15 agosto 2010

IL NUOVO TRASCENDENTALE

di Frei Betto

La storia dell’umanità è una storia di assoggettamento. Nel periodo premoderno, assoggettamento agli dei del politeismo, al Dio del monoteismo, al Re della monarchia, e al Popolo (soggetto astratto) della Repubblica. C'era sempre una figura dell’Altro al quale tutti dovevano rimettersi.
Questo Grande Altro prescriveva ciò che era giusto e ciò che era sbagliato, il bene e il male, la grazia ed il peccato, la legge ed il delitto. Il mondo si configurava in conformità ai precetti del Grande Altro. Le alternative erano semplici: assoggettarsi sotto la promessa di ricompensa o ribellarsi sotto la minaccia di punizione.
Nella modernità, l’Altro si è moltiplicato, ha acquistato vari volti, si è decentralizzato nella diversità di ideologie, sistemi di governo e credo religiosi. Sia l’antichità come la modernità ci rimettevano alla trascendenza, anche se basate sulla ragione. Se non era Dio, era il Partito, il leader supremo, le idee indiscutibili. Qualcuno o qualcosa ci precedevano e determinavano il nostro comportamento, inculcandoci gratificazione o colpa.
La post- modernità, sulla cui soglia ci troviamo, promette di fare di noi soggetti liberi da ogni assoggettamento. Sarebbe il ritorno al protagonismo esacerbato, nel quale ogni individuo è la misura di tutte le cose. Adesso tutti i tempi convergono simultaneamente nello spazio ridotto del qui ed ora. Grazie alle nuove tecnologie di comunicazione, tempo e spazio acquistano una dimensione olografica: entrano in ogni piccolo dettaglio del qui ed ora.

Sarà che di fatto la post modernità ci emancipa dal trascendentale e dalla trascendenza? Ci introduce nel disincanto del mondo segnalato da Max Weber?
La risposta è no.

C’è un nuovo grande Altro che ci è imposto come paradigma indiscutibile: il Mercato. Le seducenti immagini di questo dio implacabile sono diffuse dal suo principale oracolo: la pubblicità. A somiglianza del suo omologo di Delphi, ci avverte: “Dimmi quello che consumi e ti dirò chi sei”.

Il grande teologo di questo nuovo dio è stato Adam Smith. Inspiratosi alla fisica di Newton, nella “La ricchezza delle nazioni” e “La teoria dei sentimenti morali”, Smith ha applicato all’economia la metafora religiosa del Grande Orologiaio che preside l’Universo. L’orologio funziona grazie alla precisione meccanica costruita da qualcuno al di fuori e invisibile per chi lo porta: l’orologiaio. Così, nell' opinione di Newton, sarebbe l’Universo.

In quella di Smith, la vita sociale è retta dagli interessi economici. La differenza è che il Dio orologiaio di Newton è chiamato Mano Invisibile da Smith. In base ad esso l'egoismo di ciascuno, guidato dalla Mano Invisibile, promuoverà il bene di tutti…

E’ esattamente quello che afferma Milton Friedman, leader della Scuola di Chicago: “I prezzi che risultano dalle transazioni volontarie tra compratori e venditori  sono capaci di coordinare l’attività di milioni di persone, dato che solo ognuna conosce i suoi propri interessi”.

Questa è la base del pensiero liberale e del sistema capitalistico. E’ il principio del laisser faire, lasciar (a dio) fare. Che, tradotto in termini politici, significa deregolamentare, non solo le sfere economiche e politiche ma anche la morale. Abbasso l’etica di principi evviva l’etica dei risultati!

In questo protagonismo post-moderno, ogni ego è la misura di tutte le cose. Quello che imprime al soggetto (nel senso latino di assoggettamento, sottomissione) l’impressione di autonomia e libertà.

Il risultato del nuovo paradigma centrato sul dio Mercato tutti lo conosciamo: degradazione ambientale, guerre, spese esorbitanti in armi, sistemi di difesa e sicurezza, narcotraffico e dipendenza chimica, indebolimento dei vincoli familiari, depressione, frustrazione ed infelicità. 

Tuttavia è tempo di professare il più radicale ateismo di fronte al dio Mercato, e iconoclasti, aggrappandosi all’etica per introdurre, come paradigma, la generosità, la condivisione dei beni della Terra e dei frutti del lavoro, la felicità centrata sulle condizioni di vita dignitose e l'approfondimento spirituale della soggettività. 

Ma questo è possibile solo se non ci limitiamo alla sfera dell’auto-aiuto, delle terapie tranquillizzanti dell’anima per sopportare lo stress della competizione, e ci muoviamo come comunità per organizzare la speranza di un nuovo progetto politico fondato sulla globalizzazione della solidarietà.

Questa è la sfida etica che, come ha segnalato Josè Marti, sarà capace di articolare emancipazione politica ed emancipazione spirituale.


Tradotto e segnalato per Voci Dalla Strada da VANESA

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