27 agosto 2010

CITTA' CONTROLLATE: LIBERTA' IN CAMBIO DI SICUREZZA

Alcuni Governi del mondo  stanno attuando piani per controllare la maggior parte della superficie delle città, attraverso una rete di telecamere di sorveglianza della polizia.

L’impatto sociale, politico e culturale che rappresenta l’installazione di video camere di controllo in tutta la città, essendo un fatto così recente è stato percepito nel suo lato negativo solo dalla letteratura ed è privo di studi diffusi popolarmente sui suoi effetti. Legalmente non è presente nella Dichiarazione dei Diritti Umani, né nella Costituzione della maggior parte degli Stati. Quindi noi cittadini ci vediamo virtualmente senza protezione nell’attuale stato di diritto di difenderci contro l’ingerenza che questo rappresenta per i diritti civili della libertà di pensiero, espressione e privacy.* 
Inizialmente questo sistema di controllo con videocamere viene presentato come uno strumento per combattere il crimine e servire d’appoggio per l’investigazione e prova giuridiziale, ruolo della polizia che già compie dove s' implementa e si promuove a gran voce, anche se la sua efficacia contro la criminalità può facilmente essere messa in discussione, poiché non vi è alcuna prova concrete che il suo risultato sia nettamente positivo.

Ma quello che forse la maggior parte della società ignora o sottovaluta, è che questo nuovo strumento compie funzioni  “secondarie” che non sono dette dai Governi, e che sono pubblicizzate perché si naturalizzino solo sotto il mantello della protezione e della sicurezza. Non si avvisa neanche della possibilità di rendere vulnerabile l’uso delle stesse, cioè che le videocamere siano osservate da terzi, che non necessariamente appartengono allo Stato, ma si a Partiti, servizi dell’Intelligence e/o nazioni estere. (Dato che l'accesso remoto è possibile tramite Internet o interferenze con altre reti).

L’uso potenziale come apparecchio dell’intelligence, repressivo e persuasivo della libertà di riunione, di espressione, di protesta e perfino del supremo diritto di ribellione e autodeterminazione dei popoli, lo trasformano così in una spada a doppio taglio, piuttosto in una Dittatura che in una Democrazia. Nel suo lato “sano” contro il crimine, nel suo lato perverso ed occulto, come uso repressivo, che qualunque Governo può dargli, e che colpisce la libertà civile, la privacy e la libertà d’opposizione politica nel quadro di qualunque società democratica.

In questo modo siamo di fronte alla modernizzazione di metodologie repressive e di controllo che possono essere usate come un sistema così acuto come un occhio di falco. L’auto-repressione interna: il solo fatto della presenza delle video camere nello spazio pubblico comporta un effetto psicologico sugli individui per essere osservati continuamente da parte di un attore sociale come lo è lo Stato, e il Governo, i quali non sono immuni ad operare in forma antidemocratica. 

Una società orwelliana
L’osservazione continua dei cittadini, crea una pressione psicologica, che modifica il loro comportamento e così limita e colpisce i diritti degli stessi. Lo spazio pubblico soffre così la trasfigurazione ad un altro tipo di spazio, uno spazio pubblico ristretto, nel quale, appare l’occhio dello Stato in modo onnipresente, condizionando così l’azione e il libero agire dei cittadini nello stesso. In altre parole il Governo, sotto il controllo continuo delle video camere, si appropria totalmente dello spazio pubblico.

Costituendo così il controllo nel terreno pubblico con le video camere, come un elemento repressivo psicologico e quindi potenzialmente poliziesco. Inizialmente la sua implementazione colpirebbe il diritto delle minoranze che si trovano in qualsiasi opposizione al Governo di turno di esercitare il loro diritto d’espressione e opposizione politica, sia di protesta, di riunione pacifica, espressione o forme di culto e di vestiario.  Rinchiudendo così le minoranze in un anonimato forzato, per mantenere la loro libertà e integrità ed evadere dalla persecuzione politica.

*Patto Internazionale dei Diritti Civili e politici: “Articolo 9:1: "Ogni individuo ha il diritto alla libertà e alla sicurezza personale”. Articolo 18. Convenzione Internazionale dei Diritti Umani.


Tradotto e segnalato per Voci Dalla Strada da VANESA

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