23 febbraio 2010

HAITI: UN CREDITORE, NON UN DEBITORE


di Naomi Klein
http://www.thenation.com/ 

Se crediamo ai ministri della Finanza del G-7, Haiti è sul punto di ottenere qualcosa che meritava da molto tempo: la “remissione” totale del suo debito estero. A Port au Prince, l’economista haitiano Camille Chalmers ha seguito gli avvenimenti con un cauto ottimismo. La cancellazione del debito è un buon inizio, ha detto ad Al Jazeera nella sua versione inglese, ma “è tempo di andare oltre. Dobbiamo parlare delle risarcimenti ed indennizzi per le devastanti conseguenze del debito”. Nella sua dichiarazione, l' idea che Haiti è un paese debitore, ha bisogno di essere abbandonata. Haiti, argomenta- è un creditore- e siamo noi, in Occidente ad essere in ritardo con il pagamento dei nostri obblighi.
Il nostro debito con Haiti proviene principalmente da quattro fonti: la schiavitù, l’occupazione statunitense, la dittatura e il cambiamento climatico. Queste affermazioni non sono fantasiose nè puramente retoriche. Si basano su molteplici violazioni di norme ed accordi legali. Qui, anche se molto brevemente, si offrono alcuni aspetti in rilievo del caso haitiano.

-Il debito della schiavitù. Quando gli haitiani hanno vinto la loro indipendenza dalla Francia nel 1804, hanno avuto tutto il diritto di chiedere ai poteri che avevano approfittato per 300 anni di lavoro rubato, di essere indennizzati.  La Francia, tuttavia, era convinta che erano stati gli haitiani a rubare la proprietà dei padroni degli schiavi rifiutandosi di lavorare gratuitamente. Così nel 1825, con una flotta di navi da guerra ormeggiata nella costa haitiana minaccia di ri-asservire l'ex colonia, il re Carlo X è venuto a raccogliere: 90 milioni di franchi in oro- dieci volte in più del reddito annuo di Haiti in quel momento-. Senza la capacità di opporsi, e senza possibilità di pagare, la giovane nazione fu legata ad un debito che avrebbe pagato in 122 anni.

Nel 2003, il presidente haitiano, Jean Bertrand Aristide, di fronte ad un deprimente embargo economico, annunciò che Haiti avrebbe querelato il governo francese per il furto perpetrato tempo prima. “Il nostro argomento”, mi disse l’ex avvocato di Aristide, Ira Kurzban, “era che il contratto era un accordo senza validità perché era basato sulla minaccia di ri-schiavizzare in un periodo in cui la comunità internazionale considerava la schiavitù come un male”. Il governo francese era sufficientemente preoccupato tanto da inviare un mediatore a Port au Prince perché mantenesse il caso fuori dai tribunali. Finalmente, però, il problema fu eliminato: mentre si portavano avanti i preparativi per la causa, Aristide fu tolto dal potere. La causa sparì, ma per molti haitiani le richieste di risarcimento sono ancora in corso..

-Il debito della dittatura. Dal 1957 a 1986, Haiti è stata governata dal regime sfidante cleptocratico di Duvalier. A differenza del debito francese, il caso contro Duvalier è stato presentato in vari tribunali che hanno rastrellato i fondi haitiani fino ad un’elaborata rete di conti bancari in Svizzera e fastose proprietà. Nel 1988 Kurzban ha vinto il processo chiave contro Jean-Claude “Baby Doc” Duvalier, quando una corte del Distretto di Miami sentenziò che il governante deposto aveva “mal versato più di 504 milioni di dollari di fondi pubblici”-

Gli haitiani, ovviamente, continuano ad sperare che quel denaro venisse restituito- ma questo è stato solo l’inizio delle loro perdite. Per più di 10 anni i creditori del paese hanno insistito che gli haitiani dovevano pagare gli astronomici debiti contratti da Duvalier, calcolati in 844 milioni di dollari, gran parte dei quali appartenevano ad istituzioni come l’FMI o la Banca Mondiale. Sono in servizi di debito, gli haitiani devono pagare 10 milioni di dollari l’anno.

Era legale per i creditori esteri farsi pagare i debiti di Duvalier nonostante il fatto che gran parte di questi prestiti non sono mai stati spesi per Haiti? Molto probabilmente no. Come mi ha detto Cephas Lumia, l’esperto indipendente  in debito estero delle Nazioni Unite, “il caso di Haiti è uno degli esempi migliori dell’odioso debito nel mondo. Solo su questa base il debito dovrebbe essere cancellato incondizionatamente". Ma nonostante questo se Haiti si vedesse cancellato il suo debito (e sottolineo il se), questo non estinguerebbe il suo diritto ad essere ricompensato per i debiti illegali che sono stati già contratti.

-Il debito climatico. Appoggiato da molti paesi in via di sviluppo nel summit sul cambiamento climatico a Copenaghen, il caso del debito climatico è semplice. I paesi ricchi che hanno fallito così spettacolarmente nel risolvere la crisi climatica che hanno causato, hanno un debito con i paesi in via di sviluppo che hanno contribuito poco alla crisi ma che patiscono i suoi effetti in modo sproporzionato. Riassumendo: chi inquina paga. Haiti ha un argomento inconfutabile. Il suo contributo al cambiamento climatico è stato insignificante; le emissioni di carbonio pro capite di Haiti rappresentano soltanto l’1% delle emissioni degli USA. Anche così, Haiti è tra i paesi più colpiti- in base all’indice, solo la Somalia è più vulnerabile al cambiamento climatico.

La vulnerabilità di Haiti al cambiamento climatico si deve soltanto- neanche principalmente- alla sua geografica. Effettivamente il paese affronta tempeste sempre più devastanti. Ma la debole struttura di Haiti fa si che le situazioni di allerta si trasformino in disastri, e i disastri in complete catastrofi. Il terremoto, nonostante non abbia alcun rapporto con il cambiamento climatico, è un eccellente esempio. Ed è qui dove tutti questi pagamenti del debito possono avere il loro costo più devastante. Ogni pagamento ad un creditore estero è denaro che potrebbe essere usato per costruire una strada, una scuola, una rete elettrica. E quello stesso debito illegittimo aumenta il potere del FMI e della BM per imporre le loro onerose condizioni per ogni nuovo prestito, richiedendo ad Haiti di deregolamentare la sua economia, e restringere ancora di più il settore pubblico. Per il mancato rispetto di quelle condizioni è stato punito con un embargo sugli aiuti dal 2001 al 2004, le campane della morte per la sfera pubblica haitiana.

Questa storia deve essere confrontata adesso, perché minaccia con ripetersi. I creditori di Haiti stanno già usando il bisogno disperato di aiuto per il terremoto per far pressione per la quintuplicazione della produzione nel settore tessile, uno dei lavori più sfruttati del paese. Gli haitiani non sono molto abili in queste conversazioni, perché vengono considerati come ricettori passivi di aiuto, non degni partecipanti in un processo di risarcimento e indennizzo.

Un calcolo sui debiti che il mondo ha con Haiti potrebbe cambiare completamente la sua dinamica velenosa. Qui è dove comincia il vero cammino verso il risarcimento: attraverso il riconoscimento del diritto degli haitiani ad essere risarciti.

Fonte: http://www.thenation.com/doc/20100301/klein

Tradotto per Voci Dalla Strada da VANESA 

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2 commenti:

  1. Ovviamente è una provocazione. Non ha senso automortificarsi per qualcosa successo in un passato remoto, come se fosse una sorta di "peccato originale"; mentre ha senso agire in questo momento per sola solidarietà nei confronti di qualcuno che ha bisogno di aiuto.

    Spingersi fino a una ricerca storica per valutare restituzioni e risarcimenti getterebbe il mondo nel caos più totale. Gli stati di mezzo mondo si scannerebbero l'uno contro l'altro per chiedere riparazione ai torti subiti commessi anche in epoche arcaiche.
    Roba da romanzo politico di serie B.

    coldrept23

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  2. @coldrept23

    L'idea che gli USA, il FMI, la Banca Mondiale ecc, risarcissero il mondo per tutto quello che hanno RUBATO negli anni....è una bella idea, ma ovviamente non succederà mai.
    Penso però che sarebbe un buon inizio cancellare il debito che queste popolazioni NON hanno....
    Il problema è che nemmeno questo succede....persino sotto le missioni "umanitarie" si nasconde il colonialismo e la sete di petrolio...

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