C’è un modo di vedere la bancarotta di Detroit – la più grande
bancarotta tra tutte le città americane – ed è quello del fallimento
delle trattative politiche sulla suddivisione dei sacrifici finanziari
tra creditori, lavoratori e pensionati di una città, e la conseguente
necessità di far ricorso a una decisione della magistratura. Oppure può
essere interpretata come il risultato inevitabile di decenni di accordi
sindacali che offrivano ai lavoratori della città pensioni e servizi
sanitari inadeguati e inaccettabili.
Ma c’è un altra storia di
fondo qui, e si replica su tutto il territorio Americano: è sempre più
ampio tra gli americani il divario tra fasce di reddito. Quarant’anni
fa, la maggior parte delle città (Detroit compresa) presentavano un mix
bilanciato tra benestanti, classe media e non abbienti. Ora, ogni gruppo
tende ad isolarsi sempre più, ognuno nella propria città — ognuno nel
proprio regime fiscale che consente, da una parte, scuole eccellenti,
parchi curatissimi, sicurezza affidabile, trasporti efficienti ed altri
servizi ineccepibili, e dall’altro scuole orrende, parchi
semi-distrutti, alto tasso di criminalità e servizi pubblici scadenti.
La divisione geo-politica è diventata così marcata che essere ricco oggi
in America significa poter fare del tutto a meno di incontrare o
frequentare chi non lo è.
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