2 aprile 2024

Strage all’ospedale al-Shifa: “Un crimine che disonora l’umanità”

Scene toccanti si svolgono dopo che l'esercito occupante si è ritirato dal complesso medico di Al-Shifa, a seguito di un assedio durato più di due settimane che ha trasformato l'ospedale in una caserma militare, una zona di interrogatori, torture e sterminio, con numerose esecuzioni sommarie documentate.
Centinaia di corpi di martiri sono stati trovati dentro e intorno all'ospedale Al-Shifa. Scene dure mostrano veicoli dell’occupazione che passano sui corpi dei martiri attorno al complesso medico di Al-Shifa a Gaza
Fino agli ultimi istanti prima del ritiro, l’esercito occupante ha continuato a commettere crimini, compreso l’incendio degli edifici dell’ospedale e delle case vicine al complesso.

L'esercito di occupazione israeliano ha ammesso di aver ucciso 200 persone, arrestandone altre 500 e detenendone circa 900 per indagini durante le sue operazioni dentro e intorno al complesso di Al-Shifa.

L’Ufficio stampa governativo di Gaza ha confermato che l’occupazione ha ucciso più di 400 martiri dentro e intorno al complesso medico di Al-Shifa, tenendo in ostaggio 107 pazienti e circa 60 membri del personale medico in condizioni disumane, senza acqua, medicine, cibo ed elettricità.

Le famiglie si sono riunite ai loro cari mentre centinaia di persone tornavano all'ospedale distrutto dove medici, infermieri, pazienti e feriti erano assediati, affamati e torturati dall'esercito occupante.
Dall’inizio dell’invasione di terra, l’ospedale, che è il più grande della Striscia di Gaza e più antico della stessa entità sionista, è stato assediato tre volte e ha ospitato migliaia di sfollati e membri del personale.

Oltre ai 400 martiri ritrovati tra le macerie, innumerevoli altri sono stati bruciati, sepolti o schiacciati da ruspe e carri armati, e sono ormai irriconoscibili. L’ospedale stesso non funziona più e tutti i servizi sono stati distrutti. I martiri sono stati trovati ammanettati e con proiettili in testa.

Il giornalista Yousef Fares ha detto: “I residenti parlano di feriti sepolti vivi nel terreno, di vittime ammanettate e annegate nel fango e nell’acqua, poi sepolte frettolosamente”.

Il massacro avvenuto qui non sarà dimenticato, immortalato nella fedina penale dell’entità sionista in declino, ricordato per generazioni insieme ai massacri della Nakba e ai campi profughi di Sabra e Shatila per la sua assoluta brutalità. La vergogna e il disonore perseguiteranno per sempre coloro che cercano di normalizzare o fare pace con un’entità così criminale e sanguinaria, che non rispetta norme o leggi.

Resistance News Network

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