20 febbraio 2009

GLI EFFETTI DELLA CRISI

Il fallimento dei piani di riscatto europei aumenta la crisi finanziaria.

Bruxelles afferma che si dovrebbero liquidare le banche e prevede che la recessione eliminerà 3,5 milioni di lavoratori. La Germania avvisa su possibili bancarotte degli Stati.

CLAUDI PÉREZ 18/02/2009

Le reazioni dei mercati sono di solito massicce e fulminanti. Se si impegnano, possono far cadere le torri più alte. Al momento, la caduta dei mercati nell’ultimo anno e mezzo ha finito con gli investment banking, ha portato al fallimento di una decina d’identità finanziarie, ha evaporato miliardi di euro dalla Borsa e ha fatto esplodere parecchie bollicine immobiliari nel mondo sviluppato dell'occidente, sottomesso in una recessione drammatica. I mercati hanno fatto piegare le ginocchia anche ad alcuni paesi come l’Islanda. Le vittime sono sempre più illustri, a tal punto che la Germania mette in guardia dal rischio di bancarotta che corrono alcuni paesi dell’eurozona nel mezzo di un’ulteriore giro di vite uno in più, della crisi finanziaria.

La banca ha vissuto ieri una nuova sessione della Borsa da incubo, di fronte alla constatazione che i piani di riscatto sono insufficienti per rispondere alla grande quantità di problemi. Bruxelles è cosciente che i salvagenti multimiliardari alla banca hanno avuto degli effetti piuttosto scarsi e la commissaria di Competenza, Neel Kroes, ha avvisato che l' eurozona dovrà “prendere decisioni dure sulla ristrutturazione o possibili immissioni di liquidi controllati. E queste decisioni dovranno essere adottate velocemente”.

La commissaria ha insistito che se gli Stati non prendono ora delle misure per ridurre l’incertezza e riattivare il credito, le conseguenze saranno “continuare su modelli di affari falliti, rovinare le finanze pubbliche, consolidare la distorsione di competitività con aiuti pubblici senza fini, rompere il nostro mercato interno e impedire che dalla crisi nasca un mercato bancario praticabile”.

Ciò che è più grave è che, in questo nuovo capitolo della crisi bancaria, qualche paese possa essere trascinato con la sua caduta. L’Irlanda è “in una situazione molto difficile” ha assicurato, il ministro delle finanze tedesco, Peter Steinbruck, che si è affrettato a dichiarare che non ha mai voluto mettere in dubbio la capacità di sovvenzione dell’Irlanda. Protagonista negli ultimi anni, di una sensazionale storia di successi, l’Irlanda oggi è dentro una profonda crisi. Alla recessione si somma un deficit pubblico enorme, che quest’anno potrebbe aumentare fino all’11% del PIL e il settore bancario più che mai sarà colpito dalle turbolenze.

L’Irlanda ha annunciato iniezioni milionarie nelle sue banche, assicura il 100% dei depositi e garantisce il debito delle sue banche. E questo potrebbe essere il problema. Lontano dal recuperare con queste misure, la banca irlandese continua la sua caduta libera e minaccia la solvenza dello Stato, la cui classificazione creditizia è già stata ribassata. Ci sono altri paesi con problemi: Steinbruck ha aperto la scatola dei tuoni e ha affermato che la zona euro deve essere preparata per poter aiutare gli “stati con difficoltà nei pagamenti”. Nuovamente la logica del troppo grande per cadere: i riscatti bancari cercavano di evitare che la bancarotta di una banca potesse eliminare tutto il settore. Questa idea vale per gli Stati.

I problemi finanziari hanno tirato i prezzi per assicurare il debito pubblico irlandese: i costi degli strumenti che si usano per questa copertura sono stati triplicati in una sola settimana. La Grecia e l’Austria hanno anche loro dei costi elevati, anche se di meno. La differenza dei bonus irlandesi su quelli tedeschi salgono, qualcosa che succede nella maggior parte dei paesi, inclusa la Spagna, “E’ poco probabile, ma se le speculazioni su possibili fallimenti non si frenano, questi tagli continueranno ad aumentare e metteranno in scacco gli Stati che dovranno affrontare i pagamenti derivanti dai loro debiti”, ha spiegato Antonio Villarroya, di Merril Lynch. Si tratterebbe dell’ennesima profezia compiuta così di moda nella crisi.

“In nessun paese dell’Europa esistono valide ragioni per pensare a una bancarotta. Ma ciò è possibile se i mercati finanziari decidono che un paese può trovarsi di fronte ad essa” ha assicurato Daniel Gros, direttore del Centre for European Policy Studies. Simon Johnson, ex economista capo del FMI, ha insistito, lo scorso fine settimana al G-7 per cercare una soluzione alle difficoltà dell’Irlanda, il cui governo, recentemente, ha smentito le voci su un intervento del FMI.

Fonte: EL PAIS

Tradotto per Voci Dalla Strada da Vanesa

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