19 settembre 2009

PERCHE' IL CAPITALISMO FA LA GUERRA E NON L'AMORE


Contrariamente a quanto viene predicato da analisti e moderni sacerdoti pacifisti del sistema, l’ immaginario di realizzazione della civiltà imperiale capitalista non si basa sulla ricerca della (idilliaca) “pace sociale”, ma nella ricerca della (pragmatica) guerra militare come fattore primario di dominio e di controllo su scala globale. Il capitalismo fa la “pace” solo quando ha vinto la guerra.


di Manuel Freytas
manuelfreytas@iarnoticias.com


La “pace sociale” ( sostanza matrice del “sistema democratico” di dominio vigente) non sorge a priori come un obiettivo, ma come un risultato di successo del controllo militare sulle resistenze sociali che il sistema capitalista stabilisce per mantenere le sue strategie di sfruttamento dell’uomo per l’uomo e della concentrazione della ricchezza in poche mani.


“Fare l’amore e non la guerra”, è un mito pacifista che si sovverte nel il bisogno storico del sistema capitalista di lanciare guerre militari permanenti come metodo di conquista e appropriazione primaria dei mercati e delle risorse primarie per sostenere la sua struttura economica produttiva imperiale.


Il sistema capitalista (prodotto storico di dominio dell’uomo sull’uomo) non si alimenta della pace ma della guerra concepita come il primo scalino delle politiche e strategie di dominio (sostento nello sfruttamento economico) su scala globale.

Anzi, i propri processi storici hanno incorporato l’ “economia della guerra” (emergente dall’industria della guerra) come un segmento chiave dell’economia capitalista che in questo caso se collassa si porta via tutto il sistema a livello globale.



La guerra e il dominio

La storia dell’umanità, è la storia della conquista e della dominazione dell’uomo sull’uomo in diverse tappe e gradi di evoluzione trasformazionale che vanno dal semplice al complesso.

Il controllo degli avversari è alla base della dominazione, a livello dell’uomo e del suo ambiente circostante prima, e dei sistemi (politici, economici e sociali) che reggono le società, dopo.

Quando il primo uomo primitivo ha controllato e dominato attraverso la forza un altro uomo, stava stabilendo il principio del dominio dell’uomo sull’uomo che ha retto lo sviluppo di tutte le società imperialiste conosciute fino ad ora, e la cui massima espressione di sviluppo strategico si ha con il sistema capitalista.

La ricerca del controllo e del dominio, a sua volta, definiscono il carattere imperialista delle diverse civiltà (anche quella capitalista) che hanno segnato l’evoluzione ed il tracciato della storia dell’umanità a partire del dominio egemonico.

Le diverse “civiltà” nel corso della storia non sono state un prodotto della libera creazione dello spirito e della mente umana ma strategie emergenti e politiche orientate alla conquista (militare, economica, politica e sociale) delle classi più potenti sulle classi più deboli della popolazione umana.

La guerra, l’uso del controllo militare, la capacità di distruzione di massa, furono il fattore primario che ha reso possibile (per mezzo della conquista) a gruppi ridotti di individui (le “classi dominanti”) di imporre la loro volontà sulla maggioranza e le condannasse alla servitù e alla schiavitù.

Dall’antichità, passando da Grecia e Roma fino al “sistema capitalista”, le guerre furono strumenti strategici (chiave) per la costruzione di diversi sistemi di dominio basati sul controllo di massa delle popolazioni per concentrare (attraverso lo sfruttamento del lavoro sociale) potere e ricchezza economica.

Storicamente, i “ricchi” (la concentrazione del potere economico) non sono nati sotto un cavolo ma sono il risultato evolutivo e trasformazionale del dominio dell’uomo sull’uomo (il controllo ed il dominio sui “poveri”) che riposa in ultima analisi nella concentrazione del potere militare e nella capacità di fare la guerra.

Se gli Stati Uniti non contassero con la macchina nucleare militare del Pentagono, cinque flotte (aerei, barche e sottomarini) con potere nucleare e 800 basi militari distribuite in tutto il pianeta con la capacità di distruggere varie volte la terra, la loro potenza imperiale economica finanziaria non avrebbe potuto esistere.

Il dollaro non è la “moneta patrona” del sistema capitalista per meriti propri ma perché dietro di sé si incolonna il potere nucleare militare degli Stati Uniti che opera da gendarme armato per sostenere il sistema.

In uno scenario sempre mutante e costante, le guerre (imperiali) si sono evolute dalla colonizzazione militare alla colonizzazione dei cervelli, senza perdere il loro obiettivo primario di conquistare e controllare per dominare.

Per questo la dinamica funzionale della storia umana (in tutte le sue fasi) è retta dalle strategie di controllo e dominazione, sviluppate attraverso le guerre imperiali.

E contrariamente a quanto predicano i moderni “pacifisti” ad oltranza, le guerre non si fanno per uccidere ma si fanno per controllare e dominare. I massacri militari non sono un obiettivo a priori ma il risultato dell’obiettivo a priori della ricerca del controllo e del dominio militare.

Cioè, in primo luogo, e d’accordo a quanto sorge come prova di fatto e statistica di qualsiasi studio strategico, le guerre imperiali non si fanno per uccidere ma per controllare e dominare.

In secondo luogo, la distruzione materiale e i genocidi umani che le guerre producono ( guerre di controllo imperiale) sono conseguenza della ricerca del controllo e del dominio su un avversario che si oppone, e non al contrario.

Quindi, le guerre (di conquista imperiale) non si pianificano per uccidere ma per appropriarsi di un obiettivo strategico seguendo la motivazione imperialista centrale di controllare per dominare, e il suo concetto di applicazione va da territori fino a società e uomini.

Ogni azione di dominio dell’uomo sull’uomo (implicita nella guerra di conquista imperiale) ha alla base un assioma strategico: per dominare, prima bisogna controllare con la guerra.

Chi pianifica una guerra di conquista non lo fa per distruggere ma lo fa con l’obiettivo strategico di controllare e di dominare bersagli da far propri, tracciati dapprima, siano territori (guerre militari), risorse economiche e mercati (guerra economica), paesi e società (guerre sociali) o menti (guerre psicologiche).

Contrariamente a quanto crede la maggior parte,il buon esito delle guerre non si misura dalla distruzione militare, ma dall' aver raggiunto gli obiettivi con il minor costo di distruzione o di vite umane.

Vale come esempio l’operazione militare Piombo Fuso che Israele ha lanciato su Gaza lo scorso gennaio, lanciata per controllare e /o sterminare Hamas ma finì in una sconfitta e in un fallimento internazionale per lo stato ebraico a causa del massacro di civili innocenti e la distruzione di infrastrutture nella quale sboccò.


La guerra per altre vie.

Dalla preistoria ai giorni nostri, tutte le civiltà dominanti si sono servite della guerra imperialista per controllare e dominare.

A) Territori (conquista territoriale) = Controllo politico


B) Risorse naturali ( conquista di risorse) = Controllo economico


C) Società (conquista delle società) = Controllo sociale

D) Individui (conquista delle menti) = Controllo ideologico

Gli imperi antichi (Grecia, Roma) erano solo arrivati alla conquista territoriale (guerra militare) e alla conquista delle risorse (guerra economica) e avevano appena toccato il primo gradino della guerra sociale (conquista della società), imponendo le loro lingue o le loro fedi religiose nei territori conquistati (caso del latino con Roma o caso della religione cattolica con gli imperi del Medio Evo).

Con l’Impero del sistema capitalista, la guerra per il dominio ed il controllo completa il ciclo evolutivo con la guerra sociale (conquista delle società) e la guerra psicologica (conquista delle menti).


Questo aspetto della guerra per il controllo ed il dominio delle società e delle menti, è reso possibile con l'avvento della Rivoluzione Industriale nel XIX secolo, che ha portato alla Rivoluzione Tecnologica e Informatica del XX secolo.

Significa che la guerra per il dominio ed il controllo delle società e delle menti si è prodotta solo a partire dell’interazione funzionale della tecnologia mediatica (mezzi di comunicazione) e dell’informatica (elettronica e computer) orientata ad un obiettivo di controllo e di dominio attraverso una strategia di comunicazione.

Questi tre fattori (mezzi di comunicazione, elettronica ed informatica e strategie delle comunicazioni) hanno reso possibile che la guerra per il controllo ed il dominio imperiale capitalista toccasse il suo picco massimo di sviluppo strategico: La Guerra di Quarta Generazione.



Perché il capitalismo non può prescindere dalla guerra militare.

Lo sviluppo tecnologico ed informatico, la globalizzazione del messaggio e le capacità d’ influenzare l’opinione pubblica mondiale hanno convertito la Guerra Psicologica mediatica nell’arma strategica dominante della 4GW (Guerra di Quarta Generazione), alla quale si aggiunge una variante “controterrorista” dopo gli attentati dell’11 settembre negli Stati Uniti.

In questo modo la Guerra Psicologica (con la sua variante la “Guerra Controterrorista”) costituisce la spina dorsale strategica della Guerra di Quarta Generazione, con i mezzi di Comunicazione convertiti in nuovi eserciti di conquista.

La Guerra Psicologica definisce la fase superiore delle strategie di controllo e di dominio provate fino ad ora dai sistemi imperialisti (dominio dell’uomo sull’uomo) che si sono succedute fino ad arrivare al sistema capitalista.


E perché in questa fase avanzata di controllo sociale senza l’uso di armi il capitalismo non può prescindere dall’uso della guerra militare?


Per tre ragioni precise che la giustificano:

A) Le guerre e i conflitti militari alimentano i complessi militari e l’industria bellica (con fatturazione milionaria) costituita sul lato complementare del guadagno capitalista transazionale.


B) I conflitti intercapitalisti per il petrolio e le risorse strategiche primarie per la sopravvivenza futura delle potenze si risolvono solo in ultima istanza (e a livello di sviluppo) con la guerra militare.


C) Soltanto l’apparato e l’arsenale militare nucleare garantiscono effettivamente la sopravvivenza dello Stato imperiale e delle potenze centrali, che senza la supremazia del potere militare sarebbero inghiottiti e distrutti dal resto dei paesi che integrano il sistema a livello planetario.


Questa realtà di fatto, tra una moltitudine di fattori interattivi, spiegano perché il capitalismo (fino alla sua scomparsa) è centralmente determinato dalla guerra militare come fattore primario di dominio e di preservazione del suo sistema economico di sfruttamento dell’uomo sull’uomo.


In questo scenario, segnato dalle leggi e dalle contraddizioni della sua stessa sopravvivenza, il sistema capitalista è condannato a vivere in “guerra permanente” e, conseguentemente, c’è “pace” solo nel microchip installato nel cervello dei colonizzati mediatici che alimentano la ruota del dominio senza l’uso delle armi.


Fonte: http://www.iarnoticias.com/2009/secciones/contrainformacion/0051_capitalismo_guerra_amor_04agos09.html


Tradotto per Voci Dalla Strada da VANESA

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