15 giugno 2009

TORTURA E AMNESIA STORICA

Obama non eliminò questa pratica, le cambiò solo luogo, segnala l'investigatore Allan Nairn

© Noam Chomsky 2009

Il documenti sulle torture divulgati dalla Casa Bianca suscitarono stupore, indignazione e sorpresa. Lo stupore e l'indignazione sono comprensibili; la sorpresa non tanto. Pensandoci bene, anche senza investigare, era ragionevole supporre che Guantanamo fosse un luogo di tortura.
Perchè sennò, inviare prigionieri in un posto dove starebbero fuori della portata della legge? Un luogo, per certo, che Washington utilizza in violazione ad una trattato imposto a Cuba con una pistola puntata? Anche se addussero ragioni di sicurezza, continua ad essere difficile prenderli sul serio. Gli stessi oscuri sospetti, si ebbero a riguardo ai "luoghi neri", le prigioni segrete del governo di Bush e per la "consegna volontaria” o la cattura extragiudiziale di sospettati in altri paesi, sono diventati realtà.

Ma più importante è che la tortura è stata praticata di routine fin dai primi giorni della conquista del territorio nazionale, e continuò ad impiegarsi man mano che le avventure imperiali “dell’impero in fasce" - come George Washington chiamava la nuova repubblica - si estesero alle Filippine, Haiti ed altri paesi. Dobbiamo anche ricordarci, che la tortura fu il minore di molti crimini come l’aggressione, il terrore, la sovversione e lo strangolamento economico che hanno offuscato la storia americana, cosa che succede anche per altre grandi potenze.

Di conseguenza, la sorpresa è vedere le reazioni alla rivelazione di quei documenti del Dipartimento di Giustizia, incluso quelle di alcuni dei critici più diretti e manifesti del cattivo governo di Bush: Paul Krugman, per esempio scrisse, che eravamo "una nazione di ideali morali" e mai prima di Bush i nostri leader avevano tradito in forma così assoluta tutto quello che questa nazione avava sancito. Per dirla in poche parole, questa visione generale riflette un immagine abbastanza distorta della storia americana.

Ogni tanto si è offrontato in forma diretta il discorso tra "quello che sanciamo" e "quello che facciamo”. Un noto accademico che intraprese questo compito fu Hans Morgenthau, fondatore della teoria delle relazioni internazionali realistiche. In un studio classico edito nel 1964 da Camelot, Morgenthau sviluppava la teoria che gli Stati Uniti abbiano un "programma trascendentale": instaurare la pace e la libertà nel loro paese e di conseguenza da tutte le altre parti, dato che il territorio dentro il quale gli Stati Uniti devono difendere e promuovere il loro programma ha raggiunto dimensioni mondiali. Però, anche l'accademico scrupoloso, riconobbe che i fatti storici sono profondamente differenti dal "programma trascendentale”.

Non dobbiamo lasciarci confondere da quella discrepanza, consigliava Morgenthau; non dobbiamo “confondere l'abuso della realtà con la realtà stessa. "La realtà è il "proposito nazionale" incompiuto, come si rivela “nell'evidenza della storia riflessa dalle nostre menti”. Quello che succedeva nei fatti non era altro che “l'abuso della realtà”.

Le rivelazioni dei documenti sulla tortura portarono a riconoscere il problema anche da altre persone. Sul New York Times, l'editorialista Roger Cohen recensì un nuovo libro “The Myth of American Exceptionalism” del giornalista britannico Geoffrey Hodgson, il quale conclude che gli Stati Uniti non sono altro che una “nazione grande” ma imperfetta, fra altre cose. Cohen ammette che l’evidenza dei fatti appoggia l’opinione di Hodgson, ma sottolinea che gli sembra che sbagli al non capire che gli "Stati Uniti nacquero come un'idea, e per quello devono portarla avanti". L'idea degli Stati Uniti si identifica nella nascita della nazione come "città sulla collina”, nozione "ispiratrice" che risiede nel profondo dell’animo americano, così come è lo spirito individualista ed intraprendente degli americani che si evidenziò con l'espansione verso l'ovest. L'errore di Hodgson, secondo Cohen, è afferrarsi alle distorsioni dell'idea "americana", all’abuso della realtà.

Rivolgiamo l’attenzione alla realtà in sè, a quell’idea degli Stati Uniti dei suoi primi giorni.

“Vengano ad aiutarci”
La frase ispiratrice "città sulla collina" fu coniata nel 1630 da John Winthrop, che la prese dei vangeli per designare il futuro glorioso di una nazione “ordinata da Dio”. Un anno prima la colonia della Baia di Massachusetts creò il Gran Sigillo, il quale ritraeva un indigeno dalla cui bocca usciva una pergamena nella quale si potevano leggere le seguenti parole: "Vengano ad aiutarci”. Era così che i coloni britannici si rappresentavano, come benevoli umanitaristi che rispondevano alle suppliche dei poveri nativi per riscattarli del loro amaro destino pagano.

Di fatto, il Gran Sigillo è la rappresentazione grafica “del sogno Americano” fin dalla sua nascita. Deve essere riesumata dalle profondità della psiche e appesa su tutti i muri degli edifici. Senza dubbio, è quello in cui dovette credere quel selvaggio assassino torturatore chiamato Ronald Reagan, un omaggio stile Kim Il-Sung, mentre orchestrava alcuni dei crimini più orrendi in America Centrale e in altri paesi, durante il suo mandato, leader di una “splendente città sulla collina”.

Il Gran Sigillo fu la filosofia ispiratrice “dell’intervento umanitario", per usare una frase in voga. Quello che è successo da allora, è che "l’intervento umanitario" ha prodotto la rovina per i presunti beneficiari. Il primo Segretario di Guerra, il generale Henry Knox, descrisse la totale estirpazione degli indios stipati nelle parti più popolate dell'unione, attuata attraverso sistemi distruttivi per i nativi indigeni che furono di gran lunga peggiori della condotta adottata dai conquistatori del Messico e del Perù.

Questa pratica di distruzione venne applicata per molto tempo, prima che John Quincy Adams deplorasse il destino di "quella sfortunata razza di americani nativi”, che furono sterminati con tanta crudeltà spietata ed iniqua…atroce peccato di questa nazione per la quale credo che un giorno Dio ci giudicherà. Quella crudeltà spietata ed "iniqua" continuò fino alla conquista dell'ovest. Invece del “Giudizio di Dio”, fino ad oggi, questi atroci peccati hanno portato solamente elogi per la realizzazione del "sogno" americano.

La conquista e la colonizzazione dell'ovest mostrarono senza dubbio quello "spirito individualista ed intraprendente" tanto elogiato da Roger Cohen. Questo è quello che succede con le imprese di colonizzazione, la forma più crudele dell'imperialismo. I risultati furono lodati dal rispettato ed influente senatore Henry Cabot Lodge nel 1898. Deciso ad intervenire a Cuba, Lodge elogiò il nostro curriculum di conquista, colonizzazione ed espansione territoriale ineguagliato da nessun paese nel XIX secolo, e sostenne di "non fermarlo ora", quando anche i cubani supplicano, secondo le parole del Gran Sigillo, "vengono ad aiutarci”.

La sue suppliche furono soddisfatte. Gli Stati Uniti inviarono truppe con le quali impedirono che Cuba si liberasse della Spagna e la trasformarono in una colonia virtuale fino al 1959.

“Il sogno americano" venne poi illustrato dalla campagna intrapresa dal governo di Dwight D. Einsenhower, per restituire Cuba il posto appropriato, dopo che Fidel Castro entrò a L'Avana nel gennaio del 1959 e liberò definitivamente l'isola del dominio straniero, con l’enorme appoggio popolare, cosa che Washington riconobbe malvolentieri. Quello che ne susseguì fu una guerra economica, con la chiara intenzione di punire al popolo cubano affinché cacciasse al disobbediente governo di Castro; un'invasione; la decisione dei fratelli Kennedy di portare a Cuba "i terrori della Terra" (frase dello storiografo Arthur Schlesinger nella biografia su Robert Kennedy, il quale aveva questo compito tra le sue massime priorità) ed altri crimini che continuano fino ad oggi, in sfida ad un'opinione mondiale praticamente unanime.

Di norma si fanno risalire le origini dell'imperialismo americano all'invasione di Cuba, Porto Rico e Hawai del 1898. Ma questo è soccombere a quello che lo storiografo dell'imperialismo Bernard Porter chiama “la menzogna dell'acqua salata", ossia che la conquista è imperialista solo quando attraversa acqua di mare. Ossia, se il Mississippi fosse come il mare d'Irlanda, l'espansione verso l'ovest sarebbe stato imperialismo. Da George Washington a Henry Cabot Lodge, quelli che parteciparono nell'impresa ebbero una visione più chiara di quello che facevano.

Il seguente passo della missione assegnata dalla Provvidenza, (conseguito il successo con l'intervento umanitario in Cuba nel 1898) fu conferire "la benedizione della libertà e della civiltà a tutti i popoli riscattati delle Filippine (secondo le parole del Partito Repubblicano di Lodge)…per lo meno a quelli che sopravvissero ai massacri e all'uso allargato della tortura ed alle altre atrocità che vennero attuate. Quelle anime fortunate furono lasciate alla grazia del governo di pace filippino instaurato daglli Stati Uniti seguendo un modello appena ideato di dominio coloniale, che si basava su forze di sicurezza addestrate ed equipaggiate per applicare avanzati metodi di vigilanza, intimidazione e violenza. Modelli similari vennero adottati in molte altre zone dove gli Stati Uniti imposero brutali forme di sorveglianza ed altre forze al loro servizio.

Modelli da premiare.
Negli ultimi 60 anni, le vittime di tutto il mondo hanno sopportato il "modello di tortura" della CIA, che è costato miliardi di dollari annuali, documenta lo storiografo Alfred McCoy nel suo libro “A Question of Torture” (Una questione di Tortura). Lì dimostra come, i metodi di tortura sviluppati dalla CIA a partire dal 1950, appaiono con poche varianti, uguali a quelli delle ignobili fotografie della prigione di Abu Ghraib, in Iraq. Non ci sono esagerazioni nel titolo dello studio indagatore di Jennifer Harbury sulla storia della tortura americana: “Truth, Torture, and the American Way”. Perciò, è estremamente ingannevole, per dirla così, che gli investigatori della caduta della banda di Bush alle cloache del mondo, dicano che nell’intraprendere la guerra contro il terrorismo gli Stati Uniti abbiano perso la rotta.
Non si vuole dire con questo che Bush-Cheney-Rumsfeld e altri non abbiano introdotto innovazioni importanti. Nella normale pratica americana, la tortura si delega ad ausiliari, non viene eseguita direttamente dagli americani in camere di tortura installate dal proprio governo. Secondo le parole di Allan Nairn, che ha portato a termine alcune delle investigazioni più rivelatrici e audaci sul tema si evince: "Quello che la proibizione della tortura di Obama cancella, è quella piccola percentuale di torture che vengono realizzate dagli americani, ma conserva tutto l'insieme del sistema della tortura che viene eseguito da stranieri sotto il patrocinio americano. Obama avrebbe potuto smettere di sostenere le forze straniere che torturano, ma ha scelto di non farlo".
Obama non terminò con la pratica della tortura, osserva Nairn, bensì le cambiò solo di luogo, ristabilendo la norma americana di indifferenza verso le vittime. È un ritorno allo status quo anteriore - scrive Nairn - al regime di tortura che va da Ford a Clinton, e che sostenuta dagli americani anno dopo anno produsse più sofferenza di quella degli anni di Bush/Cheney.
In varie occasioni l'involucramento americano nella tortura è stato ancora più indiretto. In un studio realizzato nel 1980, il latinoamericanista Lars Schoultz, scoprì che aiuti esteri americani fluivano maniera sproporzionata verso i governi latino-americani che torturavano i suoi cittadini…i maggiori violatori dei diritti fondamentali umani dell'emisfero. Studi più approfonditi di Edward Herman provarono la stessa correlazione, e suggerirono anche una spiegazione. Non è sorprendente che l'aiuto americano tenda a correlarsi con un clima favorevole per gli affari, che in generale migliorano con l'assassinio di organizzatori di operai e contadini e degli attivisti pro diritti umani od altre azioni simili, il quale produce una seconda correlazione tra gli aiuti e le smisurate violazioni ai diritti umani.
Questi studi si portarono a termine prima degli anni di Reagan, quando non valeva la pena studiare il tema in quanto queste correlazioni erano palesi. Non è strano dunque, che il presidente Obama ci consigli di guardare davanti e non indietro, dottrina conveniente per quelli che impugnano il bastone. Quelli che sono colpiti tendono a vedere il mondo in forma differente, con gran fastidio della nostra parte.

(Foto in alto: Una fotografia ottenuta dall’ABC News che fu diffusa il 19 maggio del2004, mostra un uomo identificato come il sergente americano Carlos Graner, che posa nella tristemente famosa prigione Abu Ghraib con il corpo del prigioniero islamico Manadel Jamadi -Foto Reuters)

Noam Chomsky è autore di numerosi libri politici di gran vendita. I suoi libri più recenti sono Failed States, The Abuse of Power and the Assault on Democracy e What We Say Goes, libro di conversazioni con David Barsamian. L'editoriale New Press ha appena pubblicato The Essential Chomsky (edito da Anthony Arnove) una collezione dei suoi scritti di politica e linguistica dal1950 ad oggi..

Fonte: http://www.jornada.unam.mx/2009/05/30/index.php?section=mundo&article=032n1mun

Tradotto per Voci Dalla Strada da Liliana Benassi

6 commenti:

  1. credo che COMUNQUE,qualunque Democrazia ha sempre i suoi martiri,in primis L'america che "esportando Democrazia" lo fa Con mezzi di morte,si puo fare il paio su come I PAPI e il cattolicesimo, per secoli, "ESPORTAVANO IL CATTOLICESIMO" con mezzi di orte per intere popolazini che non si assoggettavano
    LA STORIA CE LO DICE E LA STORIA PRIMA O POI INCHIODA TUTTO E TUTTI

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  2. vi faccio notare che il libro che avete citato di Alfred Mc Coy è stato pubblicato in italiano con il titolo Una questione di tortura. Dovreste correggere la traduzione e segnalare il libro. grazie. Louise

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  3. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  4. Grazie per la segnalazione Louise, ho aggiunto il titolo in italiano compreso di link...

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  5. eccomi di nuovo....
    a questo post manca l'importante etichetta "Noam Chomsky".
    tutto quanto riguarda il guru dell'informazione libera deve essere rintracciabile in un sol colpo.

    ;-)

    PS
    non sono sempre così rompiballe.
    è che ho del tempo libero...

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  6. Ecco fatto...
    Qualcos'altro sig. Andrea?
    Ce lo dica pure...
    Siamo a sua completa disposizione!
    :D

    ...A parte gli scherzi, c'è una nuova sezione nel blog "Cerca In Archivio" dove inserendo una qualsiasi parola, cerca tutti i post che la contengono anche se non fa parte delle etichette.

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