Molto più subdole (ed efficaci) sono, ad esempio, le tecnologie di sorveglianza di massa che tracciano i nostri movimenti e manipolano le nostre decisioni, anche prevedendole; tecnologie alle quali la maggioranza sociale si attiene docilmente, mentre digitano sui loro smartphone, tranquilli e convinti che il potere li utilizza per proteggere la nostra sicurezza personale e preservare la nostra salute.
Tuttavia, allo stesso tempo, si verifica un altro fenomeno non meno evidente, che quasi nessuno rileva, poiché la nostra generazione, piena di ideologie in disaccordo, è stata completamente amputata dalle preoccupazioni spirituali. E un fenomeno del genere è la soppressione delle inquietudini religiose, che dallo scoppio della piaga del coronavirus si è manifestata in tutto il suo travolgente splendore. Quando leggiamo una cronaca sulle piaghe che nei tempi passati che hanno decimato l’umanità, scopriamo che l’irrequietezza religiosa delle società che ne hanno sofferto è diventata enormemente acuta; poi, di fronte all’onnipresenza della morte, si sono posti ancora una volta le domande che la bonanza e il godimento dei piaceri materiali tendono a tacere. Ma questa piaga si distingue, precisamente, da un’orgogliosa mancanza di inquietudine religiosa, che si palpa nelle situazioni più estreme (la tranquillità con cui abbiamo accettato che i nostri vecchi muoiano abbandonati, senza assistenza spirituale di alcun tipo), ma soprattutto con il clima sociale imperante, nei media, nel dibattito intellettuale, nell’espressione artistica che, ben lungi dal confrontarsi con il mistero della morte, lo eludono o lo occultano utilizzando le più diverse digressioni contorsioniste.

Manipolazione delle menti

E contro questa nuova forma di tirannia che cominciava a consolidarsi, Donoso ritiene che non ci sia altro antidoto che una “reazione religiosa”. Nonostante questo, lancia poi questa inquietante riflessione che il passare del tempo ha solo confermato: «Sarà possibile questa reazione? Possibile che ci sia; ma è probabile? Signori, qui parlo con la più profonda tristezza: non credo sia probabile.
Ho visto, signori, e conosciuto molte persone che hanno abbandonato la fede e vi sono ritornate; per disgrazia, signori, non ho mai visto un popolo che sia tornato alla fede dopo averla persa. Quello che sta accadendo davanti ai nostri occhi, con la piaga del coronavirus sullo sfondo, non fa che confermare i funesti presagi di Donoso. I nuovi tiranni ora possono fare con noi le polpette.
Fonte: XL Semanal
*Juan Manuel De Prada è uno scrittore e opinionista spagnolo.
Fra le ultime sue opere si segnala : “Morir bajo tu cielo”, “Dinero, demogresca y otros podemonios”, “Mirlo blanco, cisne negro” e “Lucía en la noche” , nel 2020 ha pubblicato una raccolta dei suoi articoli su ABC dal titolo, “Cartas del sobrino a su diablo”.
Collabora con diversi giornali come ABC, El Mundo, con riviste letterarie ed ha avuto vari riconoscimenti fra i quali il Premio per la novella narrativa, con il suo libro “El septimo velo”, nel 2007. In precedenza aveva ottenuto il Premio Pianeta, nel 1997 con la sua novella “La tempestad” da cui è stato tratto un film.
Traduzione: Luciano Lago
Nessun commento:
Posta un commento
Avvertenze da leggere prima di intervenire sul blog Voci Dalla Strada
Non sono consentiti:
- messaggi pubblicitari
- messaggi con linguaggio offensivo
- messaggi che contengono turpiloquio
- messaggi con contenuto razzista o sessista
- messaggi il cui contenuto costituisce una violazione delle leggi italiane (istigazione a delinquere o alla violenza, diffamazione, ecc.)