28 luglio 2021

Cacciari-Agamben ► “Green Pass, regime dispotico”, “Grave discriminazione categoria”

La lettera dei filosofi Cacciari e Agamben contro il Green Pass obbligatorio: “è da regime dispotico. Gravissima la discriminazione di una categoria”
Essere contro il Green Pass non significa per forza essere dei No Vax: lo si è compreso in questi giorni di protesta dopo l’introduzione del Decreto Covid, anche se per la gran parte della stampa la differenza non viene “marcata”. I dubbi che emergono sull’obbligo di pass vaccinale per l’accesso a ristoranti e attività al chiuso dal prossimo 6 agosto – specie per la fascia 12-17 anni – sta comportando forti proteste in tutto il Paese, anche tra molti vaccinati e convinti Sì Vax che pure nutrono perplessità in merito al criterio scelto dal Governo.

Nella discussione si è inserita poi ieri la dura lettera Giorgio Agamben e Massimo Cacciari sul portale dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici di Napoli, all’interno della rubrica “Diario della crisi”: «La discriminazione di una categoria di persone, che diventano automaticamente cittadini di serie B, è di per sé un fatto gravissimo, le cui conseguenze possono essere drammatiche per la vita democratica. Lo si sta affrontando, con il cosiddetto green pass, con inconsapevole leggerezza». Le parole dei due filosofi hanno scatenato una feroce contrapposizione a livello culturale e politico, con i dubbiosi del Green Pass che trovano, da sinistra e in due convinti “Si Vax”, un nuovo punto di riferimento. «Ogni regime dispotico», prosegue la lettera di Cacciari e Agamben, «ha sempre operato attraverso pratiche di discriminazione, all’inizio magari contenute e poi dilaganti. Non a caso in Cina dichiarano di voler continuare con tracciamenti e controlli anche al termine della pandemia».

26 luglio 2021 (lettera completa)

Il "Diario della crisi" riprende le sue pubblicazioni con un testo di Giorgio Agamben e di Massimo Cacciari su un tema delicato e controverso, nel rinnovato auspicio di favorire il dibattito e la riflessione critica.

A proposito del decreto sul green pass

La discriminazione di una categoria di persone, che diventano automaticamente cittadini di serie B, è di per sé un fatto gravissimo, le cui conseguenze possono essere drammatiche per la vita democratica. Lo si sta affrontando, con il cosiddetto green pass, con inconsapevole leggerezza. Ogni regime dispotico ha sempre operato attraverso pratiche di discriminazione, all’inizio magari contenute e poi dilaganti. Non a caso in Cina dichiarano di voler continuare con tracciamenti e controlli anche al termine della pandemia. E varrà la pena ricordare il “passaporto interno” che per ogni spostamento dovevano esibire alle autorità i cittadini dell’Unione Sovietica. Quando poi un esponente politico giunge a rivolgersi a chi non si vaccina usando un gergo fascista come “li purgheremo con il green pass” c’è davvero da temere di essere già oltre ogni garanzia costituzionale.

Guai se il vaccino si trasforma in una sorta di simbolo politico-religioso. Ciò non solo rappresenterebbe una deriva anti-democratica intollerabile, ma contrasterebbe con la stessa evidenza scientifica. Nessuno invita a non vaccinarsi! Una cosa è sostenere l’utilità, comunque, del vaccino, altra, completamente diversa, tacere del fatto che ci troviamo tuttora in una fase di “sperimentazione di massa” e che su molti, fondamentali aspetti del problema il dibattito scientifico è del tutto aperto. La Gazzetta Ufficiale del Parlamento europeo del 15 giugno u.s. lo afferma con chiarezza: «È necessario evitare la discriminazione diretta o indiretta di persone che non sono vaccinate, anche di quelle che hanno scelto di non essere vaccinate». E come potrebbe essere altrimenti? Il vaccinato non solo può contagiare, ma può ancora ammalarsi: in Inghilterra su 117 nuovi decessi 50 avevano ricevuto la doppia dose. In Israele si calcola che il vaccino copra il 64% di chi l’ha ricevuto. Le stesse case farmaceutiche hanno ufficialmente dichiarato che non è possibile prevedere i danni a lungo periodo del vaccino, non avendo avuto il tempo di effettuare tutti i test di genotossicità e di cancerogenicità. “Nature” ha calcolato che sarà comunque fisiologico che un 15% della popolazione non assuma il vaccino. Dovremo dunque stare col pass fino a quando?

Tutti sono minacciati da pratiche discriminatorie. Paradossalmente, quelli “abilitati” dal green pass più ancora dei non vaccinati (che una propaganda di regime vorrebbe far passare per “nemici della scienza” e magari fautori di pratiche magiche), dal momento che tutti i loro movimenti verrebbero controllati e mai si potrebbe venire a sapere come e da chi. Il bisogno di discriminare è antico come la società, e certamente era già presente anche nella nostra, ma il renderlo oggi legge è qualcosa che la coscienza democratica non può accettare e contro cui deve subito reagire.

1 commento:

  1. perfettamente in linea con quanto si afferma, la domanda è come si contrasta
    tutto questo?

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