16 marzo 2014

L'Unione €uropea salva i profitti dei monopoli liquidando i Diritti Lavorativi

L'Unione Europea nasce per amministrare gli affari comuni dei monopoli europei, migliorare la loro posizione nella lotta interimperialista e organizzare la spoliazione della classe operaia elevando il tasso di sfruttamento, per mantenere la sua quota di profitto nelle condizioni di decomposizione e di crisi generale del capitalismo. I governi borghesi dell'Europa imperialista deregolamentano i rapporti di lavoro a tappe forzate sotto la guida della Commissione europea. In coincidenza con l'inizio della crisi attuale, nella sua Comunicazione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni, del 27 giugno 2007, la Commissione formulò i cosiddetti "principi comuni di flessicurezza: più e migliori (!) posti di lavoro grazie alla flessibilità e alla sicurezza".

L'attuazione di questi "principi comuni" è stata sviluppata nelle successive controriforme del diritto del lavoro dei governi borghesi, sia della destra conservatrice che della socialdemocrazia sostenuta dal riformismo. Le conseguenze che si sono avute e si continuano ad avere sulla quantità e qualità dell'occupazione sono ben note. Si rende meno costosa la manodopera sia attraverso la contrattazione precaria, sia modificando le normative del lavoro, in costanza di lavoro o con la riduzione delle tutele del licenziamento attraverso una moltitudine di norme che hanno reso la mobilità in uscita sempre più facile e meno costosa per gli imprenditori. Si abbassano i costi di produzione riducendo il prezzo della forza-lavoro al di sotto del suo valore di riproduzione (i salariati hanno sempre ricevuto molto meno del valore che producono: la novità è che adesso ricevono meno di ciò che è necessario per sopravvivere). L'aumento della competitività e della produttività delle imprese monopolistiche si ottiene distruggendo massicciamente le forze produttive e gettando nella disoccupazione e miseria decine di milioni di persone in tutta Europa.


Dalla rivoluzione industriale, dagli albori stessi del capitalismo l'intervento dello stato e il diritto borghese nei rapporti tra borghesia e proletariato è consistito praticamente nel dichiarare illegali, perseguire e reprimere brutalmente ogni forma di organizzazione e di lotta sviluppate dalla classe operaia per difendersi dallo sfruttamento e dall'abuso padronale.

La lotta di classe, lo sviluppo di poderose organizzazioni internazionali di classe, dei sindacati e dei partiti operai in tutti i paesi, le importanti vittorie ottenute dalla classe operaia e dei suoi partiti comunisti in ambito nazionale e internazionale nella prima metà del XX secolo e il suggestivo esempio dei paesi socialisti (settimana di lavoro di cinque giorni, ferie pagate, maternità, copertura sanitaria universale, le norme di sicurezza sul lavoro) hanno costretto alcuni stati capitalisti a pagare un prezzo che consideravano preferibile allo scoppio delle rivoluzioni sociali nei propri paesi: introdurre nel loro sistema giuridico istituzioni, principi e diritti lavorativi e sindacali come il diritto di sciopero e di azione sindacale, la contrattazione collettiva, la responsabilità oggettiva del datore di lavoro negli incidenti sul lavoro, il salario minimo, la giornata di 8 ore, l'indennità di licenziamento, il riposo settimanale, le ferie annuali, i diritti e la sicurezza sul lavoro, o i diritti pensionistici.

Il diritto del lavoro che è adesso demolito dai monopoli e dai loro amministratori, l'UE e i singoli governi dei suoi stati membri, è quindi una conquista storica della classe operaia.

La normativa europea del lavoro e, in applicazione dei suoi "principi comuni", l'ultima controriforma del lavoro del governo capitalista spagnolo "adegua ai tempi la legislazione sul lavoro implementando un insieme di misure che cercano di aumentare i margini di decisione aziendale nella gestione della manodopera contrattualizzata". Le misure che presumibilmente modificano i diritti e gli obblighi degli imprenditori e dei lavoratori, in realtà distruggono solo i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici e aprono la strada alla dittatura assoluta dei padroni. L'unica legge sicura è quella del massimo profitto. La distruzione del diritto del lavoro è accompagnata dalla criminalizzazione della lotta di classe operaia e dalla persecuzione padronale e statale contro le sue organizzazioni e i suoi dirigenti.

Il presunto ruolo dello stato di "ombrello" e "arbitro" tra le classi ha perso di ogni credibilità. Lo stato e le unioni imperialiste interstatali mostrano senza vergogna la loro essenza di apparato violento di dominio nelle mani di coloro che possiedono i mezzi di produzione. L'Unione Europea getta la maschera e svela la sua vera natura e il carattere reazionario e imperialista, di nemica della classe operaia e strumento dei monopoli.

L'UE pianifica ed esegue la demolizione dei diritti del lavoro e liquida quelli strappati in secoli di lotta operaia.

La storia non può tornare indietro. Non recupereremo i diritti perduti, né conserveremo quelli che ancora rimangono, e tanto meno conquisteremo nuovi spazi senza rompere con l'Unione imperialista del capitale e della guerra, senza rompere con il sistema capitalista che, come un vampiro, nutre il suo organismo in decomposizione con il sangue vivo dei lavoratori e delle lavoratrici, dei pensionati e della gioventù operaia.

"Il diritto è la volontà della classe dominante elevata a legge" (K.Marx)

Avremo un vero diritto del lavoro, un diritto operaio e socialista, quando a decidere saremo noi che produciamo, quando il potere sarà di chi lavora. La liquidazione assoluta delle garanzie e dei diritti lavorativi mette fuori gioco le pratiche sindacali basate sull'assistenzialismo e sulla gestione, annulla la tesi capitolatrice del patto sociale con cui per anni è stato diviso, ammanettato e imbavagliato il movimento operaio, sostituendo alla lotta organizzata della classe, il consenso e la collaborazione con il nemico.

Oggi non c'è posto per la confusione, l'obiettivo è chiaro: unire la classe operaia, elevare la lotta economica contro i monopoli a lotta politica, contro il loro stato e le loro unioni imperialiste, costruire il fronte operaio e popolare capace di unire tutte le lotte in una sola lotta strategica, per spezzare la dittatura dei monopoli, le loro strutture imperialiste e il parassitario sistema di sfruttamento. O questo, o la miseria.

USCITA DALL'EURO, DALL'UE E DALLA NATO

SOCIALISMO O BARBARIE



Marina Quintillán | unidadylucha.es
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

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