8 novembre 2021

Lidia Undiemi ► "Oggi tocca ai lavoratori senza Green Pass. Ma domani..."


Un manifestante a Milano (una marea di gente durante il corteo di sabato) ha detto che non può sostenere il costo dei tamponi perché guadagna 900 euro al mese.

Quello che bisogna capire è che il green pass è uno strumento classista e discriminatorio che usa lo stato di bisogno dei lavoratori, così come il proprietario di una grande miniera dell’800: sei tu che vuoi morire di fame, il lavoro c’è e sei libero di non accettarlo!

Uno dei grandi successi della storia del lavoro in Italia e nel mondo è stato quello di evolversi dal concetto di libertà “formale” e non sostanziale del lavoratore e dunque della persona. I diritti inviolabili del lavoratore si reggono infatti su questa idea di eliminare il “ricatto del bisogno”. Ci siamo evoluti molto da questa idea di schiavo mascherato da uomo libero.

Ora, se a qualcuno può far piacere per una necessità di odio incontenibile che i lavoratori senza green pass vengano puniti, sappiate che al potere interessa sdoganare il ritorno allo sfruttamento del lavoro senza limiti mascherato da “libertà”, perché attraverso questo è possibile raggiungere l’ambito lavoro a basso costo su cui ormai da anni l’Europa sta costruendo il suo concetto di “Unione” dei capitali.

Domani toccherà agli altri, in nome dell’interesse superiore verranno piazzati temi “scientifici” a supporto della necessità di tagliare stipendi, pensioni e stato sociale, come già fatto in modo limitato in passato. Quando toccherà agli altri, il principio del potere arbitrario sarà già stato abbondantemente sdoganato, e non ci sarà probabilmente nessuno a supportare le “ragioni” di chi oggi si è messo in tasca in codice a barre senza fiatare.

Taglio delle pensioni e degli stipendi del 30%? Se ti ribelli lockdown, come un arresto domiciliare, e chissà cos’altro s’inventeranno.

Mi dispiace che si dovrà arrivare alle estreme conseguenze affinché tutti capiscano.

Fonte: L'Antidiplomatico

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