21 settembre 2024

MESSAGGIO DA UN LIBANESE

"Questo è un post un po' personale, quindi per favore assecondatemi.

Come libanese, soprattutto venendo dal Libano meridionale, oggi e ieri sono giorni dolorosi. Non si può negare. Proviamo tristezza, e non c'è vergogna in questo.

Ma se c'è una cosa che riguarda la nostra gente, è che non ci rompiamo facilmente. Se chiedete di noi, capirete. Siamo i figli di Canaan, le nostre radici si intrecciano attraverso le fedi che ci hanno plasmato, che siano nel nome di Gesù o di Maometto. Questa connessione ci rende uno con i nostri fratelli e sorelle palestinesi, che, come noi, hanno sopportato così tanto, eppure sono rimasti intatti.

Siamo un popolo che ama la vita. Ridiamo, cantiamo, creiamo arte. Qualcuno potrebbe dire che siamo un po' romantici, a volte persino teneri. Ma tutti i nostri nemici, specialmente quelli che hanno cercato di tenerci occupati, sanno come combattiamo quando dobbiamo. C'è una forza in noi che emerge nei momenti più difficili, una resilienza che si rifiuta di piegarsi.

La rabbia di Israele nei nostri confronti è dovuta al fatto che non ci limitiamo a parlare a sostegno della Palestina, ma agiamo. Che facciamo parte della resistenza o che troviamo altri modi per contribuire, facciamo ciò che possiamo. Anche nei momenti in cui non c'è molto che possiamo fare, almeno alziamo la voce e sosteniamo la giustizia. Per quelli di noi del Libano meridionale, il nostro legame con la Palestina è profondo. È qualcosa che sentiamo nelle nostre ossa, un legame che niente può spezzare.

Abbiamo attirato la loro ira, non solo perché abbiamo resistito, ma perché abbiamo avuto un impatto. E anche se ciò potrebbe avere delle conseguenze, non ci fermeremo. Il nostro sostegno alla Palestina è qualcosa di personale, qualcosa che sembra giusto in ogni senso, come un dovere verso i nostri parenti, verso le nostre fedi e verso l'umanità condivisa che ci lega.

Non glorifichiamo la guerra, né la cerchiamo. Diamo valore alla vita, a ogni sua parte. Ma quando la scelta è tra l'umiliazione o la posizione eretta, anche se ciò significa la morte, la affronteremo con dignità.

E nel farlo, ci assicureremo che chiunque invada il nostro piccolo paese perisca o viva per pentirsene.

Che Dio protegga il Libano e la Palestina e che gli occhi dei codardi non dormano mai."
Dyab Abou Jahjah

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