La Stangata dei Talebani
di Stefano D'Andrea
Mercoledì 24 novembre, la lettura di un trafiletto "In breve" a cura della redazione esteri del quotidiano Il manifesto mi ha dapprima suscitato riso, poi mi ha reso felice e infine mi ha fatto sorgere un dubbio. Ecco la notizia in breve:
- "Il mediatore dei Taleban per i colloqui con i leader afghani era in realtà un impostore. Non un membro di spicco degli studenti coranici, ma un finto Mullah Akhtar Muhammad Mansour che fa ora svanire nel nulla i presunti progressi che Usa e Afghanistan pensavano di aver raggiunto negli ultimi quattro mesi. "Non è lui – dice un diplomatico occidentale a Kabul citato dal quotidiano New York Times – E noi gli abbiamo pure dato un sacco di soldi".
- Funzionari americani hanno confermato di aver avuto fiducia in Mansour, in quanto presunto membro della leadership taleban. Uomini della Nato e del governo afghano hanno avuto tre incontri con il millantatore, che proveniva dal Pakistan, dove i taleban hanno la loro roccaforte. Il falso leader ha incontrato anche il presidente afghano Karzai, è stato trasportato a Kabul su un aereo della Nato e ricevuto nel palazzo presidenziale…."
Ho riso perché siamo chiaramente dinanzi  ad una vera e propria stangata, nella quale sono caduti, come ammette  il NYT, Nato e "vertici dell'Afghanistan" – ossia il sindaco di Kabul:  l'Afghanistan sono i Talebani, per chi non lo avesse ancora capito. Su  questo punto anche Il manifesto cade in errore quando scrive dei "presunti progressi che Usa e Afghanistan pensavano di aver raggiunto negli ultimi quattro mesi".
Ho riso perché ho dato per scontato che  il falso Talebano è certamente un vero Talebano, che non appartiene ai  vertici dell'esercito (di liberazione) Afghano (questo sono i Talebani).  Chi può ipotizzare che il "falso talebano" tenga con sé i soldi  magistralmente sottratti alla Nato, truffata assieme al sindaco di  Kabul? Come non dare per scontato che quei soldi – "un sacco di soldi",  come confessa il diplomatico della Nato citato dal NYT - verrano  utilizzati per finanziare l'esercito di liberazione dell'Afghanistan?
Ho riso o meglio sorriso – un sorriso  che ormai non è più nemmeno amaro tanto è evidente il ruolo di  instupidutori collettivi svolto dai "media ufficiali" – perché il 20  ottobre tutti i quotidiani nazionali avevano dato grande risalto ad un  altro articolo del NYT, che segnalavale trattative alle quali avrebbero  partecipato "quattro leader talebani «del massimo livello». Tre di  loro fanno capo alla shura di Quetta, mentre il quarto è un membro della  famiglia Haqqani" (http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/esteri/201010articoli/59619girata.asp. articolo  non firmato ma che, proveniendo da "New York", è presumibilmente  attribuibile al corrispondente Maurizio Molinari. Da questo articolo  sono tratte anche le citazioni che seguono). Oggi, invece, invano si  cercherebbe sulla stampa nazionale la notizia relativa all'esito comico  delle trattative, salvo il trafiletto de Il Manifesto e una notizia data da una radio.
Ho riso perché coloro che trattavano per i Talebani avevano preteso e ottenuto che non fosse rivelata la loro identità: "rivelare la loro identità potrebbe per loro equivalere a morte certa".
Ho riso perché le trattative erano state annunciate così: "I  colloqui avrebbero già avuto luogo in diverse occasioni e paiono  rappresentare il più significativo tentativo di far finire la guerra da  quando il conflitto ha avuto inizio, nove anni fa". Il più significativo tentativo?
Ho riso – ma qui il riso è stato amaro e  anzi triste –  perché per l'ennesima volta è stato dimostrato che o  Frattini non sa nulla di ciò che avviene in Afghanistan o mente  sistematicamente. Ecco, infatti, cosa aveva dichiarato il nostro  ministro degli esteri: "L’Alleanza, ha insistito, «non partecipa in  alcun modo» a quella che è «una trattativa pubblica tra il presidente  Karzai e gruppi talebani che non sono legati ad Al Qaida e decidono di  rinunciare al terrorismo»". E allora come mai il diplomatico della  Nato ha ammesso che il "falso Talebano" è stato pagato dalla Nato "un  sacco di soldi"?
Sono stato felice, perché – pur non  appartenendo alla schiera di quegli sciocchi e spesso deficienti che  gioiscono per la morte dei soldati Italiani e pur augurandomi che per  avventura cessino le morti dei soldati Italiani in Afghanistan – spero  che l'esercito di liberazione Afghano sconfigga la Nato e che gli  accordi di pace, sia pure ipocritamente (figuriamoci se la sconfitta  sarà mai esplicitata dai presuntuosi occidentali), sanzionino la  sconfitta. Leggere su La stampa che erano in corso "trattative segrete" con "quattro leader talebani «del massimo livello»"  mi aveva procurato non poco dispiacere. Per un attimo avevo dimenticato  che i quotidiani nazionali, soprattutto quando riprendono notizie  indirizzate dalla fonte originaria al "pubblico statunitense" (ormai un  ex popolo) sono pieni di menzogne, di imprecisioni e di verità parziali.
Infine ecco il dubbio: Perché chiamiamo  "Intelligence" i servizi segreti Usa? Sono brutali torturatori, questo  si. Ma intelligenti non mi sembra proprio.
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