Per il Movimento Popolare di Liberazione
(Stefano D’Andrea, Massimo De Santi, Leonardo Mazzei, Moreno Pasquinelli)
SALVIAMO L’ITALIA
Appello al popolo lavoratore
Berlusconi
se ne va, defenestrato non dal popolo ma da una congiura ordita dal
grande capitalismo finanziario internazionale, di cui egli è stato
pedina. Se i poteri forti festeggiano, tra le masse popolari prevale
quindi l’incertezza per il futuro e la paura. Con Monti si passerà dalla
padella alla brace. Egli è infatti un emissario, incaricato dalla
possente mafia finanziaria globale di riscuotere il pizzo, affinché gli
italiani siano obbligati a restituire i crediti concessi con i relativi
interessi.
Debiti raddoppiati da quando l’Italia è entrata nell’Unione
europea, contratti da una casta politica corrotta e fluiti in gran
parte, sotto forma di titoli e obbligazioni, nei forzieri delle banche e
nelle tasche di quel 10% di popolazione che possiede il 50% della
ricchezza nazionale.
All’opposto,
da quando la curva del debito pubblico è salita in alto, le condizioni
di vita e di lavoro della maggioranza degli italiani sono precipitate
verso il basso. Sono aumentati i disoccupati, i precari, gli esclusi, a
danno del potere d’acquisto dei salari; spingendo così milioni di
cittadini ad indebitarsi per vivere decentemente.
Chi
pensa che Monti, per sanare il debito pubblico, metterà le mani nelle
tasche del 10% dei milionari, dei parassiti e della speculazione si
illude. Da buon liberista che crede nel mercato globale, egli ritiene
che solo finanziando questa minoranza di paperoni
si potranno spostare i soldi dalla rendita all’investimento rimettendo
in moto l’economia. Il futuro governo attuerà quindi una gigantesca
rapina a danno della maggioranza dei cittadini. Una macelleria sociale
bilanciata da una patrimoniale di facciata, e giustificata col miraggio
della futura “crescita economica”.
Occorre
respingere la cura da cavallo di Monti non solo perché è ingiusta,
crudele e classista, ma anche perché spingerà il paese in una recessione
ancor più profonda. Il risultato sarà che la cosca finanziario-bancaria
e la minoranza dei milionari imboscheranno le loro rendite e non
investiranno, che crolleranno le stesse entrate fiscali dello stato,
avvicinando così il rischio che l’Italia si veda costretta a non poter
rimborsare il debito estero (default).
Vi
è poi un altro pericolo. Ammesso e non concesso che Monti riesca a
compiere la sua ignobile rapina di massa, quest’impresa potrebbe
rivelarsi vana ove uno qualsiasi dei paesi occidentali conoscesse una
nuova crisi bancaria, ciò che renderebbe altamente probabile la
deprecata insolvenza. Non sono infatti i debiti sovrani che hanno
causato la crisi del capitalismo; non sarà dunque l’eventuale
“risanamento” dei conti pubblici italiani a sventare il rischio di
un’implosione dell’Unione europea e della fine della moneta unica.
Entrambi cadranno comunque, e i sacrifici di lacrime e sangue che si
richiedono ai popoli, risulteranno inutili. Sarebbe come riempire un
recipiente bucato.
C’è
infine un’ultima ragione che ci impone di fermare Monti. Egli ci viene
presentato come il Salvatore della Patria, in verità la sua patria non è
l’Italia, ma il mercato globale. Salito al potere attraverso un golpe
finanziario-bancario pilotato dal Presidente Napolitano, Monti
rappresenta quelle grandi potenze che vogliono togliere al nostro paese
gli ultimi brandelli di sovranità nazionale (senza la quale non c’è né
sovranità popolare né democrazia), che puntano a trasformarlo in un
protettorato. Il popolo italiano è dunque posto davanti all’alternativa:
perire per l’euro o salvarsi abbandonandolo al suo destino.
Fermare
Monti quindi, ad ogni costo. Ma come inceppare la sua macchina? Non si
può fare affidamento sulle forze politiche esistenti, tutte avvinghiate
al sistema di potere, succubi del 10% dei milionari speculatori e quindi
incapaci di indicare valide e radicali soluzioni per uscire da questa
crisi epocale. Senza una rivoluzione democratica, il popolo italiano non
ha scampo. Questa sollevazione è nell’ordine delle cose. Le forze
sistemiche lavorano, per adesso solo con la propaganda, per soffocarla
sul nascere, noi dobbiamo invece alimentarla, dargli una prospettiva.
Per farlo dobbiamo costruire un ampio schieramento popolare, un fronte
che non si limiti a respingere la cura da cavallo di Monti, ma che
sappia opporre un programma d’emergenza alternativo.
Un
programma d’emergenza per dare uno sbocco all’opposizione sociale
diffusa ma ancora incerta e frammentata, che dovrà invece candidarsi a
guidare il paese per portarlo fuori dall’abisso in cui è sprofondato.
Questo programma deve fondarsi su sette principali proposte politiche:
- (1) l’uscita dall’Unione europea e dalla NATO, la chiusura della basi americane, il ritiro di tutte le missioni militari all’estero, per riconquistare la piena autodeterminazione politica e porre fine ad ogni politica colonialista.
- (2) L’abbandono dell’euro e la ripresa della sovranità monetaria.
- (3) Il controllo pubblico sulla Banca d’Italia e l’intero sistema bancario e assicurativo.
- (4) La nazionalizzazione e la protezione dei settori vitali dell’economia nazionale, e il rafforzamento della gestione pubblica dei beni comuni come l’ambiente, l’acqua, l’energia, l’istruzione, la salute.
- (5) Una moratoria sul pagamento dei debiti esteri affinché gli eventuali sacrifici richiesti al popolo lavoratore servano per salvare il paese e non per ingrassare la grande finanza predatoria straniera.
- (6) Un piano nazionale per il lavoro, per debellare la disoccupazione. (7) La difesa e il rilancio della Costituzione repubblicana per un Parlamento popolare eletto con legge elettorale proporzionale.
Per il Movimento Popolare di Liberazione
Per adesioni: inviare una e-mail a movimentopopolarediliberazione@gmail.com, indicando nome, cognome, città, indirizzo di posta elettronica e se preferite anche il numero di telefono
Il governo "Goldmonti" è tanto dannoso quanto inutile
RispondiEliminahttp://www.movisol.org/11news225.htm
D'accordo su tutto, ma chiudere le 113 basi usa sarà la cosa più difficile, se lo facessimo quasi certamente dovremmo poi fare i conti con l'armata imperiale e... alleati, diventeremmo immediatamente uno stato canaglia ecc. amen!
RispondiEliminaNoi della Sardegna non ci siamo, forse siamo già affondati e non ce ne siamo accorti ?
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