6 maggio 2010

ISRAELE: UN'OASI NUCLEARE IN MEDIO ORIENTE


La sua strategia dissuasiva è avere l’esclusiva  nucleare nella regione
L’ambiguità e la segretezza sono state le costanti di tutti i governi israeliani. Perfino Ehud Olmert, in un lapsus, ha riconosciuto che avevano la bomba.

Secondo diversi studi, Israele possiede tra le 75 e le 400 testate nucleari, cosa che lo trasforma nell’unico paese del Medio Oriente ad avere questo tipo di armamento. La segretezza che circonda il programma israeliano nucleare, i cui principi risalgono agli anni 50, impedisce di riconoscere le dimensioni precise dell’arsenale. Con l’aiuto della Francia e del Regno Unito, Israele ha costruito la centrale nucleare di Dimona, nel deserto di Neguev, che nel 1965 era operativa ed in condizioni di produrre plutonio a livello richiesto per uso militare.
David Ben Gurion, uno dei padri dello stato di Israele e primo ministro tra il 1948 e 1963, dichiarò che la centrale nucleare aveva “scopi esclusivamente pacifici”. Ma i fatti avrebbero reso insostenibile questa affermazione. Da allora, i leader israeliani hanno mantenuto una politica di “ambiguità nucleare”: facendo diventare l’argomento tabù, non si è mai riconosciuto ma neanche negato l’esistenza dell’arsenale atomico. Questa politica d’imprecisione crolla quando il primo ministro Ehud Olmert dichiarò, in un' intervista alla catena tedesca N24 a dicembre del 2006, che “l’Iran aspira ad avere un’arma nucleare come gli USA, Francia, Israele e Russia”. Non ci sono nemmeno le prove degli esperimenti nucleari da parte di Israele. Ma, a settembre del 1979 il satellite statunitense Vela, disegnato per captare esplosioni nucleari, registrò un folgore al sud dell’oceano Indiano.

Una commissione di inchiesta negli USA, incaricata dal presidente Carter, stabilì che non c’erano sufficienti evidenze per confermare o smentire l’origine della luce, anche se inizialmente si attribuì il folgore ad un test atomico. Ma, Aziz Pahad, viceministro degli Esteri del Sudafrica durante il governo di Nelson Mandela, riconobbe nel 1997, in un’intervista con il giornalista israeliano Yossi Melman sul giornale Haaretz che la luce captata dal satellite Vela era stata “un test nucleare” portato a compimento da Israele e Sudafrica. Per Pahad, “la questione nucleare era segreta, e sono stati distrutti molti documenti, ma restano molti dossier che provano la relazione tra i due paesi”.
Da allora, e grazie alla sua abbondante spesa militare (il 7.3% del PIL il sesto paese con la più alta spesa militare secondo la CIA World Factbook), Israele ha sviluppato la capacità di lanciare le sue armi nucleari da terra, con silos sotterranei che ospitano i missili Jerico, con un raggio di più di 11.000 km, capaci di raggiungere qualsiasi punto dell’Africa, Europa e Asia; dal mare, con sottomarini classe Dolphin di origine tedesca; o dall’aria, con caccia-bombardieri F-16 e F-35 di costruzione statunitense. Secondo il veterano giornalista Seymour Hersh, Israele avrebbe anche la capacità di miniaturizzare una bomba che potrebbe stare in una borsa.
Monopolio nucleare

In possesso della bomba, Israele si è concentrata sul mantenimento della “superiorità nucleare” in Medio Oriente. Così, il suo obiettivo è stato di evitare che altri paesi della regione sviluppassero capacità nucleari, attraverso sabotaggi, attacchi militari e azioni segrete del Mossad. Come esempi: la distruzione del reattore nucleare di Osirak (Iraq) nel 1977, o il bombardamento di un’installazione siriana nel 2007, dove, secondo il Washington Post, si stava costruendo una centrale nucleare con l'aiuto della Corea del Nord.
Fino ad ora, l’uso dell’arsenale nucleare è rimasto escuso, tranne in quattro casi. Secondo quanto pubblicato dal politologo Scott Sagan, in Pianificando l’impossibile: come le nuove potenze useranno le armi nucleari, l’apparato della Difesa israeliana stabilito negli anni 60 ha stabilito delle linee rosse che, oltrepassate, porterebbero Israele ad usare il suo arsenale:
  • 1  Una penetrazione riuscita da parte dei paesi arabi nel territorio israeliano dopo la guerra del 1949.
  •     La distruzione della Forza aerea israeliana.
  •     Bombardamento di saturazione o attacchi con agenti chimici o biologici su città israeliane.
  •     L’uso di armi nucleari contro Israele.
Queste proposte sono state inizialmente formulate da Ben Gurion, anche se non concretizzare fino all'avvento al potere di Levi Eshkol, a metà degli anni 60. Secondo lo storico Avner Cohen, era la possibilità di un attacco da parte di una coalizione di paesi arabi che portò i dirigenti israeliani a sviluppare l’arma atomica, in modo che Israele avesse un’ “ultima stanza”, ufficialmente denominata “Opzione di Sansone”.


Traduzione per Voci Dalla Strada a cura di VANESA 

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