5 maggio 2010

HITLER IN ARIZONA


La legge razzista SB 1070 recentemente approvata in Arizona dalla governatrice Jan Brewer con l’esplicito consenso del congresso locale ed implicito del governo federale statunitense, apre le porte non solo ad espressioni di odio contro gli immigrati, ma alla violazione massiccia dei diritti umani in modo legale, basata sui tratti etnici.
A partire dalla promulgazione di questa legge qualsiasi persona di aspetto latina può essere detenuta con l’unica giustificazione di essere, un essere umano illegale, che non soddisfa i requisiti della cittadinanza che le leggi dello Stato più razzista del pianeta e gli standard di umanità che il “mondo libero” richiedono.

Si criminalizza nuovamente la povertà, frutto del sistema capitalista che spinge decine di migliaia ad attraversare le frontiere, per poi lavorare in condizioni deplorevoli e con stipendi da fame, facendo lavori che nessuno vuole fare, spogliando al massimo, dal potere, la loro dignità e vilipesi dai settori più conservatori e destristi della popolazione; in una nazione costruita da immigranti il cui lavoro è la base economica di alcune nazioni, popoli e famiglie.

Ma la discriminazione non comincia lì, comincia giustamente nelle loro terre, nel loro luogo d’origine, dove sono vittime delle politiche economiche adottate, in questo caso, dallo Stato-fantoccio messicano che sanguina la forza lavoro dei cittadini, in giornate lavorative che sarebbero il perfetto esempio dell’antica Roma, dove non esiste un sistema sanitario che soddisfa i bisogni primari che come esseri umani devono avere; la gente muore giornalmente di malattie curabili in Messico, questo unito ad una repressione che serve come mezzo per togliere le terre ai loro proprietari storici, il popolo.

In questo contesto avvengono le migrazioni, non solo in Messico, ma in tutto il mondo, causate da un sistema ingiusto che dopo, se riescono ad attraversare, li discriminerà, imprigionerà ed in alcuni casi (non pochi) ucciderà.
Se lo spirito razzista di Hitler si cristallizza in Arizona, lo spirito di Goebbels permea i mass media statunitensi come CNN o Fox New e la maggior parte dei media messicani che presentano con un volto umano al signore della guerra, mister Barack Bush Obama, premio Nobel per la Pace, i cui subordinati militari e droni autonomi massacrano civili in Helmand, Bagdad, e nelle vicine città de Juarez; dove pianificano e portano avanti una specie di “tormenta nel deserto reloaded” accompagnati dalle forze armate messicane, usando il narcotraffico come alibi. I neofiti messicani del capo della propaganda nazista ed i suoi colleghi statunitensi, non si stancano di trasmettere le ipocrite dichiarazioni del loro diletto binomio neoliberale Obama-Calderon, e assicurano di essere in disaccordo sulla recente legge razzista approvata qualificandola irresponsabile, ingiusta, opportunista ed intollerante, niente di più cinico.

Da un alto, mentre era senatore, Obama fu complice del razzismo lasciando passare leggi xenofobe tiepide, e dall’altra parte lo Stato messicano capeggiato da Calderon è uno dei più razzisti in tutto il mondo, dato che applica politiche di contenimento che danneggiano brutalmente l’integrità fisica degli immigrati centroamericani che attraversano il Messico nel loro cammino verso gli USA, oltre ad essere vittime delle bande di narcotrafficanti che operano nelle frontiere del sud e del nord, i centroamericani sono vittime dei militari e di diversi corpi della polizia che violano i loro diritti umani; casi di stupri, tratta di persone, sequestri, furti di minori per lo sfruttamento sessuale e vendita di organi sono documentati quasi giornalmente dalle organizzazioni dei diritti umani, e si segnalano direttamente datori di lavoro, funzionari e poliziotti come responsabili di questo cancro. Felipe Calderon si “scomoda” con le leggi dell’Arizona mentre applica una caccia indiscriminata contro gli immigrati in tutto il territorio nazionale.

La sicurezza nazionale come pretesto e base di questa legge non è colpita dagli immigranti ma è stata alterata da Stati repressivi che impongono autentici stati d’eccezione nella lotta con l’immigrazione, dove si violano i principi basici, come si fece negli anni 70 a Berlino, oggi a Gaza, Madrid, Chiapas o Arizona.

Mentre il sistema capitalista vomita poveri ed immigranti alla miseria, la risposta a queste politiche razziste si fa presente in azioni di protesta e proposte, accompagnate da slogan come “where is Obama’s help?”, “we have rights” e “stop the hate”, che cercano un mondo in cui si possa lavorare per un giusto stipendio, con sistemi sanitari efficaci, dove l’altro non significa pericolo, dove la diversità possa vivere senza persecuzione di poliziotti e con il razzismo visto solo come un periodo che non deve ripetersi mai più, non come adesso, dove in questo mondo capitalista, l’unica libertà per circolare ce l’ha il denaro, ma “tutti siamo illegali”.


2 commenti:

  1. Dice bene l'articolo:come l'antica Roma.
    In fondo a parte la tecnologia,non è cambiato niente,c'è pure il circenses corrispondente agli stadio del football americano da noi soccer.
    Eppure eppure la gente non se ne accorge.
    :(
    tornando al vecchio continente...vuoi vedere che la squadra greca non boicotterà i mondiali?
    Eppure sarebbe un ottima vetrina.
    Oh è meglio vincere il mondiale pur avendo le pezze al c.lo?

    RispondiElimina
  2. Mi sa che nessuno guarderà i mondiali in Grecia...hanno altro da pensare, e dovremo pensarci pure noi...tra poco sarà il nostro turno!
    ;)

    RispondiElimina

Avvertenze da leggere prima di intervenire sul blog Voci Dalla Strada

Non sono consentiti:
- messaggi pubblicitari
- messaggi con linguaggio offensivo
- messaggi che contengono turpiloquio
- messaggi con contenuto razzista o sessista
- messaggi il cui contenuto costituisce una violazione delle leggi italiane (istigazione a delinquere o alla violenza, diffamazione, ecc.)