di Shoval sono stati
una dimostrazione della putrefazione ideologica che si è impadronita
di un settore della società israeliana, contagiata dal peggio
dell’estrema destra fascista europea.
Tra
i commenti suscitati dall’intervento di Shoval
ve n’erano alcuni che dicevano cose come: “Con l’aiuto di Dio, i
giornalisti di Haaretz verranno assassinati come in Francia”; “Perché
non c’è un attacco terroristico ad Haaretz?”; “Spero che il
terrorismo raggiunga anche Haaretz”; “Dovrebbero morire” diceva un
commento, riferendosi ai disegnatori. Altri erano anche peggio.
Shoval ha promesso che li avrebbe cancellati
rapidamente dalla sua Facebook e che capiva che queste esortazioni dei suoi followers erano un incitamento all’assassinio.
Ma ha sottolineato con insolenza “nello stesso
spirito io chiedo loro di eliminare quella caricatura immediatamente”
Cioè un leader neonazista si attribuisce il
diritto ad esercitare la censura di stampa!
Uno
delle firme famose di Haaretz, Gideon Levy,
conosciuto per il suo atteggiamento critico verso le politiche del
governo israeliano riguardo alla questione palestinese e ai territori
occupati, ha ricevuto per posta elettronica un messaggio
nel quale viene minacciato di morte.
C’è
da sperare che alcuni cambiamenti che ci
sono stati nella società israeliana in tempi recenti permettano di
isolare questi ripugnanti mostri e di aprire una strada che renda
possibile un accordo giusto e sostenibile con i palestinesi,
per mettere fine a più di 60 anni di dolore morte in quella convulsa regione del
pianeta.
(*) Politologo argentino.
da: rebelion.org; 12.1.2015
(traduzione di Daniela Trollio Centro di Iniziativa
Proletaria “G.Tagarelli”
Via Magenta 88, Sesto S.Giovanni)
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