Marines usamericani durante l'offensiva a Hue. Foto John Olson |
Questa offensiva, che durerà tre mesi, divenne un classico oggetto di studio di tutte le scuole di guerra, allo stesso modo della battaglia di Dien Bien Phu, durante la prima guerra d'Indocina. Questa offensiva era stata ampiamente preparata dai vertici politico-militari vietnamiti del Nord e del Sud ed era stata oggetto di accesi dibattiti tra le due linee che si scontravano ad Hanoi:
alcuni erano in linea con Mosca e quindi sostenevano una guerra di posizione tra forze armate convenzionali, prima di aprire negoziati di pace, gli altri, la corrente battezzata "militante", era a favore di una guerriglia di massa sul modello cinese e si oppineva all'apertura dei negoziati.
L'offensiva fu preparata da attacchi a posizioni nemiche lungo i confini con la Cambogia e il Laos, per allontanare una parte delle truppe usaemricane e fantocci dalle aree densamente popolate dell'Est e del Sud. Il 20 novembre 1967, il generale Westmoreland aveva dichiarato che i comunisti non erano in grado di organizzare un'offensiva importante. A metà gennaio, la Resistenza aveva annunciato una tregua per il Tet dal 27 gennaio al 3 febbraio. Trucco di guerra.
L'offensiva mirava a innescare un sollevamento generale della popolazione nelle città del Vietnam del Sud. Da questo punto di vista, fu un fiasco per la Resistenza, alienandole persino una parte dei buddisti della "terza via" - coloro che non erano né comunisti né filo-usamericani - scioccati dal fatto che la Resistenza avesse violato la tregua sacra del Tet. Ma il fallimento militare fu una vittoria politica: l'offensiva innescò un panico totale alla Casa Bianca e al Pentagono, e finì per spostare l'opinione pubblica nel campo degli oppositori della guerra, alimentato dai rapporti dei media sulle perdite degli USA in vite di soldati. Il record di queste perdite fu battuto nella seconda settimana di febbraio, con la morte di 534 soldati. Non era molto paragonato con le migliaia di morti dalla parte della resistenza e della popolazione vietnamita, ma era molto agli occhi della popolazione usamericana, che stava iniziando ad aprire gli occhi, collegando l'aumento dei costi della guerra e la crisi che si stava manifestando negli USA.
Seguendo il corso della guerra di battaglia in battaglia, studiando le mappe del Vietnam, coperte da un numero crescente di bandiere nei colori del FNL, eravamo entusiasti e carichissimi, da Berkeley a Berlino, passando da Parigi e Roma. Dopo una dimostrazione repressa il 7 febbraio, il grande giorno era stato fissato per il 21 febbraio.
GiornaleVittoria per il Vietnam, prima del 21
Questa data fu istituita come la Giornata internazionale dello studente antimperialista dopo il 1945 dalle organizzazioni studentesche di obbedienza moscovita, in commemorazione dei combattenti immigrati del Gruppo Manouchian in Francia, fucilati come "terroristi" dai nazisti nel 1944. Apprenderemo molti anni più tardi, che questi combattenti probabilmente furono venduti alla Gestapo dai dirigenti del Partito Comunista francese. La data era stata tragicamente aggiornata nel 1965 quando Malcolm X fu assassinato ad Harlem da militanti della Nation of Islam, verosimilmente manipolati dall'FBI di John Edgar Hoover. Ma il movimento comunista filo-sovietico aveva gradualmente abbandonato quella giornata, rimessa in onore dai gruppi dell'ultrasinistra, ognuno a suo modo.
I trotsko-guevaristi della JCR, Cohn-Bendit e altri militanti francesi avevano partecipato al Congresso per il Vietnam organizzato dalla SDS (Lega tedesca degli studenti socialisti) a Berlino il 17 e 18 febbraio. Prendendo l'esempio dei tedeschi, il Comitato Vietnam Nazionale organizza quindi una sfilata - autorizzata dalla questura - sul Boulevard Saint-Michel con lo slogan "Il Quartiere Latino per la vittoria del Vietnam". L'UNEF (Unione nazionale studenti), da parte sua, organizza un comizio alla Mutualité. Noi avevamo altri progetti in testa. Era necessario effettuare un'azione all'altezza dell'offensiva del Tet in corso in Vietnam. Abbiamo organizzato una manifestazione clandestina, non dichiarata, che ci ha visto convergere al calar della notte sull'Ambasciata del Vietnam del Sud - quella dei fantocci di Saigon - allora sorvegliata da diversi agenti di polizia in chepì, mantelli e armati dei loro soli manganelli. Alcune bottiglie molotov hanno annerito la facciata dell'ambasciata, abbiamo abbassato la bandiera, sostituendola con quella del FNL, e abbiamo coperto la facciata di slogan con vernice nera, "Il FNL vincerà". E siamo scappati di corsa mentre le squadre antisommossa delle CRS arrivavano.
Eravamo almeno 2000, inclusi circa un centinaio di membri dei GPA* "armati" (di manici di pîccone comprati al Bazar de l'Hôtel de Ville, che avevamo svuotato delle sue scorte in queste settimane prima della primavera) ma l'inviato speciale della radio statale France-Inter non ci ha visti, contando "una dozzina di giovani che giocavano a gatto e topo con la polizia" (ascolta da 12' 30'').
Dopo la nostra ritirata abbiamo attraversato quattro arrondissements di Parigi per arrivare al Boulevard Saint-Germain, con l'intenzione di unirci al raduno del CVN sul Boul'Mich. Mala polizia oramai ci avevano individuati e ci hanno bloccati davanti alla chiesa Saint-Germain. Bloccato contro il cancello della chiesa, alzai lo sguardo mentre il manganello del poliziotto mi colpiva e vidi il cartello del caffè di fronte alla chiesa: "Les Deux Magots"! Era lì, il leggendario caffè degli esistenzialisti! Non ho avuto il tempo di approfondire. Per fortuna avevo i capelli lunghi ed era buio: il poliziotto che aveva iniziato a picchiarmi con il suo manganello si fermò al comando del suo capo, che urlò: "Ho detto: non le ragazze!" Fu lì che scoprii che questo segno di rivolta poteva anche sostituire vantaggiosamente un elmetto. Ad ogni modo, a differenza di altri gruppi di ultrasinistra, non ci piacevano i caschi, che ti facevano notare immediatamente se non eri su un motorino o uno scooter. Preferivamo le casquettes imbottite di schiuma o di carta da giornale, molto efficaci anche sotto le giacche, per proteggere le clavicole, l'anello debole dell'anatomia, dai colpi di manganelli della polizia.
Giornale Servire il Popolo, dopo il 21 febbraio
Sbarcato dalla mia Africa nel settembre del 1967, internato in un liceo di periferia, è attraverso dimostrazioni e azioni di strada che ho scoperto Parigi. Saremmo tornati in questo luogo di Saint-Germain due mesi dopo, questa volta in pieno giorno.
Alla fine di marzo, i Comitati Vietnam di base hanno tenuto il loro primo congresso. Contandoci, abbiamo scoperto di avere 270 comitati in tutta la Francia. Non era più un gruppetto, ma un movimento. A partire dai licei e dalle università, i comitati avevano cominciato a prendere piede nei quartieri e nelle imprese. Abbiamo distribuito i nostri giornali e volantini nei mercati, con pannelli esplicativi e stavamo guadagnando visibilità, anche se i media ci ignoravano, privilegiando le stelle del CVN, che erano di casa da Le Monde e dal Nouvel Obs. Ma questo tipo di mediatizzazione non ci interessava, preferivamo la comunicazione diretta con la popolazione, con delle azioni.
Il Vietnam, sebbene fosse la nostra principale preoccupazione, non era l'unico tema di agitazione in questa pre-primavera. C'erano anche "le lotte del popolo" in Francia. Il maggio 1967 aveva visto la Guadalupa esplodere in scontri sanguinosi, severamente repressi - con decine di morti - e a ottobre, fu il turno della Bretagna: a Redon, nell'Ille-et-Vilaine, i metallurgici scatenarono nel giugno 1967 degli scioperi che si estesero a macchie d'olio. I contadini - i loro figli erano la punta di lancia di queste lotte operaie -, a loro volta entrano nella danza, chiedendo un aumento del prezzo di vendita del latte. 12.000 persone manifestano in ottobre a Redon, che all'epoca non contava più di 5.000 abitanti.
Si tratta del primo movimento regionalista all'insegna del "Vivere e lavorare al paese", con rivendicazioni sociali, senza alcuna dimensione "nazionalista" bretone. Questa apparirà più tardi. Altri movimenti sociali esplodono all'inizio del 1968, ovunque. Il movimento più forte si svolge a Caen, nel Calvados, dove c'è una fusione tra giovani lavoratori in lotta e studenti, con barricate. Da parte nostra, nella regione di Parigi, stavamo lanciando il "Movimento di sostegno alle lotte del popolo" durante lo sciopero dei lavoratori immigrati nel cantiere di Schwartz-Hautmont (vedi Capitolo 1). Nel mio liceo, agenti del personale - per lo più donne - scioperano con il nostro sostegno. All'inizio dell'anno avevamo già iniziato ad aiutare queste donne a portare fino al terzo piano dell'internato i cesti con 80 kg di bucato che rompevano loro la schiena. In questa scuola con diverse migliaia di studenti, tra cui diverse centinaia di interni, il personale era numeroso. Scopriamo le loro condizioni: essi erano alloggiati in soffitta, in una specie di dormitorio chiamato "la California", non disponevano nemmeno della doccia, facevano il bagno in bacini di zinco. La loro lotta è stata l'argomento del primo articolo che ho scritto per il giornale UJCml, Servir le peuple. Sfortunatamente, non ho nessun ricordo del modo in cui è terminato lo sciopero.
* I GPA, gruppi di protezione e di autodifesa ma anche gruppi di propaganda armata, erano la forza d'attacco dell'UJCml, incaricati del servizio dell'ordine nelle manifestazioni e anche delle azioni di forza. L'autore di queste righe ne faceva parte.
Continua

Fausto Giudice Фаусто Джудиче فاوستو جيوديشي Di madre tedesca e padre italiano, Fausto Giudice vive attualmente in Tunisia. Giornalista indipendente, scrittore e traduttore, si definisce militante zapatista. Partecipa come membro attivo a Tlaxcala (di cui è uno dei fondatori), la rete di traduttori per la diversità linguistica, di cui è stato uno dei co-fondatori. Da giovane ha fatto della canzone di Pietro Gori "Nostra patria è il mondo intero/nostra legge è la libertà/ed un pensiero/ribelle in cor ci sta" il suo inno personale e ha fatto suo il motto di Antonio Gramsci "Pessimismo della ragione, ottimismo della volontà". Nel 2012, ha creato le edizioni workshop19 a Tunisi.
Traduzione per TLAXCALA di Alba Canelli
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