8 luglio 2022

"Mangerete insetti e sarete felici"

Insetti a tavola. È il nuovo menù servito ai bambini di alcune scuole elementari del Galles per incoraggiare il consumo di proteine alternative a quelle della carne bovina. Si tratta di un esperimento avviato dall’Università di Cardiff e dall’Università dell’Inghilterra occidentale (UWE Bristol). (1)

La ricerca ha entusiasmato Beppe Grillo che non vede l’ora di mettere nel piatto degli studenti italiani grilli, locuste e tarme (i tre tipi di insetti autorizzati dalla UE):
I bambini impareranno così i benefici nutrizionali e ambientali del consumo di insetti
Allo scopo di
ridurre i 64 milioni di tonnellate di anidride carbonica emesse ogni anno dalla produzione e dal consumo di prodotti a base di carne (2)
Vorremmo fosse una battuta, se non fosse che il comico genovese non riesce più a far ridere nessuno, impegnato come è nella promozione dell’agenda globalista, di cui la crociata ecologista è uno dei principali obiettivi. Sulla pelle dei nostri figli, facendone, letteralmente, carne da macello. Dieta insettivora al posto della dieta mediterranea, a scuola, per rieducare le nuove generazioni alla mancanza di gusto, al digiuno delle nostre tradizioni e arruolarle nel nuovo culto ambientalista.

Certo di un imminente “disastro ambientale senza precedenti”, anche Bill Gates vuole rivoluzionare la nostra alimentazione dichiarando che, nel futuro, gli individui “dovrebbero mangiare solo carne sintetica“. (3) Infatti, ha lanciato la startup Beyond Meat che produce manzo in laboratorio ed è, filantropicamente, divenuto il maggiore latifondista degli Stati Uniti, dove coltiva cibi in plastica per salvare la Terra, seguito da altri imprenditori della Silicon Valley, pronti a colonizzare il nuovo, appetitoso (per loro), mercato. Hamburger sintetici sono già disponibili nei fast food americani di Burger King.

Il menù del futuro cucinato per noi dalle elites globaliste prevede, quindi, insetti e carne artificiale.

Ma non è finita. La Commissione Europea preme per affrancare dal “principio di precauzione” (grazie al quale sono stati, finora, vietati gli Ogm) gli alimenti prodotti con le nuove tecniche di manipolazione genetica (Ge), ovvero la nuova generazione di Ogm, più resistente al riscaldamento planetario. Slow food lancia l’allarme. (4)

Intanto, il professor Franco Prodi, massimo esperto italiano in climatologia, denuncia l’infondatezza scientifica della tesi promossa dall’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) delle Nazioni Unite:
la responsabilità antropica del cambiamento climatico osservato nell’ultimo secolo è ingiustificatamente esagerata e le previsioni catastrofiche non sono realistiche
scrive, auspicando che
siano adottate politiche di protezione dell’ambiente coerenti con le conoscenze scientifiche (5)
Accusato di negazionismo, allontanato dal CNR che ha diretto per venti anni, dopo i medici, è scoccata l’ora di accendere i roghi per i climatologi come Prodi e mandare in fumo secoli di metodo scientifico. Via Galileo, al suo posto Greta Thunberg e la propaganda eco-catastrofista, una forma di integralismo fondamentalista.

Dopo “io resto a casa”, “w la pace, inviamo le armi”, è la volta di “io mangio insetti”. Vuoi la bistecca alla fiorentina? Sei un egoista, un irresponsabile, un devastatore del pianeta.

La strategia politica dell’emergenza perenne (ora sanitaria, ora bellica, ora ambientalista) serve ad abbattere lo stato di diritto delle democrazie a favore dello stato di eccezione delle oligarchie, veicolato dai prestanome ONU, OMS, ecc. Come aveva scritto Naomi Klein fin dal 2008, l’economia dei disastri, la “shock economy”, è il neoliberalismo imposto con lo shock. (6) Strumentalizzando crisi globali, vengono emanate norme straordinarie tese a introdurre un nuovo modello socio-economico che cambia in maniera radicale abitudini e stili di vita. A cominciare dal cibo.

Lo shock food è la “shock economy” servita direttamente nei nostri piatti, vista anche la crisi alimentare che ci viene prospettata.

Il terrore e il disorientamento opportunamente diffusi impediscono la reazione delle popolazioni che, altrimenti, non accetterebbero mai una riforma che le rende sempre più povere per arricchire multinazionali e poteri finanziari. Con la pandemia sono già fallite molte aziende, la crisi del gas porterà ad un’ecatombe e, letteralmente, alla fame milioni di persone. “Non avrete nulla e sarete felici“, ha sentenziato Klaus Schwab. Anche di mangiare grilli, perché il neoliberalismo autoritario si manifesta sotto la maschera dei buoni principi, come l’ecologia.

Quello che non è sostenibile per il pianeta è lo sviluppo degli allevamenti intensivi, il consumo distorto del suolo, l’estensione delle monocolture, la riduzione della biodiversità, l’uso sistematico di pesticidi, glifosato, antibiotici, Ogm. La delocalizzazione massiccia delle produzioni che ha portato un paese come l’Italia a importare dall’estero grano, olive, frutta e verdura. “Serve una netta inversione di marcia verso produzioni di piccola scala, rispettose degli ecosistemi, restituendo dignità a territori e produttori locali”, ha scritto Carlo Petrini. (7)

Vorremmo ricordare a Grillo che la cucina rappresenta l’identità e la cultura di un Paese, la sua storia. E che ciò andrebbe valorizzato proprio nelle mense scolastiche, privilegiando i prodotti genuini, a chilometro zero, freschi di stagione.

Il cibo è radicato, per natura, al territorio, è relazione con la specificità dei luoghi, i suoi climi, le sue piogge. In Italia più che altrove, perché la nostra è una cucina locale: bastano pochi chilometri di distanza per trovare piatti completamente diversi. Nessun altro paese al mondo vanta la nostra ricchezza e varietà gastronomica.

Il nostro è un territorio topologico, qualitativamente differenziato, ricco di spessori e stratificazioni storiche, mentre un menù a base di grilli esprime la deterritorializzazione sradicante propria della globalizzazione. È un cibo replicabile ovunque, distaccato da qualsiasi origine.

Alle diverse latitudini del mondo, tutti mangiano le stesse cose, uniformando i palati e omologando i gusti.

Un insetto è dappertutto a casa sua, non così la mozzarella di bufala che aderisce al sole della Campania o il pesto che ha il profumo del mar Ligure o i tortellini alla bolognese, citati persino in una bolla di Papa Alessandro III del 1169.

I processi della globalizzazione scorrono lungo linee che sorvolano i territori e mortificano le geografie, appiattendo l’identità dei luoghi nell’equivalenza insignificante del tutto. Giovanni Battista mangiava le locuste, ma era nel deserto. L’agenda globalista vuole ora farci mangiare insetti perché l’obiettivo è la desertificazione radicale del mondo, dove il nord è uguale al sud, nell’annichilimento di ogni punto di riferimento.

“L’uomo è ciò che mangia”, scriveva L. Feuerbach nel 1862, “ma è anche vero che mangia ciò che è, ossia alimenti totalmente ripieni della sua cultura”, incalza M. Montanari. (8)

Nell’antica Grecia nutrirsi di pane distingueva il greco dal barbaro perché il cibo concorreva a definire l’identità civica rendendo l’uomo pienamente tale. Il pane è alla base di tutta la cultura mediterranea, alimento sociale per eccellenza, che nel Cristianesimo diviene centrale con l’Eucarestia.

Chi è, dunque, l’uomo nuovo che si ciba di grilli e larve?
È un “parassita perché consuma energia senza produrre nulla” (cit. ministro Cingolani-9)
È un inutile mangiatore (Klaus Schwab), un deplorevole inquinatore.

Insomma, una bestia, a cui si dà da mangiare ortotteri e insetti, finora, appunto, utilizzati come mangime per uccelli, pesci e animali domestici.

Quello che emerge è una sorta di ri-progettazione della condizione umana in chiave zoo-antropologia, in cui l’animale non funge più da Altro, da confine e limite inferiore dell’umano, con il rischio di svegliarsi, una mattina, scoprendo di aver assunto le sembianze di un insetto, come ne La metamorfosi di Kafka.

Che siano grilli o carni sintetiche o mucche geneticamente modificate, la cena è servita sotto l’orizzonte del transumanesimo perché il retroterra culturale è il medesimo: la riduzione dell’uomo a materia e della natura ad ecologia (la sua versione museificata e denaturalizzata), su cui allungare il bisturi della scienza.

Non è un caso che il WWF sia stato fondato dal genetista Julian Huxley, membro della Fabian Society. O che la manipolazione genetica di uno yogurt abbia portato alla scoperta del metodo Crispr-Cas9 (il “taglia e cuci” del Dna), applicato poi a due embrioni che ha fatto nascere la prima coppia di esseri umani geneticamente modificati: i primi Ogm umani.

Ci sono popoli in cui mangiare insetti non è un tabù come in Europa, ma fa parte delle loro abitudini. I concetti di buono e cattivo sono relativi: ogni cultura ha definito, nel corso dei secoli, uno specifico sistema alimentare che fissa cosa è commestibile e cosa non lo è.

La necessità biologica di nutrirsi è sempre stata condizionata da fattori di ordine culturale che regolano e conferiscono significato al reperimento, alla produzione e al consumo degli alimenti. Un alimento è buono da mangiare perché è, innanzitutto, buono da pensare, ha scritto l’antropologo Marvin Harris. Nella nostra tradizione, gli insetti, tranne api e farfalle, hanno sempre avuto un’accezione negativa. Nelle nature morte del ‘600 sono il simbolo della putrefazione (fisica e spirituale) che minaccia il buon cibo, come la frutta.

“Un gastronomo che non ha sensibilità ambientale è uno stupido; ma un ecologista che non ha sensibilità gastronomica è triste nonché incapace di conoscere le culture su cui vuole operare”, ha scritto Carlo Petrini in “Buono, pulito e giusto”. (10)

Un cibo deve essere sostenibile non solo dal punto di vista ambientale ma anche da quello socio-culturale.

La dieta insettivora è isteria pseudo-ecologista, immiserimento della nostra cultura, anestesia dei sensi contro gli aromi delle cucine locali. È cibo anonimo, senza identità, pasto pronto in una bulimia di vacuità dove tutto fa brodo disperdendo i saperi locali, a vantaggio delle aziende globaliste che, insaziabili, gestiscono il nostro futuro alimentare.

La difesa della democrazia passa anche attraverso la difesa dell’infinita moltitudine dei sapori e dei saperi della nostra tradizione. Occorre riappropriarsi delle strade, tornare a frequentare il mercatino sotto casa, valorizzare i rapporti di prossimità e vicinanza, riscoprire il lato umano dietro i prodotti, le mani che li producono.

Contro l’egemonia delle industrie alimentari che schiacciano i piccoli agricoltori e allevatori, contro la logica della delocalizzazione che impoverisce il nostro territorio, contro i supermarket dove atterrano le fragole a gennaio annichilendo le stagioni, un tempo sacre.

Di Sonia Milone

NOTE
(1) Nel Regno Unito insetti alla bolognese ai bimbi della scuola primaria: svolta nella mensa – Orizzonte Scuola Notizie
(2) Alimentazione sostenibile: grilli, larve e locuste ai bambini delle elementari – Il Blog di Beppe Grillo
(3) Bill Gates: Rich nations should shift entirely to synthetic beef | MIT Technology Review
(4) Slow Food: fermiamo la deregolamentazione dei nuovi Ogm
(5) Home – Petizione sul clima – World Climate PetitionPetizione sul clima – World Climate Petition (petizioneitalianasulclima.it)
(6) Naomi Klein, Shock economy. L’ascesa del capitalismo dei disastri, Rizzoli, 2008
(7) Carlo Petrini, Buono, pulito e giusto, Einaudi, Torino, 2005
(8) Massimo Montanari, Il cibo come cultura, Roma-Bari, Editore Laterza, 2007
(9) L’essere umano è biologicamente un parassita – YouTube
(10) Carlo Petrini, Buono, pulito e giusto, Einaudi, Torino, 200

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