15 maggio 2021

Unione Europea ►Un tentativo dietro le quinte di sancire il diritto all'aborto

La Commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere (FEMM) del Parlamento europeo ha adottato l'11 maggio un progetto di relazione che parla di un "diritto" all'aborto e chiede agli Stati membri di garantire l'accesso delle donne all'aborto. Un modo indiretto per creare un diritto all'aborto nell'Unione Europea (UE) attraverso la porta di servizio.


Come è stato notato molto pertinentemente dall'Istituto Europeo di Bioetica (BEI), la FEMM, nei meandri di un "progetto di relazione sulla situazione della salute e dei diritti sessuali e riproduttivi nell'Unione, nel contesto della salute delle donne", introduce surrettiziamente un "diritto all'aborto". Questo progetto è stato adottato dalla commissione l'11 maggio.

Un tale diritto è estraneo alla legislazione degli Stati membri dell'UE e della Comunità europea. Non è nemmeno riconosciuto a livello internazionale, come ha ricordato il "Consenso di Ginevra" firmato da 33 paesi venerdì 22 ottobre.

Il meccanismo utilizzato è il seguente. Il progetto di risoluzione riguarda i "diritti sessuali e riproduttivi". Chiede agli stati membri di garantire l'accesso dei cittadini, specialmente delle donne, a "servizi di aborto sicuri e legali".
L'aborto rientra quindi automaticamente nell'area dei "diritti delle donne".


Normalmente, questo tentativo fallirebbe, poiché un semplice comitato non può creare da solo un diritto legale all'aborto, dato che le questioni sanitarie sono di competenza degli Stati membri. Ma ultimamente, abbiamo visto la pressione che l'UE esercita su paesi come la Polonia o l'Ungheria per sottomettersi all'agenda LGBT e pro-aborto promossa da questa dubbia istituzione.

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