Dal Documento di Analisi e proposte dell'Associazione Riconquistare la Sovranità: § 1 Premessa; § 2 L'insanabile contrasto tra Costituzione della Repubblica Italiana e Trattati dell'Unione Europea
1. Premessa  
La  parte più nobile e moderna della Costituzione della Repubblica Italiana  è costituita dal titolo dedicato ai “rapporti economici” (artt. 35-47).  Essa, da almeno due decenni, è totalmente disapplicata, in ragione  della prevalenza dei Trattati dell’Unione Europea e del diritto derivato  (emanato dagli organi dell’Unione) sulle norme costituzionali volte a  disciplinare la materia economica. Una congiuntura internazionale  favorevole, un lungo periodo di bassi tassi di interesse, la promozione  dell’indebitamento privato, che ha supplito per molto tempo la  diminuzione dei salari e dei redditi da lavoro tutti, e la diffusione  della ideologia globalista, mercatista, transnazionale, idolatra della  concorrenza e individualista hanno oscurato a lungo, agli occhi del  popolo italiano, questo dato di fondamentale rilevanza. Oggi siamo  giunti al tempo della verità e alla necessità di invertire la rotta. 
I principi fondamentali  dell’Unione Europea non sono in grado di far uscire l’Italia dalla crisi  economica, bensì spingono verso l’aggravamento e generano un difetto di  coesione sociale e territoriale che sta minando l’Unità della Nazione e  impoverendo larghi strati della popolazione.
2. L’insanabile contrasto tra Costituzione della Repubblica Italiana e Trattati dell’Unione Europea. 
Il modello di disciplina dei  rapporti economici prefigurato dai Trattati Europei è irrimediabilmente  in contrasto con il modello di disciplina prefigurato nella  Costituzione. I valori e gli interessi promossi dalla Costituzione della  Repubblica Italiana sono opposti rispetto ai valori e agli interessi  promossi dai Trattati dell’Unione Europea. In Particolare:
- “La Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme e applicazioni” , “aiuta la piccola e media proprietà”, “provvede alla tutela e allo sviluppo dell’artigianato”  (artt. 37, 45), mentre l’Unione Europea: impone la deflazione salariale  e la precarietà, come unico strumento per aumentare la produttività e  reggere la competizione internazionale; spinge verso le liberalizzazioni  a vantaggio del grande capitale, libero ormai di valorizzarsi anche nel  campo delle professioni un tempo protette, anche là dove non vi è alcun  odioso privilegio da estirpare; schiaccia gli agricoltori rendendo  difficile o impossibile la libera organizzazione della loro attività,  nell’interesse della grande distribuzione e dell’industria  agroalimentare; costringe i commercianti a soggiacere al capitale  marchio (in particolare tramite il contratto di franchising e in genere  la valorizzazione dei marchi) e penalizza i piccoli esercizi  commerciali, consentendo l’apertura anche nel tradizionale giorno di  riposo.
- “La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme”  (art. 47, primo comma), mentre l’Unione Europea incoraggia  l’indebitamento privato per l’acquisto di beni e servizi di consumo. 
- La Repubblica “tutela il risparmio”, ossia lo preserva dall’inflazione.  Mentre l’Unione Europea promuove le rendite – ossia la valorizzazione  del denaro risparmiato senza che il risparmio sia investito, anche  indirettamente, nella produzione di beni e servizi -  e  le plusvalenze derivate da scommesse finanziarie. Questo obiettivo è  perseguito dall’Unione Europea sia direttamente, attraverso una ipocrita  disciplina di tutela del cliente-investitore, sia indirettamente,  vietando limitazioni alla libera circolazione dei capitali e quindi  impedendo di tassare adeguatamente i proventi derivanti da plusvalenze,  rendite e scommesse: in caso di elevamento dell’imposizione da parte di  uno degli stati membri, i capitali fuggirebbero.
- “La  Repubblica favorisce l’accesso del risparmio popolare… al diretto e  indiretto investimento azionario nei grandi complessi produttivi del  paese” (art. 47, secondo comma), mentre l’Unione Europea impedisce  all’Italia ogni vincolo di destinazione del risparmio degli italiani,  sancendo la assoluta libertà di circolazione dei capitali, anche nei  confronti dei paesi terzi, e garantendo il “diritto” dei risparmiatori,  per lo più attraverso i grandi intermediari finanziari, di indirizzare  il risparmio in ogni piazza finanziaria, alla ricerca della maggiore  rendita e delle più attraenti scommesse.
- “ La Repubblica…disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito”,  mentre l’Unione Europea ha imposto una disciplina del credito,  attuativa di direttive comunitarie, che ha sancito l’abbandono dei  tradizionali principi italiani, con il vincolo per l’Italia di non poter  reintrodurre gli antichi principi.
 -La  Costituzione ammette, in presenza di determinate condizioni, monopoli  pubblici o collettivi, sia originari, sia derivanti da espropriazioni  con indennizzo (art. 43). L’Unione europea promuove la concorrenza in  ogni campo dell’attività economica e impedisce all’Italia di introdurre  monopoli anche in alcuni dei casi previsti dalla Costituzione.
- La Costituzione italiana non vieta e quindi ammette il ricorso al protezionismo e anzi promuove  limitazioni della libertà di circolazione dei capitali (art. 47, secondo comma: “La Repubblica… Favorisce l’accesso del risparmio popolare… al diretto ed indiretto investimento azionario nei grandi complessi produttivi del paese”).  Al contrario, l’Unione Europea, per un verso, instaura un “mercato  aperto”, che impone la libera circolazione delle merci, dei servizi e  dei capitali, anche nei confronti dei paesi terzi, privando gli stati  della politica doganale anche nei confronti dei paesi estranei  all’Unione europea; per altro verso, vieta gli aiuti di Stato. Ciò  significa, per recare soltanto un esempio, che l’Italia, preso atto  dell’elevato numero di computer, di telefonini e di televisori  acquistati dagli italiani, non potrà mai destinare ingenti somme a  imprese pubbliche o partecipate dallo Stato, che producano quei beni,  inizialmente soprattutto per il mercato italiano, grazie a norme che  garantiscano a quelle imprese quote di mercato, e che occupino i  laureati italiani in informatica e in ingegneria, nonché i tecnici e gli  operai del settore.
- La Costituzione Italiana  promuove la piena occupazione (art. 4, primo comma) e quindi salari  dignitosi, ammettendo, a tal fine, un’inflazione modesta o relativamente  modesta. L’unione europea impone un’inflazione bassissima, impedisce la  piena occupazione e promuove la deflazione salariale.
- La Costituzione non pone limiti  al debito pubblico e al deficit pubblico e consente allo Stato di  prevedere che i titoli invenduti siano acquistati dalla banca d’Italia.  L’Unione Europea prevede precisi limiti al debito pubblico e al deficit,  impedisce alla BCE e alle banche centrali nazionali di acquistare  titoli del debito pubblico e  vuole imporci l’introduzione del pareggio di bilancio nella Costituzione.
- In generale, l’Unione europea  abbatte i confini degli stati europei, anche nei confronti dei paesi  terzi e crea un mercato aperto nel quale deve vincere la logica del più  forte. Al contrario, l’art. 41, terzo comma della Costituzione prevede  che “La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché  l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e  coordinata a fini sociali”. L’Unione europea sopprime tutti i  possibili poteri degli stati e quindi dei popoli di disciplinare  l’economia, affidando il sistema economico alla pura concorrenza tra  imprese e gestori dei grandi capitali internazionali. Mentre la  Costituzione sancisce che il popolo italiano, attraverso lo stato  italiano, disciplini l’economia.
I due programmi  politico-economici sono in irrimediabile contrasto. O il Parlamento e il  Governo italiani applicano l’uno o applicano l’altro. E in ragione del  prevalere (nelle materie economiche) del diritto dell’Unione Europea sul  diritto interno italiano (opinione giuridicamente infondata che,  tuttavia, è un fatto), anche di rango costituzionale, sono ormai più di  venti anni che Parlamento e Governo italiani svolgono il diritto  europeo, anziché il diritto costituzionale dei rapporti economici.  Quindi, “Tutti i cittadini hanno il dovere  di essere fedeli alla Repubblica e di osservare la Costituzione e le leggi”  (art. 54), salvo i membri del Governo e del Parlamento, che devono  osservare il diritto europeo e violare sistematicamente il diritto  dell’economia di rango costituzionale!
Io sono molto ignorante in materia di finanza ed economia, sono una lavoratrice-casalinga. Quello che avete scritto lo intuivo già da tempo. Penso che il mondo si sta orientando su una ricchezza prodotta esclusivamente da capitali in movimento, tralasciando le persone, rendendo quasi inutili le masse. Ma la vera ricchezza è l'uomo,la persona. Siamo noi formichine che produciamo la vera ricchezza, è il cervello dell'uomo, i sentimenti di un uomo la vera ricchezza. Forse sono una sognatrice e la mia è solo utopia. E tutto quello che mi è stato insegnato che cosa è? Aria?
RispondiEliminaGentile lettrice, mi sembri tutt'altro che ignorante...
RispondiEliminaHa capito molto bene il problema, oggi solo i mercati che ci governano hanno dei diritti e li fanno valere sull'uomo che produce ricchezza.
Hai perfettamente ragione, e saper sognare non è mai un difetto, semmai il pregio più grande!
ot (ma nemmeno tanto)
RispondiEliminaCompendio della Dottrina Sociale della Chiesa
http://www.vatican.va/roman_curia/pontifical_councils/justpeace/documents/rc_pc_justpeace_doc_20060526_compendio-dott-soc_it.html
Caritas in veritate
http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/encyclicals/documents/hf_ben-xvi_enc_20090629_caritas-in-veritate_it.html