[Nota introduttiva: "Il dilemma della Palestina: rivolgersi o non rivolgersi al Tribunale Penale Internazionale"
è stato pubblicato il 13 luglio del 2014 sul sito Middle East Eye, un
portale che consiglio a tutti coloro che hanno interesse per i problemi
del Medio Oriente; il post che segue rappresenta un testo un po’
rivisto, sebbene contenuto nella struttura dell’originale. La
plausibilità politica di fare appello alla Corte Penale Internazionale
per poter indagare sulle accuse di criminalità indirizzate a Israele
aumenta ogni giorno.]
Dal momento in cui quest’ultima considerevole
operazione militare di Israele contro Gaza ha avuto inizio l’8 luglio
scorso, si sono succedute con una certa frequenza proposte per accusare
Israele come colpevole di crimini di guerra, e che la Palestina debba
fare del proprio meglio per attivare la Corte Penale Internazionale nel
proprio interesse. Queste le prove che supportano in maniera
schiacciante le fondamentali accuse palestinesi: Israele è colpevole sia
di aggressione in violazione dello Statuto dell’ ONU che in flagrante
violazione dei propri obblighi come forza occupante, secondo la
Convenzione di Ginevra, di salvaguardia della popolazione civile di un
popolo occupato; Israele sembra colpevole dell’eccessivo e
sproporzionato uso della forza contro l’inerme società della Striscia di
Gaza; inoltre Israele, in un vasto insieme di altri reati, sembra
colpevole di aver commesso crimini contro l’umanità, data l’imposizione
di un regime di apartheid in Cisgiordania e attraverso il trasferimento
di popolazione verso un territorio occupato, comè stato il caso col suo
massiccio progetto d’insediamento di coloni.
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