A mio avviso la “colpa” di Assange e della sua Wikileaks è quella di aver svelato quei poteri che proliferano dietro le quinte della politica estera e che puniscono chi si permette di rendere note le loro gesta. La “colpa” di Assange è quella di aver palesato ciò che si cela dietro la maschera che i mass media costruiscono. Assange è come il personaggio che nel mito della Caverna di Platone si libera dalle catene e, uscendo in superficie, riesce a comprendere la verità. Una verità che Wikileaks ha reso nota, cercando di svegliare le coscienze assopite.
Due degli uccisi lavoravano per l’agenzia di stampa internazionale Reuters, Namir Noor Eldeen e Saeed Chmagh. Dall’elicottero i militari statunitensi vedendo quei corpi dilaniati, commentarono: “Guarda quei bastardi morti!”. Come si evince dal filmato non c’era alcun bisogno e motivo di eliminare dei civili innocenti, l’unica spiegazione è la brutalità degli assassini che in un contesto bellico avevano perso completamente la propria umanità. Circa un mese dopo la pubblicazione del video da parte di Wikileaks, l’esercito arrestò a Baghdad un soldato, ma non si trattava di chi aveva sparato dall’elicottero, ma di Bradley Manning (oggi ChelseaManning), cioè di colui che aveva inviato il video all’organizzazione di Assange.
Julian Assange, Chelsea Manning e Edward Snowden (a quest’ultimo il regista Oliver Stone ha dedicato un film da vedere) sono persone che, anche se ufficialmente possono aver violato delle leggi, hanno permesso di svelare nefandezze inquietanti. Del resto, anche Gandhi sosteneva che la verità è più importante di una legge e che se una legge è ingiusta va violata. Assange per il coraggio di aver denunciato quel deep state, quel complesso di lobby che si celano dietro la facciata di stati apparentemente democratici andrebbe premiato, non arrestato.
Gianluca Ferrara - Il Fatto Quotidiano
Gianluca Ferrara - Il Fatto Quotidiano
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