Proseguo nella pubblicazione del Documento di analisi e proposte politiche dell'Associazione Riconquistare la Sovranità (ARS) e offro in lettura la quarta parte, dedicata ai settori industriali strategici.
Dal Documento di analisi e proposte politiche dell'Associazione Riconquistare la Sovranità: § 7 I settori industriali strategici.
7. I settori industriali strategici 
In un’ottica integralmente liberale, opposta, quindi, all'ottica
 che qui assumiamo, la nozione di settore strategico è di per sé vuota 
di contenuti ex-ante, essendo il mercato il solo ed unico giudice ammissibile (ex-post)
 delle decisioni produttive prese in modo indipendente dagli operatori 
privati sulla base della semplice convenienza valutata dal singolo. Non 
vi è alcuno spazio, in questa prospettiva, per giudizi generali e 
aprioristici circa la preferenza di una scelta produttiva rispetto ad 
un'altra.
Ponendoci invece in un'ottica opposta, di sovranità almeno 
parziale sulle scelte produttive, la nozione di strategicità diviene di 
estrema importanza.
Un settore strategico può essere considerato tale per una serie 
di ragioni che contribuiscono a dare al termine strategicità diverse 
accezioni che contribuiscono ad una definizione complessiva. Quattro 
sono le aree che ci riconducono alla strategicità:
A) Un settore è strategico anzitutto:
1- perché si occupa della produzione di un bene di consumo o un 
servizio primario per i bisogni della popolazione (è il caso di alcuni 
prodotti alimentari di base, dell'elettricità, dei combustibili, 
dell'edilizia abitativa, della sanità, dei farmaci, ma si può anche 
allargare il campo a molti altri servizi o prodotti)
2- perché si occupa della produzione di un bene o servizio di 
investimento legato direttamente alla produzione di beni di consumo 
considerati primari (un macchinario sanitario, la ricerca farmaceutica 
etc etc).
3- perché produce un bene o un servizio senza l'uso del quale, 
una parte considerevole di tutte le altre produzioni e attività 
economiche non potrebbe neanche avvenire (è il caso ad esempio 
dell'energia, dei trasporti, delle telecomunicazioni, dei sistemi 
informatici, della siderurgia, della chimica etc etc)
B) Descritto il concetto più elementare di strategicità, bisogna
 integrarlo con accezioni più complesse e meno immediate. Un settore è 
infatti parimenti strategico se:
4- contribuisce direttamente ad una parte considerevole dell'occupazione di lavoratori nel sistema economico.
5- presuppone, per la sua stessa esistenza, la presenza di un 
indotto produttivo a monte molto esteso, che fa sì che tale settore sia 
inscindibilmente legato ad un enorme fetta dell'apparato produttivo in 
generale e quindi ad un enorme quota parte di occupazione di lavoro
6- è legato a scelte di investimento di lungo periodo di 
carattere scientifico, tecnologico e culturale, in grado di modificare 
nel tempo, in maniera decisiva, lo sviluppo materiale e spirituale della
 società. E' il caso della ricerca di medio-lungo periodo in tutte le 
sue sfumature: da quella medica e farmaceutica, alla ricerca orientata 
allo sviluppo di nuove tecnologie che consentono il risparmio energetico
 e di lavoro, fino alla ricerca umanistica in tutte le sue forme.
C) La strategicità ha poi un ulteriore importantissimo contenuto
 che investe anche il ruolo del paese nei rapporti internazionali:
E' strategico da questo punto di vista, un settore:
7- che per l'alta intensità di contenuto tecnologico e di 
investimenti, gode di un alto valore aggiunto e quindi di un alto valore
 di scambio internazionale (è il caso di tutti i settori 
tecnologicamente avanzati)
8- che è sottoposto, per la sua stessa natura, a vincoli 
geopolitici molto forti che impongono l'esistenza di determinate 
relazioni tra paesi (è il caso di tutto il settore energetico di 
importazione o dei brevetti scientifici in mano ad altri paesi)
D) Infine, un'ultima importantissima accezione che contribuisce a
 definire il concetto di strategicità può portare ad affermare, in un 
ottica profondamente dirigistica e programmativa, che un settore è 
strategico se:
9- il suo sviluppo risponde ad esigenze di orientamento del 
sistema produttivo (in senso ampio) in una direzione ritenuta 
auspicabile da un punto di vista etico sulla base di scelte collettive 
condivise. Su questa base è strategico non solo, ovviamente, tutto il 
comparto culturale, ma in via indiretta ogni tipo di produzione anche 
materiale che contribuisce a definire una direzione di etica pubblica.
Queste numerose accezioni del concetto di strategicità sono 
tutte quante strettamente vincolate alla questione della sovranità. Se 
si accetta infatti la nozione di strategicità di un settore nelle 
diverse sfumature qui sommariamente elencate, automaticamente si accetta
 il terreno dell'ineludibilità della sovranità politica sui processi 
economici e dell'ineludibilità di una politica industriale intesa in 
senso interventista-discrezionale (e non come mero assecondamento della 
logica di mercato secondo la nozione oggi ormai comune di tale 
concetto).
Non è infatti logicamente possibile invocare la strategicità di 
un ramo della produzione economica, senza conseguentemente invocare il 
controllo e la programmazione politica di tale settore (nelle diverse 
forme possibili, dalla proprietà pubblica monopolistica o 
concorrenziale, alla partecipazione statale, fino al semplice controllo e
 orientamento della stessa produzione privata).
L'Italia, inserita nei meccanismi ultra-liberali e vincolanti 
dei trattati europei, ha da oltre vent'anni rinunciato ad una politica 
di orientamento e programmazione del sistema economico; ha 
sostanzialmente rinunciato ad una politica industriale sovrana, in 
favore dei dogmi del libero mercato e della concorrenza che impongono o 
il semplice “laissez faire” oppure l'implementazione di politiche attive che assecondino e favoriscano i meccanismi del “mercato ideale”.
Un recupero della sovranità politica è condizione ineludibile 
per una rinnovata programmazione economica, a partire dai settori vitali
 e strategici dell'economia.
PARTI PRECEDENTI
La prima parte del documento, intitolata L'insanabile contrasto tra Costituzione della Repubblica Italiana e Trattati dell'Unione Europea si legge qua (http://www.appelloalpopolo.it/?p=6272)
La seconda parte, intitolata L'errore politico e tecnico dell'euro, si legge qua (http://www.appelloalpopolo.it/?p=6278)
La parte terza, intitolata Scuola, Università, Sanità, Agricoltura e Sovranità si legge qua (http://www.appelloalpopolo.it/?p=6291)
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