Quinta parte del Documento di analisi e proposte politiche dell'Associazione Riconquistare la Sovranità (i link delle precedenti parti sono indicati in fondo all'articolo): § 8 Riformare le controriforme attuate nell'ultimo ventennio da una classe dirigente esterofila e in preda alla depressione.
Accanto alle direttive e ai
vincoli giuridici provenienti dall’Unione Europea, altre forze, di
natura “culturale”, parallele e in parte coincidenti con quelle
provenienti dall’Unione Europea, sovente riconducibili alla
colonizzazione dell’immaginario degli italiani operata dagli Stati Uniti
d’America, hanno spinto, nell’ultimo ventennio, la classe dirigente
italiana a modificare molteplici settori vitali dell’ordinamento
giuridico italiano.
Tutto è stato riformato o
abrogato: il sistema di distribuzione dei poteri normativi e
amministrativi tra Stato ed enti locali; il sistema elettorale; settori
dell’amministrazione statale affidati ad autorità indipendenti (da
chi?), le quali opererebbero per l’affermazione e la tutela di asserite
esigenze tecniche; l’Università; la Scuola; il processo penale; la legge
fallimentare; il diritto societario; il diritto bancario; il diritto
finanziario; le carriere amministrative; la gestione dei servizi
pubblici locali; il diritto del lavoro subordinato; gli ordini
professionali e le libere professioni; le autorizzazioni all’esercizio
del commercio; il diritto industriale; e così via.
Gran parte della disciplina
relativa all’intervento pubblico nell’economia è stata smantellata e con
essa gran parte delle imprese pubbliche sono state privatizzate.
Tutte le riforme sono andate
nella medesima direzione, suggerita o anticipata dal diritto
statunitense o imposta dal diritto dell’Unione europea. A prescindere
dal giudizio sulle singole riforme, talvolta astrattamente apportatrici
di giusti o accettabili principi (ma calati meccanicamente in una realtà
diversa da quella dalla quale sono stati tratti), si è omesso di
considerare che un ordinamento giuridico statale è una realtà organica,
che vive nella storia, realtà che, nei settori nevralgici, va modificata
con grande attenzione e prudenza.
Più riformavamo e più le cose
peggioravano. Più riformavamo e più problemi sorgevano. Più riformavamo e
più diminuiva la nostra competitività rispetto agli altri stati, non
soltanto europei. Il fenomeno non ha eguali negli altri stati europei e
costituisce al tempo stesso la ragione dell’indebolimento dell’Italia e
la prova che la classe dirigente italiana dell’ultimo ventennio
(indifferentemente di centrodestra e di centrosinistra) è stata
sciagurata e sarà irrevocabilmente condannata dal tribunale della
storia. Non che gravi cedimenti non si fossero verificati anche nel
decennio precedente; tuttavia nell'ultimo ventennio le riforme
degenerative si sono moltiplicate in misura geometrica.
Non ci ha guidato un principio
nuovo ma una depressione. Se una persona in poco tempo cambia nome,
moglie, città, lavoro, sport preferito e hobby, possiamo essere certi
che essa è stata depressa. Così è avvenuto per l’Italia, che ha
“riformato” (e talvolta distrutto) moltissimi settori nevralgici
dell’ordinamento giuridico italiano.
Sebbene pseudo intellettuali, che
in venti anni non ne hanno azzeccata una, continuino a perorare “le
riforme”, nel nome dell’efficienza, della competitività, della
concorrenza, dell’apertura ai mercati internazionali, dell’adesione alle
richieste dell’Unione Europea e dell’adeguamento a istituti e prassi
dei paesi “a capitalismo avanzato”, è ormai palese, a chi non intenda
bendarsi gli occhi, che l’Italia è stata colpita al cuore proprio dalle
mille riforme. E che le prime riforme che è necessario veramente porre
in essere consistono nella sottrazione dell’Italia a quei vincoli,
politici, giuridici, “culturali”, tutti di carattere sovrannazionale, i
quali ci hanno imposto o suggerito riforme distruttrici di ben efficaci e
giusti assetti d’interesse che avevamo ereditato dalla nostra storia e
che forse dovevano soltanto essere ritoccati con pazienza, sperimentando
le riforme, dapprima in singole città o Università o Scuole, o settori
per verificarne la bontà.
Parti precedenti:
La prima parte, intitolata L'insanabile contrasto tra Costiruzione della Repubblica Italiana si legge qua (http://www.appelloalpopolo.it/?p=6272)
La seconda parte, intitolata L'errore politico e tecnico dell'euro, si legge qua (http://www.appelloalpopolo.it/?p=6278)
La parte terza, intitolata Scuola, Università, Sanità, Agricoltura e Sovranità si legge qua (http://www.appelloalpopolo.it/?p=6291)
La quarta parte, intitolata I settori industriali strategici, si legge qua (http://www.appelloalpopolo.it/?p=6301)
Nessun commento:
Posta un commento
Avvertenze da leggere prima di intervenire sul blog Voci Dalla Strada
Non sono consentiti:
- messaggi pubblicitari
- messaggi con linguaggio offensivo
- messaggi che contengono turpiloquio
- messaggi con contenuto razzista o sessista
- messaggi il cui contenuto costituisce una violazione delle leggi italiane (istigazione a delinquere o alla violenza, diffamazione, ecc.)