23 marzo 2010

«IL GLISOFATO UCCIDE LA PACHAMAMA»


Intervista a Rodolfo Paramo, pediatra ed esperto sull’effetto dei pesticidi.

Rodolfo Paramo, è medico pediatra residente nella provincia centro settentrionale di Santa Fe. Ritiratosi dalla sua professione, continua ad essere attivo nella diffusione degli effetti del glisofato, l'erbicida creato dalla multinazionale statunitense Monsanto, usato per fumigare le piantagioni di soia transgenica che in Argentina coprono una superficie di più di 17 milioni di ettari. Insieme, ai membri dei vari gruppi di quartiere che cercano di fermare la fumigazione nei loro villaggi, Paramo percorre il paese dando conferenze o partecipando ad incontri sull’argomento. A metà marzo ci fu la notizia di una sentenza data a dicembre dalla Giustizia di Santa Fe che proibisce le fumigazioni con glisofato a meno di 800 metri da case abitate.
Juan Nicastro, collaboratore di Noticias Aliadas, ha parlato con Paramo durante il Festival Nazionale del Folklore Di Cosquin, provincia di Cordoba, tenutosi dal 20 al 31 gennaio, nell' ambito di una nuova campagna di sensibilizzazione sui danni alla salute che producono i pesticidi.

Come ha scoperto gli effetti dei diserbanti?

Dopo sette anni di lavoro nel reparto di neonatologia dell’Ospedale Jose Maria Cullen, a Santa Fè, mi sono trasferito nella località di Mal Abrigo, al nord della provincia, dove mi sono dedicato alla pediatria. Durante il 1994 e 1995, abbiamo cominciato a vedere nascite con malformazioni, principalmente nella zona del neuroasse, dal cervello fino alla colonna vertebrale. A livello cerebrale, anencefalia, cioè, la mancanza di cervello. E a livello della colonna vertebrale, mancanza di chiusura in alcuni punti, principalmente a livello cervicale e lombo-sacrale, restando il midollo esposto all’esterno.
Mal Abrigo ha circa 10.000 abitanti e da 15 a 20 nascite al mese. In un anno ci sono stati 12 bambini nati con malformazioni, un tasso altissimo. A Santa Fe eravamo nella norma: un caso di malformazione congenita ogni 8.500 a 10.000 nati vivi. A Mal Abrigo la cifra era spaventosa. Abbiamo cominciato ad investigare. Io ponevo la questione che nell’ambiente c’era una sostanza che inibiva l’acido folico, che è il protettore che previene le malformazioni nel sistema nervoso.  Questo mi ha portato ad informarmi su quali prodotti si usavano nella campagna.
Erano gli anni 1994-1995. Soltanto a gennaio del 1996, Felipe Solà, sottosegretario dell’Agricoltura del governo dell’ex presidente Carlos Saul Menem (1989-1999), ha autorizzato formalmente la semina della soia transgenica RR Roundup Ready, resistente al diserbante Roundup, il glisofato della Monsanto. Ma osservate che (la transnazionale svizzera) Sygenta vendeva già la soia della Monsanto prima dell’autorizzazione nazionale, di contrabbando, e usava il Roundup.
Io continuavo le mie ricerche, parlavo con ingegneri agronomi, in un periodo in cui i ragni o zanzare, come li chiamano in altri posti (veicolo che ha una forma simile ad una zanzara o ragno che si usa per fumigare), finivano di fumigare la campagna ed entravano nelle strade del paese gocciolando i prodotti chimici. Questo accade ancora in molti luoghi. Altre località, come in questo caso il governo di Mal Abrigo, hanno vietato la raccolta, l’introduzione o circolazione delle zanzare o ragni nel perimetro urbano del paese. E come per magia, cominciarono a diminuire le malformazioni nei neonati.
Ma cominciarono a evidenziarsi i casi di tumore, principalmente in persone giovani, che non rispondevano ai trattamenti contro il cancro tradizionali e di veloce evoluzione.

Ci sono antecedenti di effetti nocivi in altri luoghi del mondo?

Molti. Ricordiamo che più di 20 anni fa, a Bophal, in India, per una cattiva prassi degli impiegati della (multinazionale statunitense) Union Carbide, una sostanza chimica che stavano producendo si sparse nell’ambiente e in meno di 10 minuti ci sono stati 20.000 morti, e attualmente continuano a soffrire per le conseguenze.
Inizialmente mi consideravano un pazzo, che dava fastidio. Intorno al 2000 otteniamo che un giudice, con sentenza giuridica, con prove scientifiche, togliesse i silos di cereali dal centro di Mal Abrigo, dimostrando che nell’ambito urbano sono disastrosi per la comunità. Mentre lavoravo nella città di Santa Fè, non ho visto la quantità di bambini con problemi respiratori come li ho visti a Mal Abrigo. Lì c’era polluzione ambientale, perché ventilavano i cerali secchi, ma allo stesso tempo stavano immettendo nell’aria sostanze che sono alla base di quel seme. Il diserbante c’è.
L’Università Nazionale del Litorale (Santa Fè) dall’anno 1997 stava realizzando una ricerca, pubblicata l’anno scorso, che ha dimostrato che ci sono concentrazioni di glisofato nel grano verde e nel grano maturo della soia. E che il glisofato attraversa tutto ciò che è acquoso. Inoltre, quando abbiamo fatto test sull’olio di soia, sono stati trovati residui del pesticida endosulfan, altamente tossico; a tal punto che a partire da quest’anno la multinazionale  tedesca Bayer lo ritirerà dalla vendita in Argentina.

Il glisofato uccide tutto meno la soia?
Quasi tutto. Negli USA hanno dovuto abbandonare le campagne, circa 5000 ettari, perché è apparsa quella che hanno considerato una nuova erbaccia, maledetta per loro, benedetta per noi, l’amaranto, cereale che è la base nutritiva dei popoli originari dell’America andina per mantenersi forti e sani. E non posso distruggerla con nessun diserbante.
Il nuovo nemico della Monsanto è l’amaranto.
Quale crede che sia il modo più efficace per affrontare questa situazione?
Che la gente sia cosciente. Ci sono moltissimi prodotti fatti con questa soia, sempre di più. Ho studiato in un’università pubblica, ed ho l’obbligo di ridare alla società quello che la società mi ha dato attraverso quest’educazione gratuita che ho ricevuto. La mia educazione l’ha pagata la gente. E se io, in quanto professionista, vedo qualcosa che è ignorato ma che sta uccidendo le persone, devo reagire, studiare e diffondere. Ed il glisofato non uccide solo la vita umana, uccide i batteri ed i funghi della terra. Uccide la Pachamana. E non me l’hanno raccontato, l’ho vissuto.

Fonte: http://www.rebelion.org/noticia.php?id=102507&titular=%22el-glifosato-mata-la-pachamama%22-

Tradotto per Voci Dalla Strada da VANESA

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