3 marzo 2020

Il virus e il capitalismo: l’emergenza e noi

Che fare davanti al coronavirus? La domanda non porta con se l’analisi delle scellerate scelte di governo, regione e comune di questa settimana. La domanda è posta ai movimenti sociali, se dovessero affrontare questa situazione anomale da potenziale pandemia da virus mai conosciuto prima. Ribadiamo, a scanso di equivoci, che non parliamo della nuova peste, ma nemmeno di un raffreddore di stagione.

Spesso nella critica al contemporaneo e all’azione governativa e filo capitalista manca una parte di ragionamento sulle necessarie forme d’azione per reagire, resistere, rispondere ad una novità.
Nel mio piccolo mi pare interessante pensare di portare l’emergenza ad un livello totale, senza generare allarmismo ma nel nome della tutela di un bene comune e collettivo, la salute. Pretendere il blocco totale delle attività lavorative, per 7 o 10 giorni. Spiegare che la riduzione di contatti tra persone può limitare la propagazione del virus, e una minore propagazione del virus significa evitare di riempire le corsie d’ospedale, oltre che ridurre il numero dei morti. Quindi senza militarizzare alcun territorio. Fermare il tempo della produzione e del capitale.

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