15 gennaio 2015

Da Charlie Hebdo ai segreti di stato, così si distinguono i fatti dai deliri

Si è letto e ancora si legge di tutto. Come fa un terrorista a dimenticare la patente in macchina? Sul marciapiede dopo l’uccisione del poliziotto non si vede traccia di sangue, dunque non è stato ucciso. Bernard Maris, economista di fama che criticava la grande finanza mondiale ucciso insieme a dei vignettisti: non sarà mica una coincidenza. Gli autori delle stragi di Parigi dunque? Ovvio, i servizi segreti dei paesi occidentali che in questo modo potranno scatenare una guerra contro l’islam, come già successe dopo l’11 settembre quando vennero invasi Afghanistan prima e Iraq dopo. Il complottismo è la merce più apprezzata in questi anni, si sa.
Secondo Marcello Foa, intervistato da ilsussidiario.net, ad alimentare queste teorie sono le stesse istituzioni che, come dimostrano casi eclatanti, forniscono versioni ufficiali non attendibili o si rifiutano di dire tutto quello che sanno.

Il complottismo è più vivace che mai, lo vediamo anche dopo gli eventi di Parigi: secondo lei in cosa consiste, gusto nell’eccitare le fantasie o provocazioni da prendere seriamente?
Purtroppo il complottiamo è il risultato di una serie di episodi storici anche recenti dai quali risulta che l’informazione ufficiale non era quella attendibile. Quando questo si verifica con una certa frequenza genera in una parte della popolazione un sentimento di diffidenza che poi porta nei lettori più attenti a un esame critico della realtà come giustamente deve essere, e nei lettori più esasperati o più estremi a letture che sono automaticamente di tipo complottistico.

E’ un fenomeno recente?
Questo tipo di letture è sempre esistito. Penso però che sia sintomatico il fatto che ci sia oggi una crisi di fiducia nelle istituzioni e quando c’è questa crisi di fiducia questo tipo di letture si diffonde in modo maggiore.

Proviamo a vedere alcune teorie complottiste dei fatti di Parigi. Qualcuno ha detto che un terrorista non farebbe mai la sciocchezza di lasciare la patente nella macchina usata per gli stessi attentati.
Molti giornali anche francesi hanno avanzato diverse teorie su questi fatti. E’ infatti doveroso da parte di un giornalista cercare di capire, scavare, mettere insieme tutte le tessere del puzzle. Un episodio come questo della patente dimenticata non può non essere rilevato. E’ veramente molto strano che un terrorista che va a fare una strage di questo tipo poi compia una leggerezza di questo livello. Ma da qui a dire che si tratta di un complotto ce ne vuole.

Però è proprio su questi episodi che nascono le teorie più fantasiose.
Il problema è che è giusto rilevare le anomalie, è sbagliato arrivare subito alle conclusioni. E’ questo che distingue il giornalista indipendente e con spirito critico dai siti complottisti. E’ un peccato che su queste tematiche non si riesca mai a ragionare in maniera serena.

Si è poi detto, esattamente come per l’11 settembre, che a compiere le stragi di Parigi siano stati i servizi segreti degli stessi paesi occidentali in modo da avere la giustificazione per attaccare le nazioni islamiche e scatenare nell’opinione pubblica l’odio verso l’islam.
Personalmente lascio perdere le teorie complottiste, ma non trovo esaustivo neanche il rapporto ufficiale ad esempio dei fatti dell’11 settembre 2001.

Cioè?

Ci sono fior di deputati americani ed esperti che hanno chiesto che alcuni aspetti, ed è questa la vera analogia con i fatti di Parigi, a proposito di alcuni buchi, degli errori e delle leggerezze commesse dalle forze di sicurezza americane l’11 settembre così come sono state commesse dai servizi segreti francesi adesso, venissero indagati fino in fondo per trovare i responsabili. La sequenza di errori in entrambi i casi è stata colossale.


Invece cosa è successo?

In democrazia ci si aspetta che i dubbi vengano analizzati e spiegati all’opinione pubblica con estrema trasparenza e onestà intellettuale. La critica principale rivolta al rapporto sull’11 settembre è che quando si arriva a questi aspetti il rapporto svincola o pone il segreto di stato. E’ questo tipo di ritrosia da parte delle istituzioni ad andare fino in fondo fino ad ammettere i propri errori che alla fine alimenta i sospetti più atroci.

Colpa dei cosiddetti segreti di Stato?

Fino a quando non ci sarà trasparenza assoluta come ci dovrebbe essere in democrazia le teorie complottiste e i sospetti continueranno a essere alimentati.


Ne sappiamo qualcosa in Italia con le centinaia di depistaggi sul caso Ustica.

Quello ormai è un segreto di pulcinella, ma facciamo un esempio recente.

Ci dica.

Nel 2013 siamo andati sull’orlo di un attacco massiccio nei confronti della Siria perché si era detto che il governo di Assad aveva usato le armi chimiche mentre invece poi è venuto fuori che a usarle erano stati quelli che di lì a poco sarebbero diventati i terroristi di Isis al fine di scatenare una guerra che ribaltasse il regime di Assad da parte dell’occidente.


Questo cosa ci dice?

Un libro di due esperti cinesi degli anni 90, “Guerra senza limite”, indicava il terrorismo, l’uso dei media e la manipolazione dei mercati come gli elementi delle moderne guerre. Se rileggiamo i fatti degli ultimi 15 anni le intuizioni di questi cinesi sono state confermate. L’esempio della Siria è drammatico, ma anche gli attentati di Parigi sono stati compiuti con armi rudimentali e da pochissime persone e sono riusciti a infliggere danni enormi. Viviamo in un mondo molto complesso e così dovrebbero vederlo i giornalisti che invece si fermano alle verità formali o più appariscenti.


Fonte:  www.ilsussidiario.net

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