19 febbraio 2013

L'U€ NEL 2013: BANCAROTTA ECONOMICA E DITTATURA POLITICA

Ecco le cifre ufficiali alla fine del 2008: il disavanzo totale di tutti gli Stati dell’UE ha raggiunto 7.800 miliardi; alla fine del 2009, 8.900 miliardi; alla fine del 2010, 9.600 miliardi e alla fine del 2011, 10.300 di euro. Ciò corrisponde ad una percentuale del prodotto interno lordo (PIL) totale di tutti gli Stati membri dell’UE nel 2008 di 62,5%, nel 2009 di 74,8%, nel 2010 dell’80,0% e nel 2011 dell’82,5%. Per i 17 Stati della zona euro, i numeri sono ancora peggiori. (Ad esempio: il rapporto tra debito pubblico – cioè, la percentuale del debito pubblico in rapporto al PIL – della Svizzera si attesta a fine 2011 al 52%, mentre un anno prima, era ancora il 55% e nel 2012 ha continuato a scendere fino al 51%).
Di Karl Müller
Die EU im Jahr 2013: Wirtschaftlich bankrott wird sie politisch zur Diktatur 

Solo il tempo ci dirà chi dovrà pagare queste somme colossali e come potrà farlo. I cosiddetti piani di salvataggio (“aiuti alla Grecia,” EFSF, MES, finanziamenti mirati, acquisti di obbligazioni da parte della BCE, ecc.) hanno lo scopo di far credere ai cittadini degli Stati membri dell’UE che si può risolvere il problema del debito attraverso una ridistribuzione tra gli Stati “ricchi” e gli “stati poveri” nell’UE. Ma se guardiamo più da vicino, tutti questi piani di salvataggio non portano esattamente ad una ridistribuzione tra Stati, ma una redistribuzione tra tutti gli Stati a spese dei contribuenti e a beneficio di un gruppo selezionato del grande capitale

La speranza che alcuni paesi, tra cui in primo luogo la Germania, sarebbero i soli in grado di farsi carico di tutto ciò, è pura illusione. Nell’UE, il 20% di tutto il debito pubblico è della sola Germania, nel 2011 c’erano 2,1 miliardi di euro che la Repubblica federale, dei Länder e dei comuni dovevano a ogni donatore. La verità è che in Germania, i capitali in mani private raggiungono quasi il doppio. E se si trattasse realmente e onestamente di un nuovo inizio, potrebbe anche essere possibile ammortizzare il debito, con l’aiuto dei cittadini, dove è ragionevole e giusto. Infatti, i cittadini sono sempre pronti a contribuire al bene comune. Ma al giorno d’oggi, tutti sanno che queste azioni di redistribuzione programmate, non sono per il bene comune. Non è accettabile dare più soldi a coloro che ne hanno già in abbondanza.
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