A Gaza continua l’offensiva di Israele
per schiacciare la resistenza palestinese, ultimo diaframma che si
frappone all’egemonia economico/militare dei sionisti sulla Striscia.
Insieme all’embargo, che dopo la vittoria di Hamas ha schiacciato i
territori arabi, i ripetuti attacchi di Israele rappresentano una
tessera del mosaico di conflitti, che negli ultimi anni hanno
insanguinato il Medio Oriente.
I pretesti di questa nuova invasione non
sono altro che l’ennesima ricerca fittizia del “casus belli” per
proseguire il genocidio palestinese, per impossessarsi di tutta la terra
di Palestina eliminando ogni limitato insediamento palestinese,
concentrato ormai solo in due isole di Gaza e Cisgiordania circondate
dal muro e presidiate dall’esercito israeliano. Per i sionisti, i
palestinesi sono il motore della loro economia, costituendo un grande
esercito di riserva utilizzati nella produzione sionista, nelle grandi
fabbriche israeliane e nelle multinazionali che investono in Israele,
impiegati come schiavi, sottopagati e senza diritti.
Nell’ottica
sionista, i palestinesi crescono però a livello demografico molto più
velocemente di quanto serve ai loro interessi, per questo è costante il
genocidio sionista per ridurre al minimo indispensabile la popolazione
palestinese, boicottando allo stesso tempo ogni possibilità di
organizzazione della Palestina, impedendo la pesca, sabotando le
centrali che producono energia a Gaza e Cisgiordania, versando negli
acquedotti di Gaza e Cisgiordania acque reflue sull’acqua potabile,
l’insabbiamento dei pozzi ecc… Pertanto si tratta di una operazione
sistematica per ridurre al minimo la popolazione palestinese da
conservare in stato di schiavitù secondo le necessità della borghesia
israeliana e internazionale.