16 settembre 2010

L'Olocausto Degli Zingari: Ieri e Oggi - 1° Parte

Nel 1946: auge del pensiero “umanista”.  I popoli rom (Gitani) della Germania, sono dichiarati “traditori nei paesi cristiani, spie al soldo dei turchi, portatori di peste, stregoni, banditi e sequestratori di bambini”.

1710: secolo dei “lumi della ragione”. Un editto ordina che i rom adulti di Praga vengano impiccati senza processo. I giovani e le donne vengono mutilati. In Bohemia, gli si taglia l’orecchio sinistro. In Moravia, quella destra.
1899: climax della “modernità ed di progresso”- La polizia di Baviera crea la Sezione Speciale di “questioni dei rom”. Nel 1929, la sezione fu portata alla categoria di Centrale Nazionale e trasferita a Monaco. Nel 1937, si stabilì a Berlino. Quattro anni dopo, mezzo milione di rom muoiono nei campi di concentramento dell’Europa centrale e dell’Est.

2010- fine dei “meta racconti” e delle “ideologie”(sic). In Italia, (dove nacque la “ragione di Stato”) e la Francia (sede mondiale di chiacchiere intellettuali), i gabinetti di entrambi i governi (con forte sostegno popolare, cioè, “democratici”), schedano e deportano migliaia di rom in Bulgaria e Romania.

La tragedia dei rom iniziò nei Balcani. Quale dramma europeo non iniziò nei Balcani? A metà del V secolo, il principe Vlad Dracul (o Demonio, uno degli eroi nazionali della resistenza contro i turchi), ritornò da una battaglia in Bulgaria con 12.000 schiavi rom. Anzi….non era gitano il misterioso autista del conte Dracula?
Il dottor Hans Globke, uno dei redattori delle leggi di Norimberga sulla classificazione della popolazione tedesca (1935), dichiarò: i rom sono di sangue straniero. Straniero di dove? Senza poter negare che “scientificamente” erano di origine ariana, il prof. Hans F. Guenther li classificò in una categoria separata: Rassengenische (miscuglio indeterminato).

Nella sua tesi per la laurea, Eva Justin (assistente del dottor Robert Ritter, della sezione delle ricerche razziali del Ministero della Salute tedesco), affermava che il sangue rom era "esageratamente pericoloso per la purezza della razza tedesca”. Ed un certo dottor Portschy, inviò un memorandum ad Hitler suggerendoli che venissero sottomessi ai lavori forzati e alla sterilizzazione in massa, perché mettevano a rischio “il sangue puro del contadino tedesco”.
Qualificati come “criminali invertebrati”, i rom cominciano ad essere detenuti in massa, e a partire dal 1938 furono  internati in blocchi speciali nei campi di Buchenwald, Mauthasen, Gusem Dautmergen, Natzweiler e Flssenburg.

In un campo di proprietà di Ravensbruck, Heinrich Himmler, capo della Gestapo (SS), si creò uno spazio per sacrificare le donne rom che erano sottomesse a sperimenti medici. Sono state sterilizzate 120 bambine. Nell’ospedale di Dusseldorf- Lierenfeld furono sterilizzate donne rom sposate con uomini che non erano rom.
Migliaia di rom furono deportati dal Belgio, Olanda e Francia al campo polacco di Auschwitz. Nelle sue memorie, Robert Hoess (comandante di Auschwitz) , racconta che tra i deportati rom c’erano vecchi di quasi 100 anni, donne incinte e un gran numero di bambini.

Nel ghetto di Lodz (Polonia), le condizioni erano così estreme, che nessuno dei 5000 rom sopravvisse. Altri 30 mila morirono nei campi polacchi di Belzec, Treblinka, Sobibor e Maidaneck.
Durante l’invasione tedesca dell’Unione Sovietica (Ucraina, Crimea ed i paesi baltici) i nazisti fucilarono a Simvirpol (Ucraina) 800 uomini, donne e bambini nella notte di Natale del 1941. In Iugoslavia, si giustiziavano allo stesso modo rom ed ebrei nel bosco di Jajnice. I contadini ricordano ancora le urla dei bambini rom portati nei luoghi dell’esecuzione.

Secondo quanto risulta dagli archivi dei Einsatzgruppen (pattuglie mobili di sterminio dell’esercito tedesco), avrebbero ucciso 300.000 rom nella Russia e 28.000 in Iugoslavia. Lo storico austriaco Rauol Hilberg, stima che prima della guerra in Germania vivevano 34.000 rom. Si ignora il numero dei sopravvissuti.
Nei campi di sterminio, solo l’amore dei rom per la musica a volte fu di consolazione. Ad Auschwitz, affamati e pieni di pidocchi, si riunivano per suonare e stimolavano i bambini a ballare. Ma era anche leggendario il coraggio dei guerriglieri rom che militavano nella resistenza polacca, nella regione di Niewiez.

“Anch' io avevo, una grande famiglia, uccisa dalla Legione Nera, uomini e donne furono squartate, tra di loro anche bimbi piccoli" (versi dell’inno rom Gelem,Gelem "andai,andai").

Le esigenze di assimilazione, espulsione o eliminazione (non necessariamente in questo ordine) giustificano l’attaccamento rom per i talismani. I rom portano tre nomi: uno per i documenti d’identità del paese dove vivono, un altro per la comunità ed un terzo che la madre canta per mesi all’orecchio del neonato.
Quel nome, segreto, servirà come talismano per proteggerlo contro ogni male.
di José Steinsleger

Fonte: La Jornada

Tradotto e segnalato per Voci Dalla Strada da VANESA

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