27 febbraio 2019

Venezuela: tra bluff e interventi esterni

In basso: FATTO, in alto: DA FARE 
Carlos Latuff
La relativa normalità che regna sul confine colombiano-venezuelano ha qualcosa di sconcertante. L'ipotesi di un intervento militare da parte di funzionari statunitensi e l'opposizione venezuelana sembra sempre più credibile. "I giorni di Maduro sono contati", ha dichiarato il segretario di stato Mike Pence.

San Antonio, confine con la Colombia - C'è qualcosa che non torna nella situazione del 24 febbraio sul confine colombiano-venezuelano. Vige una "normalità anormale" che non si adatta allo scenario tracciato dalle dichiarazioni internazionali e da quelle della destra venezuelana. La distanza è tale che sorge una domanda chiara: o ci troviamo di fronte a un enorme bluff, oppure è in preparazione un intervento internazionale.

"I giorni di Maduro sono contati", ha dichiarato Mike Pompeo, Segretario di Stato americano; Marco Rubio, un senatore della Florida, ha twittato una foto di Muamar Gheddafi prima sorridente poi linciato, e Miguel Pizarro, del partito Primero Justicia, ha detto in una conferenza stampa con le altre forze di opposizione che sono giunti ad "Un epilogo, una fase finale".

Seguendo la linea delle dichiarazioni, non ci sarà una retromarcia nell'assalto. Le porte della negoziazione non saranno aperte, "stanno usurpando il potere, non c'è nulla da negoziare, non c'è parità tra due forze che potrebbero essere d'accordo nel vedere come sistemare questo", dice Pizarro, e tutto sembra volgere verso il fronte internazionale. Con quale obiettivo? Juan Guaidó ha twittato sabato sera la linea sulla quale lavoreranno: "Presentare alla comunità internazionale in modo formale che dobbiamo tenere aperte tutte le opzioni".

L'ipotesi di un intervento militare appare sempre più credibile. Julio Borges, rappresentante del Gruppo di Lima, per la destra ha scritto su Twitter: "Richiederemo un'escalation di pressioni diplomatiche e l'uso della forza contro la dittatura di Nicolás Maduro". Il gruppo si incontra oggi nella città di Bogotá, dove Guaidó è arrivato ieri. Il vicepresidente americano Mike Pence, uno dei capi, insieme a John Bolton ed Elliot Abrams, parteciperà all'Operazione Venezuela.
Manifestanti si scontrano con agenti della Guardia nazionale bolivariana a San Antonio, Táchira.
Cosa uscirà da questo incontro pubblicamente? Possiamo aspettarci dichiarazioni che condannano Maduro, accusandolo di ogni genere di violazioni, possibili nuovi blocchi diplomatici e blocchi economici. Questo sarebbe ciò che già sappiamo. La domanda è cosa potrebbe esserci di nuovo, dalla premessa onnipresente che una cosa è ciò che viene affermato e un'altra ciò che viene preparato sotto il tavolo.

Dopo il giorno del 23 febbraio, sembra che l'intervento sia l'unica carta che possono giocare per ottenere ciò che dicono. Si può presumere che questo non era il piano preferenziale, che i primi piani erano quelli di un collasso delle Forze armate nazionali bolivariane (Fuerza Armada Nacional Bolivariana - FANB), un effetto scatenato da attacchi economici, una serie di azioni per creare ancora più sconvolgimenti. Uno di questi non ha raggiunto il suo obiettivo, ha spiegato il ministro della comunicazione venezuelano Jorge Rodríguez, riferendosi al tentativo di investire persone con carri armati la mattina del 23.

Per quanto riguarda il FANB, la campagna di destra ha cercato di sovradimensionare le immagini dei membri disertori. Secondo Pizarro, questo numero avrebbe superato i 100, mentre secondo fonti governative ce ne sarebbero stati 15. Questo ha avuto un impatto mediatico, dal momento che non si tratta di membri con posti di comando, capace di innescare interruzioni che potrebbero portare a un attacco al palazzo presidenziale. Il fattore FANB non sembra aver aderito al colpo di stato finora, dimostrando la falsità di dozzine di titoli, affermazioni e analisi che annunciano fratture imminenti.

Arrivato a questo punto, dopo oltre un mese dall'auto-proclamazione di Guaidó riconosciuto da Donald Trump su Twitter, la strategia di rovesciamento è a un bivio: o gioca l'ultima carta che è l'intervento, o un nuovo bluff, guidato questa volta dalle alte sfere statunitensi.

Cos'è un bluff? Un modo per giocare, cioè far credere all'avversario di avere più di quello che hai, far salire la tensione e aspettare che l'altro torni indietro per non raggiungere il punto finale. Il bluff viene scoperto quando finalmente mostrano le carte: Trump e la squadra dell'Operazione Venezuela sono pronti a confessare il loro bluff?

Hanno l'opportunità interna di mettersi d'accordo sull'intervento. Potrebbe essere attraverso la Colombia? Le élite colombiane sono disposte a farlo? Ci sono molte domande concatenate a cui cercare di rispondere.

Forse i vari episodi centrali, come il 22 e il 23 febbraio, facevano parte di ciò che è stato concepito fin dal primo momento: l'intervento. Ecco perché sono così sicuri, ecco perché c'è una sequenza di azioni, accuse, con l'ultima - che già è stato dimostrato con immagini montate - che sostiene che il governo di Maduro ha bruciato camion con aiuti umanitari, il che sarebbe un crimine contro l'umanità.   
Dovevano fare uno scenario ben sviluppato che è stato realizzato come previsto?  Lo sapremo gradualmente nella misura in cui altre dichiarazioni e azioni saranno fatte.

I giorni sono lunghi in Venezuela, al confine, in questo scenario di quello che l'ex candidato di sinistra alla presidenza della Colombia Gustavo Petro - che non ha mai espresso simpatia per il governo di Nicolás Maduro - ha descritto come una "Guerra di fatto" dichiarata dalla Colombia. Ha anche detto che "la strategia di Duque e Trump è di una violenta invasione". Il momento di mostrare le carte sembra arrivare. Vedremo se sta bluffando.

Marco Teruggi - Pagina 12

Traduzione per TLAXCALA di Alba Canelli

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