27 agosto 2010

SCHIAVI COME PRIMA

A dieci anni di strada del XXI secolo, la maggior parte delle persone sente parlare di schiavitù e la percepisce come se fosse un riferimento al passato. Nel continente americano, viene associata fondamentalmente ai bambini rapiti in Africa, costretti a colpo di frustra a costruire il “nuovo mondo” all’Ovest della Terra, ad estendere oltremare, le frontiere dell’Europa.
Ma la schiavitù dei nostri giorni non è soltanto una parola di ricordo, ma, mascherata dietro le nuove forme di sfruttamento, ribattezzata e dissimulata con nomi post-abolizionisti, e anche consentita da alcuni governi, serve da sostantivo comune per indicare realtà laceranti, colpisce con fruste di ultima generazione, giorno dopo giorno dei più vulnerabili e deboli.
Sotto la sua ombra di ignominia, milioni di persone trascinano la vita come un patimento, quanto più vedono sorgere e tramontare il sole, più agonizzano.
Tra gli eteronimi moderni della schiavitù, potrebbero essere citati: prostituzione, lavoro forzato, lavoro nero, sfruttamento infantile….

A nome di coloro che portano simili pesi, sopportando il peso di un paradigma di civiltà basata sulla homo homini lupus, non deve passare inosservato questo 23 agosto che è stata la Giornata Internazionale della Tratta degli Schiavi e la sua Abolizione.

SCHIAVI INVISIBILI
Anche se risulta molto difficile ottenere dati sulla quantità di schiavi nel mondo, dato che molti si nascondono dietro l’apparenza di un lavoro in condizioni legali (e altri non figurano in nessun tipo di statistica, nascosti sotto il potere della mafia e della corruzione), l’unica certezza è che in proporzione alla popolazione mondiale, esistono oggi più persone schiavizzate che in qualsiasi altro momento della storia della nostra specie.
Nel suo libro Disposable People, Kevin Bales, presidente dell’organizzazione Free The Slaves (Liberare agli schiavi), calcola che sussistono condizioni di schiavitù, più del doppio degli 11 milioni di africani trafficati dalla metropoli europea verso America (Anche se, si pensa che siano 60 milioni).

Un altro aspetto dolorosamente particolare segnalato da Bales è che se uno schiavo costava nel 1840, nel sud degli USA, l’equivalente a 40.000 dollari d’oggi, al giorno d’oggi una persona può essere comprata per meno di 100 dollari per essere sfruttata in diversi modi.

La mancanza di consenso, ed in alcuni casi d’accettazione, di ciò che può essere chiamata sciavitù o no, è un fattore che minaccia la contabilizzazione precisa del numero di persone schiavizzate sotto forme nuove o tradizionali, o coloro che sono vittime della tratta a questo scopo.

Le cifre più ripetute, ingannevolmente conservatrici, si stimano in 12,17 o 27 milioni. Ma soltanto i bambini che vengono sfruttati dal lavoro minorile, superano i 200 milioni in base ai documenti dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro. 

Chi potrebbe credere che così tanti piccoli sprecano la loro infanzia in lavori pesanti per volontà propria?  
Non sono questi bambini schiavizzati da coloro che li espongono a questa realtà? 
A quanto potrebbero ammontare, allora, le cifre reali degli schiavi del XXI secolo? 

Nel suo sito web, l’organizzazione internazionale Anti-Slavery (fondata nel 1839, si considera una delle più vecchie istituzioni a difesa dei diritti umani) questiona come ai giorni nostri il semplice sfruttamento non è considerato un’estensione della schiavitù, anche se le condizioni che impone di lavoro forzato sono le stesse. 

In breve, sarebbe un camuffamento grezzo della denominazione, un adeguamento ai tempi moderni, dove è punita la schiavitù, ma è comune ed accettato che lo sviluppo sociale è basato sullo sfruttamento dell'uomo da parte dell'uomo.

Sia gli schiavi che vengono censiti, sia quelli che non figurano nei documenti, sono uniti da uno stesso schema che viola i diritti umani. Sono costretti a lavorare eccessivamente sotto intimidazioni o abusi fisici e mentali, in ambienti ostili, e vengono disumanizzati a tal punto da essere trattati come proprietà materiali (bloccate tutte le loro libertà individuali, possono essere anche merce).

I NUOVI SCHIAVI
Tra i tipi di schiavitù esistente oggi, abbonda il lavoro forzato di persone clandestine in paesi stranieri, o quello realizzato in condizioni precarie sotto minaccia di licenziamento, in cui la necessità spinge meno atti a competere per un posto di lavoro e di diventare facile preda ad abusi.
Una variante meno conosciuta, è quella in cui un individuo è accaparrato come forza produttiva esclusiva e senza retribuzioni, come forma di pagamento di un piccolo debito contratto con lo sfruttatore. Per sei giorni di lavoro settimanale, riceve solo qualche alimento primario, e anche lavorando tutta la sua vita, a volte non arriva mai a saldare il debito a causa di altissimi interessi, e questo debito viene poi ereditato dai suoi discendenti. 

Lo scorso febbraio, il sito web Rebelion, aveva pubblicato un articolo “La schiavitù è una realtà attuale”, dove la giornalista Tania Jamardo Faillace denunciava come alcuni contadini poveri del Brasile, “vengono sedotti  dalla promessa di un buon lavoro e vengono fatti viaggiare in luoghi distanti, con tutto pagato, finendo per essere sottomessi ai loro padroni per un sistema d’indebitamente perpetuo, impossibilitati ad andare e venire, e abbandonare il lavoro, sotto la minaccia di armi da fuoco e altri mezzi d’intimorimento.

Il lavoro domestico infantile è un’altra delle modalità in cui si concentra una grande quantità di schiavi. Anche se questo modo di sfruttamento dell’infanzia esiste principalmente nelle città, si stima che l'Asia è la patria di circa il 60% dei bambini impiegati nel lavoro domestico.

Il matrimonio forzato di donne giovani e bambine è un’altra forma di schiavitù attuale dove i minori sono vittime comuni. Combinato dai genitori con lo scopo di dare loro “un futuro migliore”, o per motivi peggiori, come il saldo di un debito, ma ciò che è certo è che nella maggior parte dei casi queste bambine diventano schiave dei loro mariti, che vengono sfruttate domesticamente e sessualmente.

In questo senso, si dovrebbe segnalare che il genere femminile, sul quale si accaniscono quasi tutti i pesi sociali (povertà,disoccupazione, salute), è anche il più suscettibile di cadere nelle reti dei trafficanti e magnacci, che cercano donne immerse nella miseria e attraverso il trucco di contratti lucrativi che le aspettano una volta attraversata la frontiera, riescono a toglierle dai loro paesi per dopo metterle all’asta o farle prostituire.

IL PROFITTO DELLA SOFFERENZA
Classificata come uno dei crimini più lucrativi del XXI secolo, la schiavitù crea guadagni così esorbitanti che soltanto il profitto ottenuto dalla prostituzione ed dal commercio sessuale di donne e bambine ruota intorno ai 32.000 milioni di dollari annuali, un “affare” superato in profitto solo dal narcotraffico e il contrabbando d’armi. 

Anche se il divieto è previsto da numerosi trattati internazionali (come la Dichiarazione dei diritti dell'uomo del 1948 e la Convenzione contro la tortura e della schiavitù, della tratta degli schiavi e delle istituzioni e pratiche analoghe alla schiavitù, 1956) continua ad essere in vigore in modo rilevante ed impunemente in molti paesi come nella Mauritana, dove nonostante sia stata abolita nel 1981, non fu sostenuta da misure concrete che rendessero possibile la sua scomparsa.

In altre molte altre nazioni, ugualmente, non perche è illegale è meno estesa.
La costernazione mondiale per questo delitto ha portato, nel 2000, che fosse sostenuto il “Protocollo delle Nazioni Unite per prevenire, reprimere e sanzionare la tratta delle persone, specialmente di donne e bambini”, più noto come il Protocollo di Palermo.

Ma, poco o nulla ha migliorato la situazione, tenuto conto degli enormi dividendi che riportano coloro che, al sostegno dei sentimenti e scrupoli, hanno appeso salvadanai.


Tradotto e segnalato per Voci Dalla Strada da VANESA  

Leggi anche: 

3 commenti:

  1. Questa è una grande vergogna per tutti gli stati che hanno dichiarato apertamente di essere contro la schiavitù, ma anche per tutti gli altri che la praticano senza restrizioni. La civiltà è retrocessa, io me ne sono accorto, anche nel mio piccolo, dove sono scomparsi quasi del tutto i diritti sindacali. È così che ci vogliono; ed è così che ci avranno, se non alziamo la testa e diciamo basta! Ma non solo per noi stessi: per tutti!

    RispondiElimina
  2. Hai ragione Roby, la civiltà è retrocessa e di parecchio.
    Come ha detto anche Galeano "Fino a 30-40 anni fa a nessuno veniva in mente di diffidare della giustizia come un valore universale e quasi tutti ammettevano che l'ingiustizia esistesse nel mondo, si ammetteva che un mondo che genera povertà è un mondo ingiusto, oggi sembra che l'ingiustizia abbia smesso di esistere", basta fare una dichiarazione all'ONU, alla stampa e si risolve tutto!
    Sarebbe bello se la gente alzasse la testa per un senso di giustizia, ma non accadrà....speriamo almeno che succederà quando questa crisi colpirà le tasche di tutti quelli che vivono solo per l'I-phone!
    Allora forse capiranno che che quando non digeriscono la sera è perchè hanno mangiato troppo....perchè hanno mangiato anche il cibo di qualcun altro e divorato anche i diritti e la libertà di qualcun altro a migliaia di km di distanza!

    RispondiElimina
  3. Il punto è che la Giustizia oggi considera Legale anche quello che di giusto non ha nulla.....

    La Legalità dell'Ingiustizia. Siamo a questo livello e purtroppo la schiavitù non è solo di coloro che non hanno un titolo di studio per pretendere di più. Se si vuole guardare in profondità anche chi ha di più è schiavo di questo Sistema.
    Ma anche questa forma di schiavitù è legale.

    Vanesa

    RispondiElimina

Avvertenze da leggere prima di intervenire sul blog Voci Dalla Strada

Non sono consentiti:
- messaggi pubblicitari
- messaggi con linguaggio offensivo
- messaggi che contengono turpiloquio
- messaggi con contenuto razzista o sessista
- messaggi il cui contenuto costituisce una violazione delle leggi italiane (istigazione a delinquere o alla violenza, diffamazione, ecc.)