20 aprile 2018

I nostri media ti spiegano il bombardamento della Siria

Vale la pena fare una rassegna di come i media ci hanno informati sull'ultimo attacco di Stati Uniti, Francia e Regno Unito in Siria.
La prima fase è stata dare per scontata la paternità al presidente siriano Al Assad dell'attacco con armi chimiche. Cataluña Radio, come molti media, senza spostarsi dalla redazione perché da lì firmano, sottolinea che le truppe di Al Assad hanno causato 70 morti lanciando un gas chimico contro la popolazione di Douma. Il testo delle notizie mostra che il presidente siriano lo nega, ma non importa, il titolo mira dargli la colpa senza controllare le informazioni.

Molti di noi si chiedono perché un governante, indipendentemente dal fatto che sia democratico o dittatore, va a bombardare una zona civile nel suo paese con il gas. La decisione sembra totalmente assurda, i dittatori di solito si concentrano sull'uccisione degli oppositori, ma non attaccano con delle armi chimiche i bambini del proprio paese, tanto meno quando i paesi più armati al mondo minacciano di punirlo se lo fa.

E' così che un generale britannico in pensione ha iniziato quando è stato intervistato dal vivo su Sky News il 13 aprile. Tuttavia, quella riflessione dura poco, poiché, ascoltandolo, il giornalista gli toglie la parola: "Ok, mi dispiace tanto, dobbiamo chiudere". E cambia argomento. Abbiamo conosciuto queste dichiarazioni grazie a Russia Today, che ha trasmesso l'intervista a Sky News.

Come è successo in altre occasioni in guerre e attacchi in quella regione, non abbiamo mai sentito la reazione di alcun testimone, di nessun cittadino del paese. Non ricordo un solo media spagnolo dispiegato in Siria che raccolga reazioni da parte di cittadini siriani. Lo ha fatto, tuttavia, Russia Today il 15 di aprile; forse ha scelto gli intervistati in modo interessato, non lo so, ma i nostri media non hanno nemmeno pensato che avrebbero dovuto raccogliere le testimonianze di qualche siriano. La situazione mi ha ricordato l'immagine dei nostri giornalisti a Baghdad quando le truppe statunitensi sono entrate in città e hanno cominciato a abbattere una statua di Saddam Hussein, tutti gli inviati hanno commentato il fatto davanti alla telecamera, ma nessuno si è avvicinato a un iracheno per chiedere cosa pensasse. Curioso perché in Spagna quando fa freddo i nostri giornalisti passano tutto il tempo del mondo a chiedere ai passanti se hanno freddo.

Mentre i media russi insistono che l'attacco a Douma è un montaggio, i media spagnoli reagiscono criticandoli. Il 15 aprile, il programma di notizie della notte Tele5 afferma quanto segue: "Anticipando il giudizio rispetto al rapporto dell'indagine internazionale, i media russi affermano che l'attacco siriano a Duma è stato un montaggio". La differenza, rispetto ai nostri media, che anche anticipano, ma nel ritenere Al Assad responsabile, è che i russi sono sul luogo degli eventi e intervistano testimoni e medici. In effetti, quelli che sono in anticipo rispetto all'opinione internazionale sono gli Stati Uniti, il Regno Unito e la Francia, che hanno bombardato le strutture del governo siriano per rappresaglia per un presunto attacco chimico senza quel parere. 

La letteralità e la mancanza di critiche con cui i nostri media raccolgono le giustificazioni dei governanti attaccanti sono preoccupanti. Prima di tutto le minacce di Trump non sono molto giustificate perché difendere Trump non è facile. Sì, Macron e May risulta facile, sono i nostri leader europei. La spiegazione del presidente francese sembrava una presa in giro: "Gli attentati in Siria sono un atto di rappresaglia, non un atto di guerra" (El Mundo, 15 aprile). Spero che il mio vicino sotto non pensi ad alcuna irappresaglia per il rumore della scorsa notte in cui ho avuto amici a cena. Ma il fatto è che un bombardamento di qualcuno che non ti ha attaccato in precedenza non può che essere un atto di guerra o un atto terroristico. 

La spiegazione di Theresa May non è meno pittoresca. Si tratta di "un attacco limitato e mirato che non aumenta le tensioni nella regione e fa tutto il possibile per evitare vittime civili"  (ABC, 14 aprile). A quanto pare, lancia bombe per ridurre il conflitto. E anche se, come ho detto prima, il bombardamento dei propri cittadini con gas chimici non sembra logico, secondo il primo ministro britannico è "un modello di comportamento persistente" di Al Assad che "continua ad usare da giugno 2017" (20 minutos, 14 aprile).  

E finisco con le cronache degli attentati occidentali. Mentre dopo ogni attacco dei campi ISIS dell'aviazione siriana o russa riceviamo notizie di dozzine di civili uccisi, quando sono gli Stati Uniti che bombardano, tutte le informazioni concordano sul fatto che, dopo più di un centinaio di missili, non ci sono vittime o danni popolazione civile. Perfino negli attacchi statunitensi un anno fa, dove hanno affermato di aver eliminato il 20% delle forze aeree siriane, non è morto un solo soldato siriano (El País, 15 aprile). I giornali già lo dicono, sono "bombardamenti chirurgici", credo che l'esercito americano e i suoi alleati non abbiano militari, solo chirurghi.


Pascual Serrano  (Valencia, Spagna, 1964) è un giornalista critico spagnolo. E' stato fra i fondatori del sito Rebelión nel 1996 e della Red de Intelectuales y Artistas en Defensa de la Humanidad nel 2004. E' consigliere editoriale di teleSUR. 







Fonte: Nuestros medios te explican el bombardeo a Siria


Traduzione per TLAXCALA di Alba Canelli

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